Cannabis: un ingegnere catanese la somministra alla madre affetta da Alzheimer e si autodenuncia. La malattia non rientra tra quelle per cui è consentito l’uso.
Un cucchiaino di olio di cannabis al giorno può aiutare un malato di Alzheimer? La risposta sembra essere positiva e la formidabile scoperta arriva da un figlio pronto a tutto pur di aiutare la madre. Con un servizio delle Iene, a cura di Dino Giarrusso, originario di Catania, viene a galla un’interessante questione tutta catanese.
Nella puntata de Le Iene Show, andata in onda ieri, si scopre che da quattro anni Giuseppe, ingegnere catanese, utilizza un rimedio “miracoloso” per alleviare la sofferenza della madre Livia, novantunenne affetta dal morbo che cancella i ricordi: un cucchiaino di olio di cannabis fatto in casa con 10 grammi di infiorescenza e 100 grammi di olio d’oliva.
Giuseppe racconta che mamma Livia, come ogni malato di Alzheimer che si rispetti, fino a quattro anni fa era costantemente presa da crisi isteriche, violente e da stati d’ansia. La terapia prescritta da un neurologo, che consisteva in psicofarmaci e tranquillanti, aveva avuto come effetto solo quello di tramortire la donna costretta a restare a letto per tutto il giorno senza mangiare e parlare.
Così, cercando altre soluzioni e improvvisandosi farmacista, Giuseppe ha scoperto che ci sono moltissimi studi sull’effetto benefico della cannabis nei casi di persone affette di Alzheimer. Nonostante l’illegalità della cosa, Giuseppe ha sperimentato un olio miracoloso a base di cannabis ed ha funzionato: mamma Livia adesso è serena, mangia da sola, passeggia, guarda la televisione e passa del tempo in tranquillità con i propri nipoti.
I medici che confermano i benefici della cannabis terapeutica sono moltissimi. Maurizio Arena, neurologo catanese, spiega che la cannabis rallenta l’accumulo delle placche amiloidi nei malati di Alzheimer e aiuta le cellule cerebrali sane a funzionare meglio. Anche Maria Luisa Barcellona, professoressa di Biochimica dell’Università di Catania, sostiene come l’utilizzo della cannabis riduca e rallenti il progredire del morbo di Alzheimer, a differenza di altri farmaci che, al contrario, hanno un effetto nullo. I medici intervistati rivelano, inoltre, come l’uso della cannabis terapeutica per questa malattia possa comportare un risparmio consistente a livello economico per il sistema sanitario, dal momento che i costi verrebbero dimezzati.
Ma allora perché non liberalizzare la cannabis terapeutica anche per l’Alzheimer? “L’Alzheimer è un business”, dichiara la prof.ssa Barcellona. Oltre a ciò, i passaggi burocratici per la legalizzazione sono costosi e, tra i medici, c’è una certa ritrosia a sperimentare. Anche per chi volesse rischiare, poi, è difficilissimo reperire la cannabis terapeutica in Italia dal momento che la quantità di cannabis prodotta e importata (circa 300kg all’anno) è veramente bassa e non sopperisce alle necessità di tutti i pazienti.
Giuseppe, nel frattempo, ha deciso di autodenunciarsi nella speranza che qualcosa cambi. La ministra Beatrice Lorenzin, invece, prontamente informata sulla questione, dichiara che attualmente si sta già lavorando sull’Alzheimer e che, se gli effetti benefici della cannabis verranno provati anche per questa malattia, non ne esclude la legalizzazione.
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