Dimissioni “congelate” per il premier Matteo Renzi, dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Mattarella.
Il Presidente della Repubblica congela le dimissioni che Renzi gli ha presentato al Quirinale vista la necessità di completare l’iter parlamentare della manovra e per scongiurare i rischi di esercizio provvisorio. Il premier potrà lasciare ‘al compimento di tale adempimento’, presumibilmente venerdì’. Leggi anche REFERENDUM – Il discorso di Matteo Renzi: annunciate le dimissioni.
Dopo la vittoria del No al Referendum costituzionale, 59,11% contro 40,89%, Mattarella ha ricordato che in Italia c’è una ‘democrazia solida’ e ‘scadenze da rispettare’. Per questo, ‘il clima politico sia improntato al rispetto reciproco’. Leggi anche REFERENDUM – Oltre il 70% dei siciliani ha votato No: ecco i dati delle province.
Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l’iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento.
E Matteo Renzi è rientrato a Palazzo Chigi dopo mezz’ora di colloquio con il presidente Mattarella. In apertura della seduta del Consiglio dei ministri, tenutosi poco prima, Renzi ha informato i ministri della sua intenzione di salire al Quirinale ad annunciare le dimissioni, dopo il voto negativo al referendum costituzionale, rende noto Palazzo Chigi. Quindi, ha ringraziato i titolari dei dicasteri per la collaborazione e lo spirito di squadra dimostrati in questi anni di Governo.
L’ipotesi maggiormente accreditata fino a questo momento – a questo punto – è che Renzi possa restare fino all’approvazione della Legge di Bilancio da varare in Senato in tempi brevissimi, già entro venerdì. L’ipotesi, dunque, è quella di una fiducia ‘tecnica’. Una possibilità che ha come conditio sine qua non il congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all’approvazione della legge. L’iter potrebbe anche essere ulteriormente accelerato nel caso in cui al Senato si trovi un accordo per anticipare il termine della scadenza degli emendamenti in commissione e non presentare alcuna proposta di modifica. Un simile scenario già è stato praticato nel 2011 con il governo Berlusconi.
Fonte: Ansa.it