Confermato lo sciopero dei docenti universitari, che prevede l'astensione dagli esami universitari. Sono già state raccolte moltissime adesioni.
Sarebbero già oltre 5000 le firme dei docenti che hanno aderito allo sciopero, che prevede l’astensione dagli appelli nella sessione estiva 2017/18. Ad annunciarlo è il prof. Carlo Ferraro, docente del Politecnico di Torino, che sta guidando la protesta dei professori universitari.
Sono 5221 i docenti hanno già segnalato la propria adesione, firmando la lettera di proclamazione. Le firme verranno raccolte fino a venerdì 9 febbraio e, probabilmente, verranno rese note successivamente, attraverso il sito del Movimento per la Libera Docenza Universitaria.
Lo sciopero, che prevede l’astensione dagli esami, si verificherà dall’1 giungo al 31 luglio 2018, Tra i motivi che hanno scatenato la protesta non ci sono solo gli scatti stipendiali, i professori chiedono infatti una serie di provvedimenti per migliorare il sistema universitario italiano, come 80 milioni di euro per le borse di studio degli studenti perché “riteniamo insostenibile la figura oggi esistente dello ‘Studente meritevole ma senza borsa’”, spiega il prof. Ferraro.
Questa volta la protesta tocca anche i futuri docenti, che vivono una situazione di precarietà a livello lavorativo. Il Movimento chiede al Governo che si intervenga, offrendo: 6000 posti per professori ordinari, 4000 posti per professori associati, 4000 posti per ricercatori a tempo indeterminato di tipo B.
Ma chiaramente lo sciopero nasce da un’insoddisfazione generale, dovuta al blocco degli scatti stipendiali. “Nella legge di stabilità per il 2018 è stata data una soluzione al problema solo parziale e insoddisfacente. – ha affermato il portavoce del Movimento – Noi non chiediamo aumenti degli stipendi: chiediamo solo che lo sblocco parta non dal 1° gennaio 2016, bensì dal 1° gennaio 2015, e con il riconoscimento giuridico degli anni 2011-2014, come è stato fatto per tutti gli altri dipendenti pubblici. Non chiediamo arretrati per il 2011-2014, sempre come tutti gli altri dipendenti pubblici. Chiediamo inoltre che venga sanata una ingiustizia sugli scatti perpetrata ai danni dei Docenti assunti dopo l’entrata in vigore della legge Gelmini”.
“Sono richieste ‘di sistema’, nell’interesse dei singoli e dell’Università pubblica tutta. – conclude il Movimento – Riteniamo che le richieste avanzate non soddisfino tutte le necessità delle quali l’Università ha bisogno, ma rappresentino un importante segnale di attenzione e di inversione di tendenza che è assolutamente necessario avere a breve termine. L’Università deve essere messa nelle condizioni di svolgere il ruolo che ha nel Paese! Investire su di essa ormai non è più dilazionabile o differibile!”.
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