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Italia alle urne tra astensioni e voti disinteressati: cosa ne pensano gli studenti

Il momento è arrivato. Gli italiani sono chiamati alle urne per il rinnovo di Camera e Senato: questa volta prevarrà l'astensionismo?Ecco cosa ne pensano gli studenti.

È stata una campagna elettorale intensa: l’Italia non era così in fermento dal Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Oggi è arrivato il momento di rinnovare Camera e Senato, ma stando agli ultimi dati di affluenza alle urne (ore 12.00), la Sicilia è l’attuale ultima in classifica nei 390 comuni di voto, con solo il 14,27% dei cittadini che hanno espresso la loro preferenza.

Il disinteressamento è assolutamente presente sia sul fronte degli elettori, sia sul fronte degli astenuti (tra cui le fazioni della scheda bianca e della scheda nulla). Proprio il voto disinteressato è uno strumento che non serve a nulla e che probabilmente può aggravare la situazione; in ogni caso, molto spesso, è proprio tra i ragazzi nati nel 1980 e il 1999 (i cosiddetti Millenials), che questo fenomeno trova la propria dimora. È meglio non votare ed astenersi? No, assolutamente. La soluzione è imparare a interessarsi, perché “È il senso di responsabilità che deve spingere a votare” dichiara Stefano, studente di Filosofia all’Università di Catania.Responsabilità verso la società in cui vivo, in cui mi muovo e nella quale studio. Il principio di responsabilità che si può rifare ad un assunto di Paolo Borsellino: ‘Il cambiamento avviene nella cabina elettorale’; un giovane siciliano non può ignorare questa frase e questa responsabilità, che ha verso gli altri isolani e verso il proprio territorio”.

Ma per alcuni, a quanto pare, la cabina elettorale non ha lo stesso valore. “Questo astenersi è volersi disinteressare a causa di una sfiducia ne confronti della politica. – continua Stefano – Astenersi è sicuramente un errore; proprio in virtù di quello che dicevo prima (principio di responsabilità). Non voler partecipare sembra, a volte, la scelta migliore, quando in realtà non fa altro che incrementare il disagio che pervade la società. Non si può scegliere di non scegliere; l’astensionismo è una pura illusione, esso è sempre e comunque una scelta assolutamente negativa”.

Disinteressamento e sfiducia, unite, nell’astensionismo e nel voto – appunto – disinteressato. Questo è ciò che pensa Gabriele, studente di Ingegneria informatica all’Università di Catania, che spiega: “Disinteresse e disinformazione portano a non conoscere quello di cui si sta parlando, e a ragionare ‘per sentito dire’. L’opinione generale è che tutti i politici siano dei ladri disonesti, e di conseguenza il disinformato crede a queste parole più che ai fatti”. “L’astensionismo – continua –  è un argomento delicato e complesso e, nonostante io inviti tutti a votare, è meglio non farlo piuttosto che segnare una X a matita senza coscienza”. Un pensiero che nasce, soprattutto, dalla concezione del voto che ha lo studente catanese: “Esprimere il proprio voto non è solo importante, è essenziale. Votare non è solo un modo per scegliere tra due candidati, è anche l’unico modo funzionante con il quale possiamo farci sentire, dimostrare che del destino dell’Italia e degli Italiani ci interessa ancora. Questo mi spinge a votare, al di là del fatto che ci siano partiti dalle proposte più che valide”.

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Tenute in conto le leggi 276 e 277 del 4 Agosto 1993,  – ci racconta invece Giovanni, studente di Filosofia – le quali sanciscono che il voto è ritenuto non più anche un dovere bensì solamente un diritto, votare, per me, vuol dire mantenere in vita tale diritto, ed in maniera più che sufficiente così da non abbandonarlo ad un suo progressivo deperimento. Il voto è una delle espressioni più rappresentative della Democrazia; anche il recarsi alle urne per votare scheda bianca è parte di tale espressione civile“.

Giovanni racconta, con ironia, un’immagine della mediocrità di alcuni elettori e anche sullo scenario quasi tragicomico che si presentano dinanzi alle sedi dei seggi elettorali in Sicilia: “L’uomo e la donna italiani, costitutivamente, sono esseri viventi che si conformano sulle idee di noia e sufficienza; l’annoiato poggia le terga sul divano come se ‘quella domenica’ fosse una qualsivoglia domenica; il sufficiente, fortemente indeciso ed avulso dal pensiero di aver lasciato la macchina in tripla fila, pone la ‘X’ sul simbolo del male minore, vuoi perché ‘…peggio di così non potrebbero fare…’, o ‘…anche loro meritano una possibilità…’, o ‘…tanto al ventisette, io, arrivo tranquillamente. Votiamo questi e via!’ e così dicendo“.

Essendo io – continua Giovanni – uno dei rappresentanti della generazione ’96/2000, ovvero quella formata da giovani che per la prima volta avranno la possibilità di esprimere una preferenza alle Elezioni Politiche, noto che il disinteresse e la sfiducia dei miei coetanei nella politica odierna sono una presa di posizione dettata da due fattori principali: a) siamo figli di uomini e donne (cresciuti negli anni ’70 e ’80, anni di rivendicazioni politiche che hanno deluso le aspettative), che hanno saputo lottare, bene o male, per ottenere ciò che volevano o potevano; siamo figli di genitori che, in larga parte, si erano ripromessi di far vivere i propri figli con maggiore serenità e spensieratezza, condannando molti di questi ad un disinteresse più che politico e ad una non responsabilizzazione generale (e generazionale, a quanto pare); e b) vivere un era di grave personalismo e personalizzazione della politica: appartenere ad un partito non vuol più significare condividere idee o punti di programma, in buona parte, ma scegliere di assoggettarsi ad un partito, divenirne guelfi o ghibellini e, così, contrastare ogni posizione avversa od una particolare fronda interna al partito d’appartenenza: ciò per amore di risultare egoisticamente superiore, per gareggiare individualmente a chi possiede l’elettorato più grande“.

Se si sceglierà la via dell’astensionismo – precisa lo studente di Filosofia –  dunque, si scelga quella dell’astensionismo attivo: ci si rechi ai seggi e si lasci intonsa e candida la scheda; la si pieghi e la si consegni; ci si esprima senza il timore di star commettendo un atto vigliacco o da ignavi“. Una scheda bianca dal forte valore simbolico e di protesta, come ci ha spiegato Giovani.

Alla vigilia di queste elezioni, alla fine di questa campagna elettorale che ci ha regalato dei momenti unici della politica italiana, milioni di giovani si trovano comunque indecisi, mentre altri – come hanno voluto raccontare alcuni ai microfoni di Live Unict – hanno deciso cosa fare dinanzi e dentro la cabina elettorale. Oggi è il giorno delle elezioni, e come scrisse Mark Twain: “Se volessimo capire in cosa consiste davvero la razza umana, dovremmo solo osservarla in tempo di elezioni“.

 

A proposito dell'autore

Samuele Amato

Studente di Filosofia, classe 1997, Samuele Amato è appassionato di cinema, musica, viaggi, storia e giornalismo, il ché lo ha spinto a intraprendere, dopo il diploma in Informatica e Telecomunicazioni, questo percorso con LiveUnict. Con gli ideali della libertà e del cosmopolitismo, Samuele ha l'obbiettivo di voler dare un contributo come giornalista e - si spera - come insegnante.