In migliaia hanno assistito sulla scalinata della Cattedrale di Noto allo spettacolo di Antonello Venditti, che ha ripercorso tutti i suoi grandi successi, dialogando e divertendosi con il pubblico.
Che Antonello Venditti sia uno dei capisaldi della musica italiana non c’erano dubbi, ma una conferma ulteriore è arrivata ieri sera dalla scalinata della Cattedrale di Noto, dove generazioni di giovani e di meno giovani si sono incontrati per ripercorrere insieme i grandi successi del cantautore.
A quasi cinquant’anni dall’inizio della sua carriera, Venditti è salito sul palco per riproporre con “Unplugged Tour” alcune canzoni che, come colonne sonore, hanno accompagnato i momenti più importanti della vita di molti italiani.
Il concerto si apre con la famosa Sotto il segno dei pesci, dall’omonimo album pubblicato nel 1978, che quest’anno compie quarant’anni. Appena finito il primo singolo, il cantautore si rende subito conto che quello è un palco diverso dagli altri. Cantare davanti alla scalinata della Cattedrale di Noto non è soltanto suggestivo: è un’esperienza che restituisce un calore umano molto forte, dato che il cantante ha la possibilità di guardare uno per uno, come fa lui stesso notare, i suoi spettatori. E, dopo questa affermazione, esplode subito un applauso che era stato invocato da Venditti e dedicato alla bellezza.
Il concerto prosegue tra canzoni e aneddoti, che ci restituiscono le esperienze private di Antonello Venditti, inserite in quadro storico molto complesso. Si tratta del ’68, gli anni caldi che hanno dato vita a diversi movimenti tra cui quello femminista, ricordato come “L’ultimo vero movimento”, che permette al cantautore di introdurre e di esibirsi con Giulia.
Come sottolinea lo stesso cantante, gran parte dei singoli prodotti portano il nome di donne, come nel caso di Lilly, che affronta il problema della tossicodipendenza. “Raccontando una storia, non volendo, ho raccontato il problema di una generazione: quello dell’eroina”, dice l’artista che rivolge un pensiero al suo batterista deceduto anni fa, che aveva cercato di aiutare durante le crisi d’astinenza.
Tuttavia non c’è spazio per i ricordi tristi, Venditti vede una “speranza” in fondo: è quella che gli dona la porta spalancata della Cattedrale di Noto, da cui riesce a vedere gli affreschi della cupola. E questa stessa cupola, crollata nel 1996, non può che richiamare il “Cupolone” di San Pietro, quasi sacro per un romano come Venditti che decide di dare un taglio alla scaletta e passare a Roma Capoccia.
Ma i successi di Venditti sono davvero tanti, diventa impossibile non cantare su Bomba o non Bomba, Sara, Marta, Ci vorrebbe un amico e Notte prima degli esami. Su quel palco, il cantautore si mette a nudo, dialogando col pubblico e raccontando alcuni episodi divertenti, come quella volta in cui incappò nella censura per un “la dava a tutti meno che a te” di troppo, poi modificato in “filava tutti meno che te” nel singolo Compagno di scuola.
E poi tocca all’amore, quello che ha portato il cantante a raccontare di tradimenti e separazioni in Dalla pelle al cuore, Amici mai, Unica, Alta marea. Ma anche se l’ora è tarda, sugli scalini della Cattedrale di Noto non si riesce a stare fermi, quando Venditti invita tutti ad alzarsi per ballare sulle note di In questo mondo di ladri e Benvenuti in paradiso. Alla fine, tra tanti successi, Antonello Venditti decide che a chiudere il suo concerto-spettacolo è Ricordati di me, singolo del 1988, che ha fatto poi da colonna sonora all’omonimo film di Gabriele Muccino e a chissà quanti altri attimi della vita di ognuno.
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