Care studentesse e cari studenti,
colleghe e colleghi docenti,
membri del personale tecnico-amministrativo e collaboratori,
si conclude per il nostro Ateneo un anno difficile a causa della situazione generale dell’università italiana, ma ricco di scommesse e opportunità; un anno in cui abbiamo iniziato a mobilitare e liberare le energie migliori della nostra comunità accademica, affrontando alcuni dei nodi strutturali e dei problemi annosi, ma anche iniziando a raccogliere i frutti di un’azione di qualità.
Colgo dunque l’occasione degli auguri di buon Natale e buon anno per annunciarvi che giorno 11 dicembre il MIUR ha reso note le valutazioni dei Piani di programmazione triennale e i finanziamenti accordati: all’Università di Catania sono stati assegnati 3.725.500 euro, sui 4.155.000 previsti dal piano. Abbiamo cioè ottenuto l’89,66% di quanto richiesto. La quota attribuita al nostro Ateneo rappresenta il 2,64% di quanto erogato agli atenei statali. È un ottimo risultato, in assoluto tra i migliori nel panorama nazionale, che ci consentirà di finanziare le importanti riforme necessarie al rilancio dell’Ateneo, quella della didattica in testa. Quasi contemporaneamente, il 18 dicembre, si è avuta conferma che nel FFO 2014 le tre università siciliane hanno subito una decurtazione di circa tredici milioni di euro (meno 2,59%, pari a circa 4.300.000 euro, per l’Università di Catania). Ciò è il risultato del maggior peso della quota premiale, basata per il 90% sui risultati della VQR 2004-2010, e del fatto che l’introduzione del costo standard per studente ci penalizza perché esso viene calcolato soltanto sugli studenti in corso. D’altra parte la riduzione del FFO sarebbe stata maggiore se non fosse stata accolta la mia proposta di riconoscere il differenziale di potenziale contributivo studentesco tra le aree territoriali del Paese che, per Catania, varrà a regime un importo pari a oltre 400 euro per studente in corso. Per il 2014, questo meccanismo ci ha consentito di recuperare circa 1,5 milioni di euro.
Troppi continuano a pensare che, in una fase grave e prolungata di recessione economica, non ci si possa permettere il lusso di destinare fondi rilevanti al sistema universitario. Rimane perciò molto da discutere sull’applicazione di questi parametri ed è bene non rinunciare a contrastare la propensione autolesionistica a limitare gli investimenti in ricerca, formazione e innovazione. Mi auguro tuttavia che i numeri che ho richiamato non siano considerati d’interesse soltanto degli addetti ai lavori. Non possiamo più sottovalutare quello che è stato fatto e quanto – con coraggio, responsabilità e passione – ci resta da fare. L’eccellente risultato del Piano di programmazione, valutato per i suoi aspetti qualitativi, deve spingerci a utilizzare le risorse acquisite per migliorare la qualità della ricerca e dell’offerta formativa superando i deficit accumulatisi negli anni.
In tempi difficili le azioni di rinnovamento e di riorganizzazione sono improcrastinabili. Nessuna delle delibere d’indirizzo approvate dagli organi collegiali potrà essere ignorata, il rettore garantisce che esse saranno applicate con la massima fermezza. Mi riferisco in particolare alla radicale revisione dell’impianto amministrativo per accrescere la sua efficienza e all’assegnazione di personale per il buon funzionamento dei Dipartimenti, alle azioni per il miglioramento della didattica, all’attuazione delle misure sui capisaldi strategici della ricerca e dell’internazionalizzazione. Il mio auspicio per il 2015 è che il percorso di rinnovamento, condiviso e non più rinviabile, ci porti a essere un’università sempre meno autoreferenziale e sempre più a misura dei suoi doveri nei confronti del territorio e nei confronti dei propri studenti.
All’intera comunità accademica – studentesse e studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo – un caloroso e affettuoso augurio di un sereno Natale e di un buon inizio del nuovo anno.
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