Due massimi esponenti dell'élite dell'Università di Medicina di Tokyo hanno, infine, ammesso di aver manipolato i risultati dei test per anni, danneggiando soprattutto le studentesse.
L’accusa verso l’Università di Medicina della capitale giapponese era stata avanzata già il 2 agosto, da parte dei giornali locali alla luce delle indagini interne, tirando fuori gli scheletri dell’armadio dei piani alti dell’ateneo. Così, il numero uno ed un suo consigliere dell’Università di Medicina di Tokyo, hanno dovuto ammettere la loro colpevolezza.
Il direttore amministrativo Tetsuo Yukioka e un membro del consiglio direttivo Keisuke Tomizawa hanno così confessato di aver manipolato – dal 2006 – i risultati dei test, per mantenere la soglia di studentesse presenti a Medicina al di sotto del 30%, facilitando l’accesso dei figli degli ex alunni dell’università, per incrementare le donazioni. Inoltre, la manipolazione dei risultati venivano fatti ai danni anche di studenti che provavano per la quarta volta il test d’ammissione per Medicina.
L’inchiesta giornalistica ha obbligato il direttore Yukioka e il consigliere Tomizawa a confessare e a chiedere scusa in conferenza stampa. Un “harakiri” in diretta per il Paese del Sol Levante: una vittoria contro la discriminazione di genere e la corruzione delle istituzioni.
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