Oggio alle 18, nell’aula magna “Santo Mazzarino” del Monastero dei Benedettini, sarà inaugurata la mostra “La guerra… io dico la Guerra. Metafore belliche nei cartelli della Marionettistica fratelli Napoli (1839-1915)” che costituisce il primo evento culturale organizzato all’interno della convenzione fra l’Ateneo e la ditta dei maestri pupari catanesi.
Si tratta di un appuntamento importante e suggestivo, inserito nel cartellone della rassegna “Porte aperte all’Università”, che consentirà di ammirare per la prima volta documenti inediti che testimoniano la complessità strutturale dell’identità del nostro territorio.
La mostra a cura di Alessandro Napoli e Simona Scattina, allestita nelle Cucine del Monastero dei Benedettini, sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19, il sabato solo mattina fino al 25 luglio e si avvarrà della collaborazione di Officine Culturali che partecipa all’allestimento e alla divulgazione informata dei suoi contenuti.
All’inaugurazione, alla quale parteciperanno il rettore Giacomo Pignataro e il direttore del dipartimento di Scienze umanistiche Giancarlo Magnano San Lio, interverranno le docenti Lina Scalisi e Stefania Rimini promotrici della convenzione, e Alessandro Napoli. Seguirà la Proiezione del documentario realizzato da Simona Sortino e Gaetano Tribulato “I colori della battaglia. Le storie dipinte dei fratelli Napoli”.
L’Opera dei Pupi, uno dei fenomeni più rilevanti lungo il percorso di costruzione della nostra tradizione identitaria, affonda da sempre le radici nel sangue di duelli e scorribande, ed è votata allo scarto fra realtà e finzione. La mostra intende restituire ai visitatori una serie di pregevoli materiali iconografici realizzati all’interno della tradizione artistica dei Fratelli Napoli, che ci suggeriscono di tornare a riflettere sul motivo della guerra intesa come dispositivo metaforico d’interpretazione del mondo.
Il percorso espositivo si snoda secondo un itinerario cronologico che coniuga frammenti diegetici provenienti da cicli di diversa provenienza, tenuti insieme dal filo rosso della battaglia e dell’onore. Si parte dalle vicende di Troia come archetipo narrativo di ogni guerra e di ogni ideale eroico sotteso a essa; si passa poi agli effetti dell’imperialismo coloniale delle potenze europee e alla questione balcanica, che trovano ampi riflessi nell’Erminio della Stella d’Oro, forse il più bel ciclo rappresentativo dell’Opira catanese, e si giunge infine al cartello pilota di tutta la mostra, che ritrae un momento della campagna degli italiani in Libia durante il Primo conflitto mondiale: in questa immagine la tensione del duello finalmente si placa e cede il passo alla pietà.
Il discorso disegnato dai cartelli di Rosario e Natale Napoli testimonia la vivacità del clima culturale della Catania di Otto e Novecento, la curiosità degli spettatori chiamati a rivivere la foga dei combattimenti, e contestualmente ci ricorda quanto l’Opera dei Pupi abbia nutrito l’immaginario popolare, dispensando modelli di virtù e compassione. Grazie agli intrecci fra mito e verità storica, l’epica delle marionette ci ricorda che l’arte può e sa reagire alle offese del presente.
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