I social sono una fonte di gioia e dolori, ma soprattutto un enorme rischio per gli utenti. La dipendenza da tecnologia non è un’invenzione dei complottisti, né uno spauracchio da raccontare ai bambini e nessuno ne è immune.
Stando ad alcune indiscrezioni, iniziano a rendersene conto gli stessi sviluppatori delle app. Appena qualche giorno fa, infatti, Jane Manchun Wong, un’informatica conosciuta ai più per la sua costante ricerca delle funzioni nascoste nelle app, avrebbe scovato in Instagram un file che indica quanto tempo viene passato sull’applicazione nominato “usage insights”, ossia “dettagli sull’utilizzo”.
La conferma è arrivata in poco tempo dal cofondatore di Instagram, Kevin Systrom, che ha dichiarato: “Capire in che modo il tempo trascorso online influenza le altre persone è importante, ed è responsabilità di ogni compagnia essere onesti”. Systrom vuole essere parte del cambiamento, proprio come altre compagini.
Tra queste Google, che pianifica di inserire nei prossimi dispositivi con il sistema operativo Android dei meccanismi per il controllo del tempo trascorso sulle varie app, con la possibilità di inserire un timer allo scadere del quale lo schermo viene disattivato, o dei report sul numero di volte in cui il cellulare viene sbloccato nel corso della giornata. Una richiesta simile è stata avanzata dagli investitori di Apple, il tutto nell’interesse dei più piccoli. È possibile che, nel giro di pochi anni, il trend venga seguito da ogni piattaforma per abbassare le fin troppo preoccupanti cifre sulle dipendenze da tecnologia.