Dicevamo infatti che “tutti possono scrivere, ma non tutti pubblicare”. Se avete dunque superato le vostre paure iniziali e siete finalmente pronti a tirare fuori le vostre “opere d’arti” per sottoporle al rigoroso giudizio degli editori, cosa bisogna fare all’atto pratico? Chiaramente non esiste una regola fissa da applicare, generalmente, sulla base della mia personale esperienza, e di altri colleghi di penna, vi indichiamo quelli che sono stati i primi passi e i fondamentali per la realizzazione di una pubblicazione.
Prima di rivolgersi all’editore, dobbiamo essere certi che il materiale a nostra disposizione, da voler sottoporre a revisione, sia nelle migliori condizioni. Gli aspetti caratteristici da attenzionare sono: le regole grammaticali, la battitura del testo e la sua impaginazione editoriale.
Per quanto sia stato letto e riletto, inevitabilmente il testo conterrà comunque un certo numero di errori di battitura, se non grammaticali. Ovviamente, un romanzo che vale non verrà scartato a priori per qualche erroraccio ma, come dice il proverbio, anche l’occhio vuole la sua parte. Quindi per quanto possa essere alto il valore, trovare un romanzo zeppo di orrori dal punto di vista grammaticale non è proprio un piacere per l’editore. Per questo può essere utile il supporto di un vostro amico, parente, conoscente fidato che legga contemporaneamente ma separatamente il vostro manoscritto e individui dal suo punto di vista possibili errori.
E’ utile ricordare la scelta di un carattere non troppo piccolo, e non troppo ricercato, per facilitare la lettura del testo. Anche il poter presentare il testo in esame in un formato quanto più possibile vicino a quello di un libro aumenta notevolemente l’appetibilità del vostro lavoro.
Una volta “impupato” nel migliore dei modi, occorre dedicarsi alla preparazione di un ulteriore materiale che affiancherà il vostro manoscritto. Molti editori richiedono allegato al testo del romanzo da pubblicare una breve sinossi, ossia una specie di misto tra una recensione, un riassunto, e una presentazione. E’ fondamentale questa documentazione perché è il vostro biglietto da visita: è proprio sulla base di questo materiale che gli editori decideranno se dar seguito al vostro manoscritto o cestinarlo senza averlo aperto.
Decidere chi contattare e in che modo risulta essere una delle imprese più ardue, dopo ovviamente la stesura del libro. Una delle regole fondamentali è non chiudersi a priori dei possibili portoni, non trascurare nessuna possibilità ed essere sicuri del valore della propria opera è importantissimo. Non sottovalutatevi ma valutate anche la possibilità di inviare una copia a grosse case editrici. Molti di queste, per esempio, non danno sempre la possibilità a tutti di pubblicare ma lasciate che siano loro ad effettuare la selezione, non voi. Ognuno è una possibilità in più! Contattatene dunque più di tre e assicuratevi che abbia un minimo livello di affidabilità. Come contattarle? Chiaramente scegliete l’opzione a voi più congeniale attenendovi alle soluzione a voi più vantaggiose dal punto di vista economico, di tempo e di efficacia. Le tre modalità di contatto più veloce sono la lettera postale, il fax o email. La lettera postale va usata per contattare gli editori più grossi e tradizionali. Il fax può essere utilizzato con successo per la maggior parte dei piccoli editori. Se il numero di telefono coincide con quello di fax poi, potete star certi che i vostri due fogli finiranno nelle mani giuste. L’e-mail, infine, va utilizzata soltanto in ultima analisi, magari se quel canale di comunicazione con l’editore è stato già provato in altre occasioni.
Quanto aspettare prima di avere delle risposte? I primi a rispondere saranno senz’altro gli editori che pubblicano col contributo degli autori. Poi pian piano risponderanno gli altri, quelli che vi diranno che il vostro lavoro “non rientra nei loro programmi editoriali” e infine quelli che vi chiederanno in lettura il libro. Ma quanto altro tempo prima di un vero responso? Chiaramente la cosa è soggettiva: dipende dalla casa editrice. In genere si va da un minimo di sei mesi fino a casi in cui una risposta, positiva o negativa che fosse, non è giunta prima di un paio d’anni! L’importante è non farsi scoraggiare e non mollare. I tempi lunghi sono prevedibili dal momento che alcuni editori ricevono tantissimi mail al giorno.
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