Il primo raccolto di cannabis terapeutica completamente prodotto in Italia è pronto. Adesso bisogna soltanto aspettare le ispezioni e l’eventuale via libera da parte dell’Aifa.
Lo riferisce all’agenzia di stampa AdnKronos Domenico Cotroneo, rappresentante sindacale dello Stabilimento:
«Siamo ancora in fase sperimentale. Abbiamo ultimato il raccolto di 80 piante e stiamo eseguendo le analisi, in attesa che i ministeri competenti ci indichino come avviare la distribuzione alle farmacie ospedaliere di tutto il territorio italiano, a seconda delle richieste».
La coltivazione è avvenuta in una piccola serra di circa 17 metri quadrati, con superficie coltivabile di soltanto 8 metri quadrati. Si è trattato di un ambiente completamente artificiale, con una temperatura tra i 20 e i 30°C e cicli di illuminazione simili a quelli solari, ottenuti tramite particolari lampade a luce gialla e aria filtrata; la raccolta è effettuata da addetti attrezzati di guanti, cuffie e mascherine, che staccano i fiori dai rametti, li triturano e li pesano, per poi infilarli nei sacchetti. Scopo di queste meticolose procedure e misure di sicurezza è quello di ridurre al minimo le contaminazioni, per arrivare ad un prodotto farmaceutico “standardizzato“, ossia dotato di una determinata quantità di principio attivo per grammo. Le tecnologie e le tecniche di coltivazione adottate hanno così permesso di produrre piantine di qualità superiore, con 130 grammi di principio per unità di prodotto contro i 30 grammi delle normali coltivazioni.
La cannabis nei sacchetti viene poi essiccata e portata al reparto farmaceutico, dove, sempre in assenza di contaminazioni, viene pesata ed inserita all’interno dei flaconi. Essi saranno destinati principalmente ai malati di SLA, cancro ed AIDS, e la cannabis prodotta andrà assunta sciogliendola in acqua come fosse un tè, con la possibilità, avanzata dallo stesso Cotroneo, di poter sintetizzare, nel prossimo futuro, dei farmaci a base di cannabis, ma anche oli e prodotti per aerosol.
Ora che la fase pilota di sperimentazione si è conclusa, tutto sarà nelle mani dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, che avrà il compito di ispezionare i laboratori dello Stabilimento per verificare l’intero processo, per poi procedere a fornire un’eventuale autorizzazione alla produzione. Se ciò avvenisse, lo stabilimento di Firenze sarebbe già pronto a dotarsi di serre più ampie, tali da permettere un raccolto di un centinaio di chilogrammi l’anno, pari a circa il doppio dell’attuale fabbisogno nazionale. Tutto ciò comporterebbe un risparmio piuttosto vantaggioso per il nostro Paese e per i consumatori di cannabis terapeutica. Essa, infatti, è stata fino ad oggi importata dall’Olanda in forniture annuali da 50-60 chili, dal costo di 7-9 euro al grammo, che però lievitano a 35-40 euro al grammo una volta che il prodotto è arrivato in farmacia. L’autoproduzione, invece, permetterebbe di limitare il costo a circa 15 euro al grammo ed evitare le attuali forniture a singhiozzo.
Il fabbisogno nazionale del resto è evidente, se si considera che sono già 12 le Regioni che hanno approvato delle leggi sull’uso della cannabis terapeutica e questo numero sta rapidamente crescendo. Anche i medici, di fronte ad uno scenario di autoproduzione, sarebbero più disponibili a questa opzione terapeutica, così discussa e ancora sede di troppe polemiche.
E’ molto diffuso, infatti, il pensiero ed il timore, sia fra i detrattori ma anche fra i sostenitori dell’uso della cannabis terapeutica, che il via libera all’uso in terapia, possa essere un primo passo verso una vera e propria liberalizzazione delle droghe leggere.
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