Il 17 agosto 1982 la Philips produceva il primo cd della storia, per la prima volta un cd veniva destinato alla vendita.
Il primo Compact disc, nome di origine inglese che tradotto letteralmente significa “disco compatto”, abbreviato CD o cd, fu prodotto in una fabbrica della Philips presso Hannover, in Germania. Si tratta del cd musicale degli ABBA “The Visitors”, che per primo ebbe l’onore di essere inciso su compact disc quasi per caso. Infatti l’idea della Philips, insieme all’ azienda DuPont poi uscita dal progetto, era quella di consentire il salvataggio di dati e informazioni sul campo della telefonia, ma in seguito l’idea andò ben oltre le aspettative riuscendo ad estendersi sul campo musicale. Da quel momento la svolta fu definitiva, con la conseguente scomparsa di musicassette e mangianastri. Il Compact disc, infatti, è una tipologia standardizzata di disco ottico utilizzata in vari ambiti per la memorizzazione di informazioni in formato digitale.
Negli anni ’70 il digitale era ancora ai suoi inizi, molto promettente ma non ancora del tutto convincente. Molti erano scettici e preferivano l’analogico perché lo ritenevano comunque la scelta migliore. A fine anni ’70, intorno al 1978 e 1979 si iniziò a cercare un accordo per rendere il digitale davvero insostituibile, allora la prima ipotesi fu quella di consentire una capacità di 60 minuti di registrazione sonora al compact disc, corrispondenti ad una certa quantità di byte. In questo esperimento verso la tecnologia digitale si trovarono le menti di Philips e Sony: un team di ricercatori che ha cambiato la storia. Da un lato Philips spingeva per i 115 mm, dall’ altro Sony per i 100 mm, pensando quasi certamente allo sviluppo di lettori portatili. Fu il 1980 a dare la svolta, con la capacità portata a 74 minuti e 33 secondi, una via di mezzo insomma tra le proposte dei ricercatori. La motivazione del cambiamento dei parametri tecnici, citata nell’ articolo dell’ IEEE, Istituto di ingegneri elettronici e tecnici, è tanto semplice quanto curiosa: “Il tempo di riproduzione fu determinato da Beethoven”, seppur dopo la sua morte.
Fu la moglie di Norio Ohga, vice presidente della Sony, a suggerire al marito di scegliere una capacità che ben si sposasse con uno dei brani di musica classica più noti: la nona sinfonia di Beethoven. La più lunga registrazione della nona sinfonia di Beethoven disponibile in commercio era la celebre registrazione EMI di Wilhelm Furtwängler, registrata dal vivo a Beyreuth nel 1951. Benché fosse più lunga di una tipica nona, la fama di Furtwängler era così grande che i 74 minuti e 25 secondi della registrazione furono scelti come standard per il compact disc. Fino al 1988, ad ogni modo, non fu possibile utilizzare tutti quei minuti per ragioni puramente tecnologiche che impedivano di sfruttare pienamente lo standard: solo in quell’anno la storica nona di Furtwängler riuscì a vedere la luce su un unico disco.
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