Gli alunni hanno scarsi risultati scolastici perché hanno un vocabolario molto povero e leggono poco.
Secondo una ricerca inglese, gli adolescenti hanno difficoltà a parlare o a scrivere non per via della loro giovane età, bensì perché hanno un vocabolario molto povero che non consente loro di avere proprietà di linguaggio. A dirlo è stato Oxford University Press dopo aver preso in esame 800 scuole secondarie sparse per il paese: il 40% degli studenti possiede così poche parole che sembrerebbe avere delle difficoltà nel seguire le lezioni e anche nel sostenere test ed esami. Se da un lato, per i ragazzi di 12 anni che iniziano le superiori, quello di conoscere poche parole risulta essere un problema ancora risolvibile, dall’altro lato, per i sedicenni, invece, essendo già alla soglia dei Gcse (gli esami finali), avere acquisito un vocabolario limitato risulta già un handicap notevole.
A fronte della ricerca, l’80% degli insegnanti intervistati sostiene che il principale rischio, collegato alla carente preparazione linguistica, è quello di andare incontro a spiacevoli incomprensioni durante gli esami. In più, anche nei casi in cui non ci sono problemi a comprendere le domande, le risposte dei ragazzi molto spesso risultano poco articolate, caratterizzate da un linguaggio piatto, colloquiale e costellato da ripetizioni, cosa che si accompagna a voti inferiori rispetto a quelli che potrebbero essere assegnati, se solo venisse utilizzato un linguaggio migliore. Insomma, detta dei docenti, lo stringato bagaglio di parole che gli adolescenti avrebbero a disposizione pone dei limiti anche nell’ambito dell’apprendimento di materie fondamentali. Per il 91% degli insegnanti i ragazzi “di poche parole” non riescono a stare al passo con i programmi di lingua e letteratura inglese, ma avrebbero problemi anche in storia (lo dice il 90 per cento dei prof), in geografia (86 per cento) e in religione (78 per cento).
E se la lettura è considerata da sempre la fonte da prediligere per apprendere nuove parole, bisogna però fare le dovute considerazioni perché non tutto quello che si legge è davvero utile sotto questo punto di vista. Leggere sì, ma le letture più utili sono quelle dei classici o della prosa contemporanea. Eppure, gli adolescenti britannici, al di là dei testi scolastici o delle letture obbligatorie, manifestano uno scarso entusiasmo per i libri, non frequentano molto le librerie e nemmeno le biblioteche. Gli studiosi, invece, sono concordi sul fatto che ad arricchire il vocabolario sono soprattutto le conversazioni approfondite con genitori, amici e fratelli e le letture di buon livello. L’ambiente in cui un adolescente cresce influenza notevolmente il suo modo di esprimersi, tanto che si può affermare che quest’ultimo sia lo specchio del suo modo di vivere.
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