Per la sua posizione geografica, l’Italia intera – ad eccezione della Sardegna – è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. La Penisola italiana si trova infatti nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, e pertanto è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia. Lo conferma, del resto, la frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e dall’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto.
Eppure, chi parla di prevenzione dei terremoti, in Italia, spesso viene considerato un menagramo. E vengono ancora bollati come “cassandre” quegli studiosi che, da anni ormai, avvertono l’opinione pubblica o la classe politica del nostro Paese dei rischi a cui sono soggetti le popolazioni, gli edifici o l’enorme patrimonio storico e architettonico italiano, se si verificasse un evento sismico come quelli avvenuti soltanto nell’ultimo mezzo secolo.
Dei catastrofici effetti dei terremoti, invece, si parla per giorni e giorni, dopo che sono avvenuti. Le immagini dei telegiornali scavano tra le macerie, raccontano il dolore dei sopravvissuti e di chi ha perso tutto. Si scatena la caccia mediatica o giudiziaria ai responsabili di tanti disastri; si stanziano milioni di euro per i lavori di ricostruzione; si recita la litania della prevenzione che, “se fosse stata fatta per tempo, avrebbe certamente permesso di evitare tutto questo”.
Finché l’argomento non perde l’onore delle cronache, e torna nel dimenticatoio: senza che però si faccia realmente nulla per scongiurare nuove catastrofi. Perché la storia recente ci dimostra che, per tanti motivi – scaramantici o interessati -, a differenza di altre realtà, in Italia non si è sviluppata un’efficace cultura della convivenza con il rischio sismico.
Non sono state realizzate le analisi di microzonazione sismica, né ci si è preoccupati di recuperare e consolidare tutta quella parte del patrimonio edilizio ed architettonico esistente (che poi è la principale responsabile dell’elevato rischio sismico delle nostre città). Né, infine, si è sviluppata una convinta politica di pianificazione territoriale finalizzata a mitigare il rischio sismico urbano. E ciò anche per via dei tradizionali meccanismi dei mercati fondiari ed edilizi, attorno ai quali hanno ruotato sempre motivi di irresponsabile parassitismo a tutte le scale, riflessi nelle scelte e nelle prassi dei decisori. Insomma, nessuno finora è intervenuto per rendere più sicuro il nostro Paese e i suoi abitanti, attraverso quella che sarebbe l’unica vera grande opera italiana.
Radio Zammù, la radio dell’Università di Catania, in collaborazione con il Centro di iniziative e studi per la prevenzione antisismica dedicato al professor Giovanni Campo, non vuole invece mettere la testa sotto la sabbia. Per questo motivo, a partire da lunedì 26 gennaio alle 15, sulla frequenza dei 101 in fm e tramite il sito internet www.radiozammu.it, andrà in onda il programma “Terremoto. Il giorno prima”: una trasmissione che parla di terremoti e di prevenzione attraverso un ciclo di sei puntate, che mira a fare informazione corretta e a diffondere la cultura della prevenzione, senza allarmismi.
La radio dell’Ateneo, che dal 1° gennaio è affidata al coordinamento dell’associazione Catania Lab e ala gestione tecnica del gruppo Radio Amore, si intesta perciò una coraggiosa operazione culturale, che non punta ai facili ascolti bensì a rinnovare il messaggio che è molto più utile lungimirante e conveniente occuparsi di questi argomenti prima che avvengano i terremoti, piuttosto che rassegnarsi a lasciare spazio alle recriminazioni, al dolore e alla conta dei danni, dopo gli eventi.
La scelta – altrettanto coerente – è quella di parlare di prevenzione partendo proprio da Catania, una delle città più studiate d’Italia sotto il profilo della pericolosità sismica, dove da decenni – sia nell’Università che nella società civile – è presente e attivo un pool di tecnici e “pensatori” che si battono per diffondere la cultura della mitigazione dei rischi, cercando incessabilmente un’interlocuzione con la classe politica.
L’obiettivo è però quello di parlare anche agli studenti delle altre radio universitarie d’Italia – dal Friuli all’Aquila, dagli atenei emiliani a quelli campani -, attraverso il network Raduni che favorisce gli scambi tra le varie realtà, valorizzando in tal modo i format prodotti in ciascuna delle radio d’ateneo. Perché nessuno può sentirsi realmente estraneo a tale argomento, come ci ricorda anche il breve racconto di alcuni dei terremoti più cruenti che introduce ogni puntata: dal Belìce all’Irpinia, dal Friuli all’Aquila, fino all’Emilia.
