La decisione della Regione, arrivata durante gli scorsi festeggiamenti dello Statuto, sta adesso diventando operativa.
Un’idea, poi una decisione maturata, fino a diventare reale ed operativa. L’insegnamento della lingua madre siciliana nelle scuole sta diventando effettiva, a distanza di pochi mesi dall’annuncio durante gli scorsi festeggiamenti dello Statuto Speciale della Regione, il 15 maggio.
È in programma infatti, un tavolo tecnico tra l’USR (ufficio scolastico regionale), le quattro università dell’Isola e la Regione stessa, volto a concretizzare il modo in cui si svolgeranno le lezioni. Stando alle parole dell’assessore Lagalla, la lingua siciliana “andrà collocata dentro l’insegnamento di una materia letteraria. Andrà valutato se l’ora dovrà essere aggiunta al consueto orario settimanale o in sostituzione ad altre”.
Altro punto importante, il fatto che la materia sarà insegnata in tutti i gradi di scuole, in modo differente. Lagalla, infatti, dichiara che “saranno previsti diversi livelli di insegnamento: uno che sia indirizzato alle scuole primarie e secondarie di primo grado, e un altro di altro tipo di approfondimento che riguardino le scuole superiori”.
Tanti obiettivi precisi, da rendere solamente effettivi, in modo tale da poterli concretizzare già a partire da questo nuovo anno scolastico 2018/19, con l’aiuto, anche, dei docenti e degli studenti di tutte le scuole.
Una sfida importante, perciò, per la Regione: il siciliano è una lingua pienamente riconosciuta dall’Unesco, con almeno cinque milioni di parlanti fluenti. La lingua, che comprende anche i dialetti della Calabria meridionale e quelli salentini, è di un’importanza unica in tutto il mondo. Soggetta a cambiamenti dovuti alle varie e numerose dominazioni, contiene espressioni di ogni tipo dall’arabo al greco, dal latino al francese, per andare verso lo spagnolo e oltre, il siciliano è più di un dialetto: è una lingua storica, contenente tracce vive di civiltà ormai sparite da secoli.
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