Mi sono sentita davvero vecchia, l’altra sera, quando una bambina di 11 anni mi ha chiesto: “ Ma tu ce l’avevi la Lim a scuola? “. In realtà non sapevo nemmeno cosa fosse la L.I.M, per questo avevo pensato di aver capito male…
Per chi come me, non la conosceva, la L.I.M. ( acronimo di“ lavagna interattiva multimediale “) altro non è che l’evoluzione della vecchia superficie nera di pietra d’ardesia, dove si scriveva col gessetto bianco e dietro cui, in passato, le maestre “ nascondevano “ gli alunni in punizione. Questa nuova superficie, anche definita “ lavagna elettronica “ , oltre alle consuete opzioni di scrittura, disegno e scarabocchi, permette di visualizzare files, come un vero e proprio computer. Questa è solo un esempio delle tecnologie che sono entrate in alcune scuole della nostra città e del nostro Paese. Diciamo che ultimamente scuola e tecnologia “ camminano sempre più a braccetto “: il mondo esterno è sempre più informatizzato e tutto per velocizzare e semplificare ogni aspetto della nostra esistenza. Quindi, perché non rendere più tecnologica anche la scuola?
L’idea nasce dalla necessità di rendere la scuola più moderna e competitiva: l’immagine di una scuola non solo teorica, ma anche pratica. È l’idea di “ scuola-laboratorio “ dove il momento dell’apprendimento e della “ messa in pratica “ coincidono, e si impara, facendo ( cd. “ learning by doing “ ). Con l’ausilio delle nuove tecnologie, ci si propone di creare le “ flipped classroom” ( “ lezioni capovolte “ ). Questo sistema, stravolge l’ordinario modo di fare scuola: non più “ lezioni frontali “ tra docente dietro la cattedra e studente dietro il banc , né studio individuale a casa ed interrogazioni in classe. Con tale nuovo metodo di didattica, ci si propone di lasciare che, in casa, lo studente lavori in piena autonomia, con i mezzi condivisi dai professori durante le lezioni ( testi, video e podcast ), mentre, in classe, si vuole che l’alunno svolga esercizi pratici, riportando quanto appreso nelle ore in casa. Qui l’insegnante, finisce per non essere più solo “ diffusore di conoscenza e cultura “, ma anche vera e propria guida nella fase di apprendimento attivo dello studente.
I vantaggi di un apprendimento del genere, sono stati indicati dai professori che hanno fatto un’esperienza di questo tipo :
- Portatilità;
- Velocità e facilità d’accesso alle risorse;
- Maggiore personalizzazione ed individualizzazione dell’apprendimento, stimolo alla creatività ed indipendenza dello studente;
- Soddisfazione immediata di studenti e famiglie.
- Possibilità di concentrarsi di più sugli studenti in difficoltà, durante le ore in classe;
- Maggiore coinvolgimento, attenzione e motivazione degli studenti.
Ovviamente non mancano gli svantaggi e le opinioni di chi è contrario all’utilizzo di tecnologie in classe. Spesso tablet e smartphone, vengono visti come fonte di distrazione, pericolosi, specie per i più piccoli che si “ lasciano inghiottire “ dal mondo di internet ed in particolare dei social network. Si pensa che lasciare che gli studenti siano liberi di accedervi in classe possa risultare controproducente ai fini dell’insegnamento. Inoltre, non bisogna dimenticare che, se un giorno davvero si abbandonasse il vecchio modello di lezione, in favore delle “ lezioni capovolte “, si dovrebbe riformare per intero il sistema scolastico, nonché organizzare training per i docenti. Le competenze informatiche, diverrebbero inoltre, una skill necessaria a chi si accingesse ad intraprendere la carriera di insegnante.
In Italia, ancora siamo ben lontani da una tale concezione di scuola e gli istituti che la adottano sono davvero pochissimi. Nel 2014 è però nata la prima associazione di docenti che praticano la didattica capovolta, la “Flipnet”. Le rivoluzioni iniziano sempre da pochi e poi si espandono a macchia d’olio, se hanno presa. Chissà che un giorno non si riesca a stravolgere il sistema scolastico, anche da noi!