Da oltre una settimana gli scalini della Cattedrale di Catania sono divenuti residenza fissa di decine di senzatetto che hanno voluto sottolineare la propria condizione di disagio, accampandosi sul sagrato del tempio principale della città. Un segno di protesta nei confronti dell’istituzione comunale, che ad oggi non ha ancora garantito una sistemazione adeguata a questi cittadini.
In qualche caso, si tratta di intere famiglie, sopratutto provenienti dal quartiere di Librino (come si evince da qualche striscione appeso sui cancelli, ndr) e che fino ad oggi sono stati costretti a vivere a cielo aperto. Dopo una consultazione con la Prefettura ed enti preposti, l’arcivescovo Gristina e il parroco della Cattedrale, monsignor Scionti, hanno deciso di aprire le porte ai senzatetto, in attesa di una soluzione. Si è adoperata anche la Caritas cittadina, per garantire i pasti essenziali: un gesto caritatevole e di speranza, che risponde alle sopraggiunte critiche nei confronti dei vertici della Chiesa catanese. I senzatetto trovano dunque una piccola consolazione, sopratutto per sfuggire all’improvviso freddo di questi giorni: se la situazione non dovesse sbloccarsi, sono determinati a trattenersi tra le mura ecclesiali fino a Natale.
L’assessore al Welfare del Comune di Catania, Fortunato Parisi, intanto fa sapere che “Anche dopo la riapertura della Cattedrale, a ulteriore dimostrazione che avrebbero la possibilità di riprendere la protesta in qualunque momento, il portavoce dei manifestanti non accetta il dialogo che l’Amministrazione comunale ha offerto fin dal primo momento. Compatibilmente con il rispetto delle leggi e delle regole, siamo pronti a esaminare le loro richieste. L’impressione però è che la protesta venga strumentalizzata. Noi comunque stiamo lavorando con le associazioni di volontariato, con la Diocesi e Sant’Egidio, per aiutarli nell’immediato ed evitare disagi soprattutto a bambini e anziani”.
L’Amministrazione, dopo verifiche dell’Ufficio Casa del Comune, ha accertato che le sette famiglie in questione hanno situazioni diverse: alcune risultano alloggiate in appartamenti dell’Istituto autonomo case popolari, altre in alloggi comunali, altre ancora non hanno mai presentato richiesta formale per ottenere un tetto. “Ribadiamo comunque – ha detto Parisi – di essere disponibili a esaminare, singolarmente, i vari casi, avvalendoci, sempre nel rispetto della legge, di tutti gli strumenti a nostra disposizione, dall’assegnazione temporanea al buono casa, alla permanenza nei Bed and Breakfast.