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UNIVERSITÀ – La dura vita dei fuori sede: qualche triste verità sull’essere indipendenti

Hai superato i test di ammissione e i tuoi genitori, con fazzoletto asciuga-lacrime alla mano, dopo averti aiutato con il trasloco nella tua nuova casa, ti salutano come se stessi partendo per sei mesi di navigazione nel Triangolo delle Bermuda. Inspiegabile dal tuo punto di vista il loro comportamento, ancora non sai che quello che consideri il luminoso inizio dell’agognata vita indipendente, avrà come conseguenza, tra le altre, quella di farti riconsiderare una frase del regista Alan Rickman. 

“Credo che disciplina e libertà siano in qualche modo collegate”, è in questo modo che Rickman (il regista della saga di Harry Potter) riassume la summa a cui si giunge dopo i primi mesi di vita indipendente da studente fuori- sede. Nei mesi precedenti il trasloco, avevi immaginato che, con il pretesto dell’università, saresti diventato ben presto il padrone indiscusso delle tue scelte: niente più regole altrui da seguire, niente più orari stabiliti da altri, niente più obblighi. Infantili illusioni che, dinanzi alla concretezza della vita quotidiana, si sgretolano e lasciano il posto ad una serie di compromessi, molto meno fantasiosi e segnalati da alcuni dati tangibili che odorano di salsa carbonizzata, polvere persistente e plastica bruciata.

1. Scopri che le provviste del frigo non hanno il potere di auto- rigenerarsi

Nell’adolescenza, il cibo era sinonimo di desiderio improvviso che scatenava una reazione, potremmo definire, matematica: dirigersi verso il frigo e saccheggiare a piacimento. In tutti questi anni lo hai sempre trovato ben rifornito: le cure di tua madre ti hanno illuso che il frigorifero avesse la capacità di auto- rigenerare le scorte con un sistema automatizzato. Così arrivi nella tua nuova casa da studente fuori sede e dopo i primi 4 giorni, per motivi che ti sono del tutto oscuri, il frigo è già vuoto. La luce a led azzurrognola prima d’ora non ti era mai sembrata così simile ai cerini funebri. Un pomodoro, unico sopravvissuto, giace molliccio su quel triste ripiano. Dopo tre giorni di resistenza con pizza, panini e tavola calda, la chiamata del proprietario di casa ti ricorda che i soldi che hai speso in cibo erano quelli che ti garantivano un tetto sopra la testa. Dopo una vita, hai finalmente trovato un buon motivo per metterti a dieta.

2. La Torre di Babele è nel tuo lavandino

Quando impari a fare la spesa secondo un criterio di economicità accettabile, arriva il turno di confrontarsi con i piatti o meglio, con quella torre di Babele che è cresciuta dentro il lavandino e che appare ogni giorno sempre più instabile. Le mosche che vi ronzano attorno proliferano ed hai anche pensato che quelle nuove coinquiline si sarebbero rivelate utili per darti una mano con la pulizia dei rimasugli di cibo. Memore del ribrezzo provato guardando “La mosca”, ti converti inaspettatamente in un novello Mastro Lindo, cosa che accadrà di nuovo solo al prossimo rischio di crollo di un’altra torre di stoviglie.

3. Lavatrice, centrifuga e ammorbidente: queste sconosciute!

Non hai più nulla di pulito da mettere, urge impellente la necessità di confrontarsi con la lavatrice, quella specie di scatola rombante, che sembra decollare ogni volta si avvia la centrifuga: una funzione che se prima ignoravi completamente, adesso è la ragione della tua felicità nella stagione invernale, colei che ti evita di passare i primi minuti della mattina con l’asciugacapelli in una mano e i calzini fradici nell’altra.

4. Il gomitolo di capelli dello scarico della doccia e i laghi sul pavimento del bagno

Le ragazze, un po’ come prestigiatori che estraggono conigli dai cilindri, si troveranno presto a confrontarsi con l’estrazione del gomitolo di capelli dallo scarico del piatto- doccia, rimanendo tanto stupite almeno quanto schifate dai metri di lunghezza raggiunti da quell’entità che si nascondeva dentro il tubo. Invece i ragazzi, se dopo i vari esperimenti con i servizi igienici, la schiuma da barba e i microfoni delle docce, possono ancora dire di avere un bagno, scopriranno che cosa intendeva dirgli la madre quando gli chiedeva, date le pozzanghere create sul pavimento del bagno, se per caso ci fosse stato un incendio in bagno.

Chiara M. Emma

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Chiara M. Emma

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