La Villa del Gattopardo rischia la chiusura per 50 centesimi, una parte di storia della Sicilia e della Letteratura Italiana corrono il pericolo di cadere nell’oblio a causa della burocrazia.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa a Villa Piccolo andava a trovare i suoi cugini ed è tra le stanze della dimora e il suo giardino che compose uno dei capolavori italiani più letti nel mondo, Il Gattopardo.
Oggi, quella stessa Villa rischia la chiusura per soli 50 centesimi. La Regione Sicilia ha infatti bloccato i crediti alla Fondazione Piccolo perché nei conteggi degli uffici mancano appena 50 centesimi, una cifra irrisoria che, tuttavia, rischia di far diventare passato remoto quello che oggi è un presente in grado di tener viva l’aria che ispirò Tomasi di Lampedusa a comporre il suo capolavoro. Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Piccolo, al Tg5 ha dichiarato: “Non stiamo chiedendo soldi. Siamo noi che abbiamo dato, grazie alla mostra di Taormina, del denaro in più e la Regione trattiene i nostri e ci porta al collasso economico e finanziario”.
Stando agli accordi con la Regione la Fondazione doveva ricevere 1 euro a biglietto, ma da mesi tutto è fermo per questo deficit di soli 50 centesimi che ha portato alla riduzione dei fondi e alla successiva sospensione di questi. La mancanza di erogazione del denaro ha causato alla Fondazione il vanto di un credito di 1milione di euro. Non bastano le donazioni dei privati o di chi vorrebbe salvare la Villa e il giardino che la circonda ad evitare la chiusura, perché la burocrazia non permette il versamento di soldi se non previsto da un regolamento. Con la comunicazione della chiusura non si potrà più usufruire delle visite guidate all’interno dell’edificio, non si potrà più visitare il museo né leggere le lettere del Tomasi.
La storia del Gattopardo rischia di perdersi, ma è necessario ricordare le parole del Principe: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”. Parole profetiche che dovrebbero riecheggiare nella mente dei burocrati che con troppa facilità, talvolta, prendono delle decisioni che non fanno altro che ledere la nostra storia e quell’eredità che purtroppo non siamo degni di ricevere, né capaci di salvaguardare.
Di seguito pubblichiamo la lettera di risposta all’assessore Vermiglio inviata dal Presidente Giuseppe Benedetto, Aurelio Pes, Andrea Pruiti Ciarello e Alberto Samonà:
Signor Assessore,
non vogliamo mancarLe di rispetto affermando che Lei non capisce ma la preghiamo di avere altrettanto rispetto per noi, per quello che diciamo e per quello che rappresentiamo. Abbiamo scritto e detto in ogni sede che non “cerchiamo denari” ma offriamo progettualità.
Il Suo comunicato di ieri sera, in cui informa che finalmente, a tanti mesi di distanza, è stato emanato un decreto (non si comprende bene per decretare cosa, visto che si tratta di un incasso dovutoci iure privatorum e non di un finanziamento pubblico), al fine di consentirci, un giorno, di ottenere quanto è nel nostro diritto. Infatti, i soldi sono stati incassati dalla Regione grazie ad una mostra da noi organizzata e il Suo decreto, guarda caso datato solo ieri, dimostra che è arrivata al Suo assessorato solo l’eco delle nostre proteste ma non il contenuto delle nostre proposte.
Noi pretendiamo rispetto!
Le evidenziamo, come dovrebbe ben sapere, che c’è una legge in vigore nella Regione che Lei amministra: è la legge Regionale n.51 del 1995. In quel provvedimento sono indicate quattro istituzioni culturali, tra cui la Fondazione Piccolo, evidentemente ritenute meritevoli di un provvedimento ad hoc, destinatarie di previsioni legislative da anni regolarmente disapplicate dalla Regione Siciliana.
Orbene Signor Assessore, secondo il principio di legalità conosciuto a casa nostra, le Leggi si applicano o si abrogano. Non si ignorano. I suoi Uffici, da anni conoscono la problematica; abbiamo inviato numerose missive a proposito. Tutte regolarmente rimaste senza riscontro, con le quali sollecitavamo sostanzialmente l’applicazione di quelle norme. Si faccia dare il carteggio dai Suoi solerti funzionari o, se lo ritiene, glielo possiamo fare avere noi. Solo dopo che sarà sciolto questo nodo potremo decidere tutti insieme il futuro per la “casa del Gattopardo”, per quella Villa Piccolo che vuole continuare a rappresentare un faro di civiltà, bellezza, cultura e legalità per la nostra Sicilia.
Restiamo in attesa. Con i migliori saluti. Giuseppe Benedetto Aurelio Pes Andrea Pruiti Ciarello Alberto Samonà CdA Fondazione Piccolo
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