Italiani e lingue straniere: un rapporto quasi conflittuale

Qual è il livello di conoscenza della lingua inglese posseduto da noi italiani? A che posizione della classifica si pone l’Italia? Una ricerca effettuata dall’EF Education First, una delle più rinomate organizzazioni internazionali per l’istruzione, attraverso un indice detto EPI (English Proficiency English), suddivide in ben 5 gruppi gli Stati del mondo, distinguendoli tra livello alto, buono, medio, basso e molto basso, e colloca l’Italia al 4° livello, dove all’interno della nostra categoria siamo addirittura al 32° posto, con una conoscenza pari al 50.97 %, seguiti solo da Francia e Turchia se ci manteniamo all’interno dei confini europei.

Il nostro  EPI del 54.01 rende evidente la differenza sostanziale con una di quelle nazioni che invece è stata inserita in vetta alla classifica, quale la Svezia, il cui EPI raggiunge il 68.91, e a cui segue immediatamente la Norvegia, insieme al resto dei paesi scandinavi.

Viene naturale chiedersi quali siano le cause e le conseguenze di una tale arretratezza, nonostante una percentuale piuttosto elevata di italiani, pari circa al 66,2 %, ritiene di conoscere la lingua straniera; ma nel momento in cui risulta necessario testare sul campo l’effettiva capacità, allora le cifre diminuiscono a vista d’occhio. Ed ulteriori differenze si possono individuare a seconda dall’area geografica interessata: il Nord-Est è la zona con la percentuale maggiore, dove spicca il Friuli Venezia Giulia (EPI 59.19), mentre la Sicilia rappresenta il fanalino di coda (EPI 50.65), insieme a Sardegna e Calabria.

Ovviamente un deficit simile, se paragonato alla preparazione degli altri Paesi, comporta una minore competitività sul mercato del lavoro, poiché la possibilità di comunicare con il resto del mondo rappresenta indubbiamente uno dei presupposti fondamentali per una crescita lavorativa nonché personale. In Italia, con una lieve differenza tra settore privato e pubblico, soltanto 3 dipendenti su 10 si reputano capaci di intrattenere una conversazione telefonica in inglese. Finché si rimane nell’ambito del primo, la scelta dell’assunzione dipende esclusivamente dalla discrezionalità del datore di lavoro, ma se l’impiego si inserisce nel settore delle pubbliche amministrazioni, per accedere alle quali previo concorso è spesso richiesto il requisito della conoscenza della lingua straniera, la mancata padronanza dell’inglese può rappresentare un ostacolo.

Il primo contatto che si ha con una lingua che non sia la propria è la scuola, ed è lì che dovrebbero porsi le basi per la costruzione di un buon corredo comunicativo, in modo da ottenere a lungo andare quella fluency che sta alla base di ogni conversazione, al di là delle regole grammaticali e della letteratura. E gli istituti scolastici stessi dovrebbero favorire quella internazionalizzazione e quegli scambi che permettono di soggiornare all’estero, terreno fertile per una veritiera ed efficiente verifica dei risultati conseguiti. Quando si tratta di studio delle lingue straniere la teoria è nulla senza la pratica.

Premessa la possibilità di frequentare uno degli svariati corsi di lingue offerti ma costosi, in secondo luogo può risultare utile sfruttare le illimitate risorse che ci offre il web, attraverso la visione di film e programmi televisivi o la lettura di articoli e blog in lingua originale, per incrementare la familiarità con idiomi nuovi: il numero di cittadini Ue che utilizza regolarmente idiomi diversi dal proprio grazie alla Rete è cresciuto di ben 10 punti percentuali, passando dal 26% del 2005 al 36% del 2012. E inoltre non è da sottovalutare l’incremento alla nostra capacità comunicativa che possiamo ottenere grazie all’uso di siti multimediali gratuiti online, come www.livemocha.com o www.babbel.com, di cui è disponibile anche l’App.

La conoscenza di una o più lingue straniere giova in ogni ambito e dovrebbe essere vista come uno strumento per noi e non contro di noi: dalla vita di relazione all’inserimento nel mercato lavorativo, dall’instaurare rapporti a livello sia sociale che professionale all’ottenere un lavoro che soddisfi le nostre aspettative. Possedere la padronanza di un altro idioma da la possibilità di avere un confronto e di esprimere la propria opinione con gente proveniente da tutto il mondo,  permette di accedere a informazioni spesso non disponibili nella tua lingua madre e rappresenta una sorta dipasse-partout da utilizzare a nostro vantaggio. Non per niente il Parlamento Europeo ha accolto una risoluzione con cui raccomanda agli Stati membri di proporre iniziative per promuovere l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica. Ma dobbiamo essere noi stessi in prima persona a renderci conto della straordinaria importanza che la conoscenza di una lingua diversa dalla nostra, prima fra tutte l’inglese, può rivestire nella nostra vita, fino ad influenzarla e senza dubbio migliorarla su tutti i fronti.

Laura Paglia

Proofreading e Autrice Nata a Caltagirone ma innamorata di Catania, dove frequenta la facoltà di Giurisprudenza, dopo essersi diplomata al Liceo Classico, ha fin da piccola mostrato una particolare attitudine per la scrittura in tutti i suoi aspetti; approfitta al volo della possibilità offertale dalla redazione catanese per confrontarsi col mondo del giornalismo e per sperimentare concretamente un ambito che la affascina da anni; mette così al servizio del giornale telematico le competenze acquisite durante i suoi studi e la sempre presente passione per la scrittura, cercando di affinare al meglio le capacità coltivate, perché misurare se stessi e mettersi alla prova è la base per il raggiungimento dei propri obiettivi.

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