I nuovi dati del Cnr rivelano come, dal 2010 al 2015, sia aumentato il numero di consumatori frequenti di cannabis. Il numero degli studenti che ne fanno un uso frequente sale dal 2,5 % al 4%.
Il consumo di droghe leggere (e non solo) è un fenomeno sociale in costante crescita nel nostro paese. Come dimostrano le più recenti statistiche, condotte dal Consiglio Nazionale di Ricerca (Cnr), non soltanto si assiste ad un aumento di studenti che fanno uso frequente di cannabis, ma si stima che nell’ultimo anno il tasso di consumatori adolescenti che ne fanno un uso problematico è arrivato al 24%. Inoltre, questi studi sottolineano che esiste, tra gli studenti, un aumento di consumatori frequenti di cocaina e un aumento di coloro che si avvicinano a sostanze iniettive per la prima volta, quali ad esempio l’eroina.
Secondo l’Osservatorio europeo delle droghe e della tossicodipendenza (Oedt), che ogni anno conduce attenti studi e indagini statistiche sul territorio europeo in merito all’uso di droghe, in Italia, il numero di studenti che nell’arco della loro vita hanno fatto uso di cannabis è salito considerevolmente, fino a registrare il 20% dell’intera popolazione studentesca nel 2014.
Parlando di uso di cannabis, però, oggi non si può fare a meno di prendere in considerazione il ben più controverso e discusso tema della legalizzazione. La legalizzazione della marijuana infatti è l’oggetto della proposta di legge presentata nel settembre 2015 da un gruppo parlamentare misto, formato da deputati e senatori provenienti dal PD, dal Movimento 5 Stelle, Sinistra Italiana, Possibile, Scelta Civica e Forza Italia. La proposta che prevede il possesso (15 grammi dentro casa, 5 grammi fuori casa) e l’uso legale di cannabis a scopo terapeutico e ricreativo, è stata discussa in Parlamento e in senato già lo scorso gennaio e ha raggiunto 221 firmatari tra i deputati e 70 tra i senatori. Al momento, però, il processo legislativo per l’approvazione della proposta sembra aver avuto una battuta d’arresto.
Nel frattempo, il dibattito tra favorevoli e contrari alla legalizzazione della cannabis si fa più acceso che mai.
A sostegno della linea antiproibizionista, ci sono tutti coloro che credono che legalizzare la marijuana significhi indebolire le mafie, sottraendo loro un guadagno di circa 8-11 miliardi di euro l’anno. Il mercato della marijuana, infatti, è il più redditizio per le mafie e rappresenta anche un luogo di incontro tra le stesse organizzazioni criminali e quelle terroristiche. Certamente, legalizzare la marijuana non significa abolire del tutto il mercato illegale di questa sostanza, ma perlomeno ridimensionarlo considerevolmente. Legalizzare la cannabis, come afferma il giornalista Roberto Saviano, non vuol dire promuovere l’uso della stessa, bensì, paradossalmente, come è avvenuto in Portogallo, Uruguay e Colorado diminuirne il consumo, soprattutto da parte dei più giovani. Oltretutto, adottando una politica antiproibizionista, lo Stato assumerebbe il monopolio di questo mercato, il quale porterebbe nelle sue casse un guadagno di circa 6-8 miliardi di euro l’anno, nel caso in cui si applicasse alla cannabis la stessa imposta del tabacco. La creazione di un nuovo mercato legale produrrebbe migliaia di posti di lavoro nel nascente settore tra rivenditori e aziende che coltivano e lavorano il prodotto. Ma non è finita qua: i vantaggi fiscali ed economici non sarebbero gli unici. Una volta legalizzato il mercato di cannabis, le sostanze in circolazione subiranno verosimilmente dei controlli molto più scrupolosi e accurati e dovranno probabilmente indicare la percentuale del principio attivo Thc al loro interno, rendendo così consapevole il consumatore e migliorando la qualità del prodotto rispetto al mercato nero, dove invece oggi circolano sostanze geneticamente modificate e/o mescolate, con conseguenti gravi danni per la salute dei consumatori. Infine, si auspica che con la nascita del mercato legale di questa sostanza si possano allontanare i giovani dal pericolo di contatto con le organizzazioni criminali.
Mentre le ragioni a sostegno della legalizzazione sono principalmente di natura economica e di contrasto alla criminalità, quelle messe in campo dai contrari alla legalizzazione sono di natura sociale, morale e strettamente legati alla salute e al sistema sanitario.
Ormai, indubbiamente, sono noti ai più i rischi e i danni provocati dall’uso di cannabis. I medici e gli psicologi, soprattutto negli ultimi anni, hanno insistito tanto sui rischi che si corrono facendo uso di questa sostanza. Infatti, si può incorrere facilmente nel corso della vita allo sviluppo di attacchi di ansia e panico, depressione e schizofrenia. Oltre a danneggiare facoltà cognitive quali l’attenzione, la memoria e l’apprendimento (in maniera maggiore soprattutto negli adolescenti che sono ancora nella fase di sviluppo cerebrale), è dimostrato come l’uso di marijuana danneggi i polmoni e aumenti il rischio di contrarre il cancro. Naturalmente, non bisogna neanche dimenticare che il Thc provoca dipendenza. Altri studi, invece, sostengono che la marijuana sia una “droga di passaggio”, di transizione verso droghe pesanti. Stando a quanto affermato, si temono effetti devastanti sul sistema sanitario. Il timore di alcuni è quello che la marijuana, divenuta legale, possa divenire patologica, come nel caso del gioco d’azzardo. Legalizzare per certuni, quindi, comporterebbe l’aumento del consumo, data l’assenza di remore morali. D’altronde, è in parte anche vero che le norme giuridiche hanno il potere di creare norme sociali. Per questo motivo, venendo a coincidere il piano della liceità con quello della moralità, è probabile che una società che rende legale qualcosa che prima era percepito come illecito, finisca per stimolarne, senza volerlo, il consumo.
A questo punto ognuno avrà tirato le somme. Ma, finchè la proposta di legge non verrà approvata o respinta, l’interrogativo rimane sempre lo stesso: ”È giusto legalizzare o no?”
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