I docenti universitari non fanno passi indietro e chiedono lo sblocco degli scatti attraverso lo sciopero proclamato dal “Movimento per la dignità della docenza universitaria”, ma a pagarne le conseguenze saranno solo gli studenti.
Oltre 5.400 tra ricercatori e professori universitari di ben 79 atenei italiani stanno aderendo allo sciopero indetto per il riconoscimento degli scatti stipendiali bloccati oramai da sei anni. Lo sciopero consisterà nell’evitare di far sostenere gli esami nel primo appello della sessione autunnale, appello molto utile per gli studenti che spesso non riescono a sostenere tutti gli esami prima dell’estate e che hanno bisogno dei cfu per accedere alle borse di studio. Questo sciopero dunque potrebbe creare conseguenze negtive per tantissimi studenti, ai quali viene meno il diritto di essere esaminati nella sessione autunnale. Nella lettera firmata dai docenti aderenti allo sciopero si legge: “Proclamano l’astensione dallo svolgimento degli esami di profitto nelle Università italiane durante la prossima sessione autunnale dell’anno accademico 2016/2017, precisamente nel periodo compreso tra il 28 agosto e i 31 ottobre 2017”.
Era maggio 2010 quando il Governo bloccò gli scatti stipendiali di tutti gli impiegati statali con quasi 3,5 milioni di interessati, con conseguente risparmio per la spesa pubblica di circa tre miliardi di euro per ciascun anno. L’Università, pur godendo di autonomia garantita dalla Costituzione e definita dalla legge n. 168/1989, in realtà è legata ad uno stretto rapporto di impiego con lo Stato e dunque i docenti universitari e i ricercatori sono soggetti alla legge statale.
I docenti chiedono che “vengano sbloccati gli scatti stipendiali relativi al quadriennio 2011/2015, a partire dal 1° gennaio del 2015, anziché com’è attualmente, dal 1° gennaio 2016 e che sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015”.
Nella lettera sono poi indicate le modalità dello sciopero:
Nessuna sospensione delle lezioni, dunque l’attività didattica ordinaria procederà regolarmente. Da un lato il pieno diritto allo sciopero che hanno i docenti, dall’altro però un sistema universitario che certamente non avrebbe bisogno di saltare appelli poiché l’università italiana negli ultimi dieci anni ha già perso più di un quinto di studenti, personale e docenti. Inoltre la didattica si è trasformata in una tristissima corsa ai cfu che lede l’interesse verso la cultura.
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