Nel corso di ciascuna delle cinque “Pillole di prevenzione civile”, gli studiosi coinvolti (i professori Stefano Gresta, Paolo La Greca, Ivo Caliò e gli esperti di protezione civile Paolino Maniscalco e Vito Baturi), affronteranno i vari aspetti del problema: dalla genesi dei terremoti alle tecnologie impiegate per rendere più sicuri gli edifici, dalla nuova frontiera dell’urbanistica antisismica al ruolo della protezione civile, fino ai consigli per mettere in sicurezza la propria abitazione.
E’ stata inoltre realizzata una puntata speciale con Sergio Bianchi, padre di Nicola, tra i numerosi studenti morti sotto le macerie dell’Aquila e presidente dell’Avus, l’associazione dei familiari delle vittime universitarie del sisma del 6 aprile 2009, che illustra alcune delle iniziative messe in cantiere per favorire la diffusione della cultura della prevenzione antisismica.
Terremoto. Il giorno prima è un programma di Radio Zammù, realizzato in collaborazione con il Centro di iniziative e studi per la prevenzione antisismica Giovanni Campo. La Regia e montaggio è di Roberto Sammito ed Emilia Greco. Il racconto dei terremoti è curato da Debora Borgese, Leonardo Di Stefano, Benedetta Intelisano, Vittoria Marletta e Barbara Oliveri. Voce di Laura Rondinella. Hanno collaborato per la documentazione e i testi Valentina Bacciulli, Francesca Calà e Roberta Garofalo. Coordinamento e interviste di Mariano Campo.
Ecco il programma del ciclo di puntate che verranno trasmesse:
1° puntata “Alla radice dei terremoti” – lunedì 26 gennaio 2015 – ore 15
Per la sua posizione geografica, l’Italia intera – ad eccezione della Sardegna – è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. La sismicità della Penisola italiana è dovuta al fatto di trovarsi nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica, e pertanto è sottoposta a forti spinte compressive, che causano l’accavallamento dei blocchi di roccia.
Del resto ciò è confermato dalla frequenza dei terremoti che hanno storicamente interessato il suo territorio e dall’intensità che alcuni di essi hanno raggiunto.
Radio Zammù inaugura il suo ciclo di sei “Pillole di prevenzione civile” partendo proprio dalla genesi e dalla natura dei terremoti che riguardano il nostro Paese, illustrate dal presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il professor Stefano Gresta, sismologo dell’Università di Catania.
La puntata si apre con un breve ricordo del terremoto del Belìce, curato da Barbara Oliveri.
2° puntata “Edifici che resistono” – mercoledì 28 gennaio 2015 – ore 15
A differenza di quanto si crede, i terremoti raramente uccidono. Ciò che invece genera effetti letali è la mancanza di prevenzione e di conoscenza dei rischi, così come l’incuria e la cattiva manutenzione delle strutture che ci ospitano.
La seconda puntata di “Terremoto. Il giorno prima” è dedicata quindi all’illustrazione di quelle tecniche che consentono di costruire edifici che resistono ai terremoti, o di renderli meno vulnerabili. Grazie alla tecnologia – spiega il prof. Ivo Caliò, docente di Scienza delle Costruzioni nell’Università di Catania – oggi siamo in grado di realizzare strutture edilizie antisismiche in grado di salvare “il contenuto”, ossia le vite delle persone ospitate negli edifici soggetti ad eventuali scosse, ma anche i “contenitori”, gli edifici stessi. In Giappone o in California, ad esempio, questo avviene da anni, grazie ad una diffusa cultura della convivenza con i terremoti. E in Italia?
L’intervista è preceduta da una scheda sul terremoto dell’Irpinia, curata da Debora Borgese.
3° puntata “La città antisismica” – venerdì 30 gennaio 2015 – ore 15
Nella gran parte del Pianeta la vita dell’uomo si svolge principalmente nelle strutture urbane, ma la concentrazione di popolazione nelle città non è tuttavia sinonimo di sicurezza, anzi. Osservando il comportamento delle strutture insediative, quando sono sottoposte a condizioni di stress quotidiano, emerge infatti subito la loro esposizione ai rischi provenienti da fattori esterni, come ad esempio degli eventi sismici.
