Il Premio gli è stato attribuito per la sua tesi di laurea dal titolo “Trasferimento d’azienda e appalti nell’ordinamento multilivello: tra problematiche aperte e possibili evoluzioni”. Per la sezione migliore tesi di dottorato la vincitrice è Federica Minolfi, grazie alla tesi dal titolo “La contrattazione collettiva aziendale in Europa”.
Marco Cuttone, laureatosi presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Catania, è un’altra eccellenza che si distingue all’interno del nostro panorama culturale. A LiveUnict parla del suo interesse per il Diritto del Lavoro e dell’importanza di rendere omaggio al professore Massimo D’Antona.
1. Perché fare una tesi incentrata sul Diritto del Lavoro?
L’idea di svolgere una tesi sul diritto del lavoro l’ho maturata sin dal secondo anno dell’Università, intorno al 2009. Sin dai primi approcci alla materia compresi la centralità e l’attualità che la materia riveste nel normale spiegarsi dell’ordine sociale e della vita quotidiana di tutti noi. Del resto, questa mia percezione è di semplice intuibilità, in quanto leggendo i quotidiani o guardando i TG raramente non si trovano discussioni o notizie che abbiano a che fare con il vasto mondo del lavoro. Gli ultimi anni, caratterizzati da una nuova centralità del problema della disoccupazione strutturale, mostrano come i problemi giuridici ed economici connessi al mondo del lavoro impegneranno i grandi dibattiti dei prossimi anni.
2. Quali punti hai trattato nella tua tesi e, secondo te, cosa ti ha permesso di raggiungere questo grande risultato?
La mia tesi ha trattato un argomento abbastanza specifico del mondo del lavoro, che ha assunto una centralità nel territorio catanese a seguito di una vicenda giurisprudenziale che nel corso di quegli anni aveva occupato la scena giurisprudenziale catanese. In particolare all’interno della giurisprudenza del lavoro nazionale è ancora in corso un dibattito circa l’applicabilità della normativa sul trasferimento d’azienda ai casi di successione d’appalto c.d. “labour intensive”, come ad esempio la successione nei servizi di pulizia tra differenti imprese private, sulla base della pubblicazione di successivi appalti. Ho tentato nella mia tesi di ricostruire progressivamente la normativa europea sul trasferimento d’azienda, cercando di evidenziare alcune “falle” della legislazione nazionale, che portano i giudici del lavoro nazionali ad accogliere interpretazioni difformi agli indirizzi provenienti dall’Unione Europea. Alla fine del lavoro ho tentato di utilizzare questo ragionamento complessivo per risolvere la vicenda giurisprudenziale locale, che ho definito nella mia tesi come “Caso Catania”. Credo che la Commissione abbia apprezzato l’originalità del mio tentativo di risolvere una soluzione locale con un ragionamento che parte dalla legislazione sovranazionale. Solitamente le tesi di laurea in materie giuridiche tendono a rappresentare una ricostruzione dell’esistente senza apportare novità sostanziali alla discussione in corso. Conscio di questa debolezza, ho cercato con la mia tesi di far incontrare il ragionamento ricostruttivo all’attualità e alla pratica. Questo premio sembra quantomeno riconoscermi di “averci provato”.
3. Cosa ti ha spinto a partecipare al Premio di Laurea dedicato alla memoria del professore Massimo D’Antona?
La partecipazione al premio D’Antona rappresentava un atto dovuto per me per una serie di motivi. Dapprima per il contesto in cui mi sono laureato, e per le persone che mi hanno seguito. Sia il contesto (Il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania), che le persone ( il Prof. Bruno Caruso mio relatore, e la dott.ssa Mariagrazia Militello, che mi ha seguito), hanno dei legami forti con la figura del compianto Professor D’Antona. Difatti il Professore D’Antona, per alcuni anni è stato docente di Diritto del Lavoro presso la nostra facoltà, contribuendo in prima persona, durante gli anni 80, al germogliare della scuola giuslavoristica catanese. Credo quindi che il mio piccolo lavoro non sarebbe potuto esistere senza le grandi intuizioni di Massimo D’Antona e senza i suoi forti legami affettivi con la terra catanese, tra tutti quello con il mio relatore Prof. Bruno Caruso. Ho dunque creduto che fosse doveroso partecipare a questo concorso che premia le migliori tesi nell’arco di un triennio. Questa volta, il riconoscimento è andato a un siciliano, e a un catanese.
4. Partecipare e vincere il premio D’Antona è un grande prestigio, cosa hai provato quando hai saputo di essere uno dei due vincitori?
Il premio Massimo D’Antona seleziona la migliore tesi di dottorato e la migliore tesi di laurea magistrale a livello nazionale svolta nell’arco di un triennio definito. Io ho avuto l’onore di vedermi attribuito il premio di migliore tesi di laurea magistrale nel triennio 2012/2014. Posso dirti con un pizzico di sincerità che anche questo premio condivide un difetto tipico italiano : la lentezza. Difatti, partecipai al concorso nel luglio 2014, e quando qualche giorno fa mi arrivò la comunicazione per un attimo ho tentennato nell’identificare di quale concorso stessimo parlando. Tale tentennamento è durato poco e ho immediatamente ricollegato, e a quel punto ho provato una grande gioia condivisa soltanto con le persone a me care e con i miei docenti. Ho evitato ogni forma di condivisione sui social network perché non amo la spettacolarizzazione del merito che in troppi praticano nel nostro paese. Credo che il merito e l’impegno possano alimentare la soddisfazione personale, a prescindere dalla costruzione di palcoscenici dove esibirli nel periodo immediatamente successivo. Credo che gli italiani perdano troppo tempo a cercare l’approvazione e il compiacimento altrui, piuttosto che concentrarsi sulla sostanza delle cose. Ciononostante, la notizia ha iniziato a girare ed eccoci qui con questa intervista!
5. Quali sono i progetti per il tuo futuro?
I miei progetti per il futuro sono legati alla doppia attività che sto cercando di portare avanti dal giorno successivo alla laurea ottenuta nel 2012. Da quel momento ho continuato a coltivare la mia passione per la ricerca scientifica intraprendendo il Dottorato di ricerca in Diritto del Lavoro europeo che mi accingo a concludere con la consegna di una nuova tesi, questa volta di dottorato, e questa volta ben più impegnativa rispetto a quella per la quale ho ricevuto il premio D’Antona. La ricerca per questa tesi mi ha portato a trasferirmi per un periodo in Belgio, presso l’Università di Leuven , dove ho svolto un periodo di visiting researcher. Sono da poco rientrato in Sicilia, dove cerco nel frattempo di ottenere l’abilitazione alla professione forense per non distogliere lo sguardo dalla “praticità” del diritto del lavoro. Per adesso mi trovo alla conclusione di questi due percorsi, e al futuro cerco di non pensare troppo.
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