Categorie: Scuola

Presidente Crui: “Rivedere programmi scolastici per l’università”

L’alternanza scuola lavoro e i “licei brevi” per preparare meglio i ragazzi alla scelta dell’università.

Servirsi delle ore di alternanza scuola-lavoro per capire cosa si vuole fare da grandi e compiere una buona scelta universitaria perché “nel nostro Paese gli abbandoni di chi sbaglia percorso sono molto al di sopra della media europea”. Gaetano Manfredi, rettore alla Federico II di Napoli e presidente della Conferenza dei rettori italiani, la Crui, sul Corriere della Sera parla di come si può far fronte al problema dell’abbandono accademico attraverso un modo che permette di aumentare l’utilità dell’alternanza scuola-lavoro, introdotta con la Buona Scuola di Renzi.

Secondo Manfredi, le scuole superiori non riescono a fornire agli studenti gli strumenti adeguati per operare  una scelta universitaria, confacente alle attitudini e alle conoscenze che si hanno già. “I programmi andrebbero un po’ rivisti, soprattutto nell’ultimo biennio delle superiori, per sviluppare di più quelle aree che poi saranno oggetto degli studi universitari. Ci sono già alcuni esperimenti pilota con attività integrative di matematica, per esempio anche qui a Napoli, fatti da team di docenti universitari e professori della scuola: questi progetti servono ai ragazzi ma anche al sistema scolastico in generale”.

“Per queste attività si potrebbe usare anche una parte del tempo dell’alternanza scuola-lavoro – continua Manfredi – perché diventi qualcosa che la scuola fa per i ragazzi, altrimenti quello che succede è che chi può o ha i genitori laureati si organizza privatamente e gli altri arrancano e si disperdono. È anche una questione di equità. Sono soprattutto i ragazzi che vengono dagli istituti tecnici e del Sud che fanno le scelte sbagliate: se non corriamo ai ripari queste sono barriere di fatto all’istruzione”.

L’accorciamento dei licei sarà davvero utile nell’economia della preparazione di uno studente? A detta del presidente della Crui, bisognerebbe, piuttosto, tagliare il numero complessivo di anni di studio ma rivisitando i cicli e non eliminando l’ultimo anno di liceo: “Il tempo è importante per la vita ma un anno in più di scuola non è determinante per la formazione”.

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