Il siciliano è particolarmente legato alle tradizioni culinarie: per lui il cibo è non solo una fonte di energie ma un momento di condivisione e amicizia, un vero e proprio piacere, tanto da non mandar giù un pasto veloce. Ma, oltre a questo, quali sono le cose che lo infastidiscono di più?
La cucina light e, ancor peggio, quella vegana!
Una delle principali fonti di vita per un siciliano è la tavola e, per mai nessuna ragione, potrebbe rinunciare a quel sapore mediterraneo che la caratterizza, a costo di assumere qualche caloria in più. Quindi mai presentare un piatto di parmigiana con rinsecchite melanzane grigliate, tantomeno avere a tavola un erbivoro che non manda giù il famosissimo ragù della nonna. In fondo la cucina è uno dei pochi piaceri della vita e i siculi lo hanno capito bene!
Il cibo tradizionale cucinato male.
Se è un colosso del mezzogiorno tale deve rimanere, per questo, deve essere fatto come Sicilia comanda! Mai azzardarsi a improvvisare arancini insapori né mangiare cannoli con la crema. Per il benvoluto cannolo fritto esiste solo la ricotta! E la frutta? Quella va mangiata fresca, appena raccolta e possibilmente del proprio orto. In fondo la Sicilia è la fonte principale di frutta fresca, perché non usufruirne?
Le tradizioni culinarie non rispettate.
Le superstizioni a tavola resistono imperterrite: incrociare le posate, poggiare il pane al rovescio o far cadere l’olio sono anteprime dei peggiori presagi mai visti da vita umana. Inoltre, data l’importanza della tavola e del cibo, segno di amicizia e condivisione, risulta essere poco educato presentarsi a mani vuote in quanto ospiti, nonostante le raccomandazioni del padrone di casa di non pensare a nulla. Infine mai parlare della cucina milanese in tavola di siculi, sarebbe l’affronto peggiore!
L’abbondanza.
Nella Trinacria la tavola è sempre piena fino all’orlo, figuriamoci i piatti! E gli stomachi non devono essere da meno, quindi non si butta via niente e non si rifiuta assolutamente il bis. Il culmine dell’abbondanza arriva tra gli scaffali del supermercato quando, il siciliano medio, acquista il cibo necessario per la sopravvivenza di una famiglia di cinque persone che andrà a vivere nel deserto per anni. Insomma, non esiste carrello che tenga! Abbondanza che si evidenzia poi anche nella tradizione di non mangiare legumi la domenica, perché simbolo di povertà.
Chiamare il cibo col suo nome.
Pangrattato? E cosa sarebbe? Nell’isola esiste solo “a muddìca”! Ma il dilemma peggiore riguarda gli arancini: qui la Sicilia si divide in Occidente , in cui il piatto tipico è rigorosamente femminile (“arancina”), e Oriente in cui l’arancina si trasforma in un maschile “arancino”!
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