Gli studenti del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania sono stati intervistati, a un anno dalla laurea, per sapere di più sulla loro condizione occupazionale. Grazie ai dati diffusi da Almalaurea, possiamo provare a fare qualche considerazione sui laureati in questo settore.
L’indagine Almalaurea per l’anno 2016 ha preso in considerazione poco più di 500 laureati (358 per la laurea triennale di I livello e 171 per la laurea magistrale) e quello che emerge subito dai risultati è che gli studenti del Dipartimento di Scienze della Formazione – composto per il 90% da studentesse – non si laureano in tempi brevissimi, o meglio, conseguono il titolo in netto ritardo rispetto agli anni previsti: per quanto riguarda la laurea triennale, si impiegano circa 5 anni per conseguire il titolo; mentre alla magistrale, gli anni impiegati sono 3. Risulta, perciò, che l’età media dei laureati è di circa 29 anni.
Per quanto riguarda il voto di laurea, però, la fascia di voti è medio-alta: il voto di laurea medio alla triennale si aggira intorno al 101, mentre per la magistrale il livello sembra innalzarsi significativamente dal momento che gli studenti raggiungono in media il 109.
Al di là degli anni impiegati e del voto conseguito, però, quello che oggi interessa e preoccupa di più gli studenti che si accingono a iscriversi a un corso di laurea come questo, è quali e quanti sono gli sbocchi lavorativi. Un interesse su cui, tra l’altro, si concentra principalmente l’indagine Almalaurea, fornendoci numerosi dettagli circa il futuro dei laureati. Come si prospetta il post-laurea per gli studenti catanesi del Dipartimento di Scienze della Formazione?
La maggior parte dei laureati in questo settore non sembra iniziare a lavorare subito: circa il 40% dichiara di stare continuando con altre attività di formazione che non prevedono retribuzione e che riguardano soprattutto tirocini o stage in azienda: in tutto, sono circa il 30% coloro che sono impegnati in attività di questo genere. Lo stage in azienda, in particolare, sembra essere la scelta di una grande porzione di laureati magistrali, che sono circa il 48%. Gli altri proseguono con attività di collaborazioni volontarie varie o Master universitari di I livello.
Se escludiamo, però, chi svolge un tirocinio o uno stage, il numero degli occupati non sembra essere altissimo, anche se i tempi di ingresso nel mercato del lavoro sono rassicuranti, non superando quasi mai i cinque mesi. Si può notare, inoltre, come le possibilità di trovare un impiego aumentino sensibilmente conseguendo una laurea magistrale: se confrontiamo i dati dei laureati di triennale e quelli di magistrale che lavorano, possiamo notare come i primi siano solo il 24% e gli ultimi quasi il 40%. La maggior parte dei laureati dichiara di aver iniziato a lavorare solo dopo aver conseguito la laurea: quasi il 50% ha aspettato di aver conseguito il titolo prima di cominciare a cercare il lavoro. Tra gli studenti di magistrale, però, molti hanno cominciato a lavorare prima di laurearsi e la metà di loro prosegue, anche dopo la laurea, con lo stesso lavoro.
Una delle questioni fondamentali però è: in quale settore d’attività gli studenti di Scienze della Formazione trovano lavoro? E quanto questo lavoro è attinente al proprio corso di studi? La maggior parte degli intervistati (66%) lavora per un privato e, in particolare, nel settore dell’istruzione e in quello dei servizi con associazioni culturali, sportive e ricreative.
Ma a quanto è servito conseguire il titolo ai fini lavorativi? Il 42% degli intervistati che lavora dichiara che, per l’attività lavorativa che svolge, la laurea non è richiesta ma comunque utile. Mentre, per quel che riguarda le competenze professionali, avere un titolo torna utilissimo per il 94% dei laureati: queste competenze, tra l’altro, oltre che apportare un miglioramento sul lavoro, pare vengano utilizzate in misura elevata dalla maggior parte degli intervistati. In breve, una buona fetta degli studenti laureati in Scienze della Formazione ritiene che la laurea sia molto efficace per l’attuale lavoro.
Per ultimo, un tasto dolente è quello che riguarda la retribuzione: dando un’occhiata ai dati possiamo notare come difficilmente si riesce ad arrivare ai mille euro al mese. Inoltre, pare ci sia una sostanziale disparità di genere tra i laureati uomini e donne: i primi guadagnano circa 200 euro in più al mese rispetto alle colleghe donne.