Per questo, si sta pian piano affermando la necessità di ricorrere alle analisi urbanistiche per prevenire e mitigare i rischi ambientali e proporre una migliore organizzazione degli insediamenti umani, riducendo così danni e sofferenze ulteriori, potenzialmente indotti dal cattivo funzionamento del complessivo sistema urbano.
Della progettazione della “città antisismica” ci parla il professor Paolo La Greca, ordinario di Pianificazione territoriale e urbanistica dell’Università di Catania. In apertura, la scheda di Leonardo Di Stefano ci racconta la storia del terremoto del Friuli.
4° puntata “Cittadini protetti?” – lunedì 2 febbraio 2015 – ore 15
La quarta puntata di “Terremoto. Il giorno prima” sofferma la sua attenzione su uno dei fattori che acquisiscono visibilità soprattutto dopo che gli eventi sismici sono avvenuti: la Protezione civile.
Per legge, il compito attribuito al dipartimento nazionale è innanzitutto quello tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Ma sono assegnate alla protezione civile anche quelle attività volte alla previsione e prevenzione dei vari tipi di rischio, quali ad esempio le esercitazioni finalizzate a verificare e testare i modelli organizzativi d’intervento in emergenza o le prove di soccorso.
Con l’esperto Paolino Maniscalco, geologo e già assessore alla Protezione civile del Comune di Catania, guardiamo in particolare proprio a questi ultimi aspetti, sottolineando in tal modo il valore della “Prevenzione civile”.
L’intervista è introdotta dal ricordo del recente terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna, nella ricostruzione di Benedetta Intelisano.
5° puntata “Io non rischio” – mercoledì 4 febbraio 2015 – ore 15
Il sistema più efficace per difendersi da un pericolo è conoscerlo. Questo vale per i rischi a cui è soggetto il proprio territorio, la propria città, gli edifici che giornalmente ci ospitano: la scuola che frequentiamo, il posto di lavoro nel quale ci rechiamo, la nostra stessa casa.
Ma quanti di noi conoscono o intuiscono i rischi che si nascondono, ad esempio, all’interno delle case?
Il “nido” per antonomasia è generalmente reso accogliente, comodo, funzionale. Ma può trasformarsi in una pericolosa trappola quando è sottoposto alle oscillazioni di una scossa sismica, a causa degli arredi o degli stessi oggetti.
Con Vito Baturi, disaster manager e volontario della Protezione civile, scopriamo tutte quelle situazioni che, in caso di terremoto, possono rappresentare un pericolo concreto per i cittadini che non attuano per tempo un efficace piano di prevenzione, fatto di norme comportamentali e di accorgimenti di autotutela, a partire dal proprio luogo di residenza.
In apertura, il ricordo del terremoto dell’Aquila, nel racconto di Vittoria Marletta.
6° puntata “Studenti sotto le macerie” – venerdì 6 febbraio 2015 –ore 15
Preceduto da una lunga serie di scosse, la notte del 6 aprile 2009 un terremoto di magnitudo 6,3 Richter colpì il territorio abruzzese e ampia parte dell’Italia centrale, con conseguenze devastanti.
Il bilancio finale del sisma aquilano fu di 308 morti e 1.178 feriti tra italiani e stranieri e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati. Quella maledetta notte crollò anche una parte della Casa dello studente dell’Aquila, ma rimasero sotto le macerie anche altri 55 studenti universitari fuori sede, che occupavano temporaneamente abitazioni private in affitto.
Nicola Bianchi, 23 anni, iscritto al secondo anno di Scienze biotecnologiche, era uno di questi. Suo padre, Sergio Bianchi, il geologo Michele Orifici e il giornalista della Rai Umberto Braccili, autore del libro “Macerie dentro e fuori”, ci fanno rivivere in questa puntata la terribile esperienza del sisma dell’Aquila e le iniziative promosse dall’Avus, l’associazione delle vittime universitarie del terremoto aquilano, sorta per tenere vivo il ricordo dei ragazzi scomparsi e per promuovere la tutela e la sicurezza degli studenti universitari con iniziative mirate alla prevenzione antisismica
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