Il primo raccolto di cannabis terapeutica completamente prodotto in Italia è pronto. Adesso bisogna soltanto aspettare le ispezioni e l’eventuale via libera da parte dell’Aifa.

Era il 18 settembre 2014 quando, presso il Ministero della Salute, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, e quello della Difesa Roberta Pinotti, firmarono un accordo di collaborazione per l’avvio di un progetto pilota volto alla produzione nazionale di cannabis terapeutica. Non molto dopo quella data, prese avvio la fase operativa: venne costituito un gruppo di lavoro e la produzione, autorizzata presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, cominciò il 20 marzo 2015, con la coltivazione delle piantine, pervenute dal Cra-Cin (Centro di ricerca per le colture industriali) di Rovigo . Oggi, a neanche un anno di distanza, è pronto il primo raccolto, ed i flaconi, contenenti ognuno 5 grammi di cannabis purissima, essiccata e macinata, sono pronti per essere etichettati.
Lo riferisce all’agenzia di stampa AdnKronos Domenico Cotroneo, rappresentante sindacale dello Stabilimento:

«Siamo ancora in fase sperimentale. Abbiamo ultimato il raccolto di 80 piante e stiamo eseguendo le analisi, in attesa che i ministeri competenti ci indichino come avviare la distribuzione alle farmacie ospedaliere di tutto il territorio italiano, a seconda delle richieste».

La coltivazione è avvenuta in una piccola serra di circa 17 metri quadrati, con superficie coltivabile di soltanto 8 metri quadrati. Si è trattato di un ambiente completamente artificiale, con una temperatura tra i 20 e i 30°C e cicli di illuminazione simili a quelli solari, ottenuti tramite particolari lampade a luce gialla e aria filtrata; la raccolta è effettuata da addetti attrezzati di guanti, cuffie e mascherine, che staccano i fiori dai rametti, li triturano e li pesano, per poi infilarli nei sacchetti. Scopo di queste meticolose procedure e misure di sicurezza è quello di ridurre al minimo le contaminazioni, per arrivare ad un prodotto farmaceutico “standardizzato, ossia dotato di una determinata quantità di principio attivo per grammo. Le tecnologie e le tecniche di coltivazione adottate hanno così permesso di produrre piantine di qualità superiore, con 130 grammi di principio per unità di prodotto contro i 30 grammi delle normali coltivazioni.
La cannabis nei sacchetti viene poi essiccata e portata al reparto farmaceutico, dove, sempre in assenza di contaminazioni, viene pesata ed inserita all’interno dei flaconi. Essi saranno destinati principalmente ai malati di SLA, cancro ed AIDS, e la cannabis prodotta andrà assunta sciogliendola in acqua come fosse un tè, con la possibilità, avanzata dallo stesso Cotroneo, di poter sintetizzare, nel prossimo futuro, dei farmaci a base di cannabis, ma anche oli e prodotti per aerosol.


Ora che la fase pilota di sperimentazione si è conclusa, tutto sarà nelle mani dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, che avrà il compito di ispezionare i laboratori dello Stabilimento per verificare l’intero processo, per poi procedere a fornire un’eventuale autorizzazione alla produzione. Se ciò avvenisse, lo stabilimento di Firenze sarebbe già pronto a dotarsi di serre più ampie, tali da permettere un raccolto di un centinaio di chilogrammi l’anno, pari a circa il doppio dell’attuale fabbisogno nazionale. Tutto ciò comporterebbe un risparmio piuttosto vantaggioso per il nostro Paese e per i consumatori di cannabis terapeutica. Essa, infatti, è stata fino ad oggi importata dall’Olanda in forniture annuali da 50-60 chili, dal costo di 7-9 euro al grammo, che però lievitano a 35-40 euro al grammo una volta che il prodotto è arrivato in farmacia. L’autoproduzione, invece, permetterebbe di limitare il costo a circa 15 euro al grammo ed evitare le attuali forniture a singhiozzo.
Il fabbisogno nazionale del resto è evidente, se si considera che sono già 12 le Regioni che hanno approvato delle leggi sull’uso della cannabis terapeutica e questo numero sta rapidamente crescendo. Anche i medici, di fronte ad uno scenario di autoproduzione, sarebbero più disponibili a questa opzione terapeutica, così discussa e ancora sede di troppe polemiche.

E’ molto diffuso, infatti, il pensiero ed il timore, sia fra i detrattori ma anche fra i sostenitori dell’uso della cannabis terapeutica, che il via libera all’uso in terapia, possa essere un primo passo verso una vera e propria liberalizzazione delle droghe leggere.

Daniele Di Stefano

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