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Università, emorragia di iscritti : i Rettori scrivono a Renzi

Continua ancora la fase agonizzante delle università italiane, che in 10 anni hanno perso 78mila immatricolazioni , ponendosi in netta discontinuità con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea . Continuando di questo passo, la quota del 40% (sul totale della popolazione) dei laureati entro il 2020 sembra una vera e propria chimera. Un dato in controtendenza con quello dei diplomati, che rimane costante.

Le matricole erano oltre 338 mila nel 2003-2004, sono 260.645 quest’anno. Lo scorso anno erano a quota 269.581 e due anni fa 280.134. Negli ultimi anni c’è stato una leggera frenata alla tendenza negativa, come emerge dall’Anagrafe nazionale degli studenti messa a punto dal Miur in collaborazione con il Cineca, ma il quadro resta cupo , soprattutto per il futuro.

«Oltretutto quest’anno il ministero dell’Istruzione – dichiara Alberto Campailla, portavoce di Link Coordinamento Universitario –  che ha lanciato l’allarme – il Miur ha deciso di tagliare il 20% dei posti per i corsi di laurea di Medicina e Architettura (D.M. 58/13). Ma oltre al restringimento dei canali di accesso all’università, le politiche ministeriali hanno portato al taglio dei fondi alle borse di studio e alla liberalizzazione delle tasse universitarie. Un doppio intervento: con una mano si sono tolte le risorse per gli studenti a basso reddito e con l’altra si sono incentivati gli atenei a raddoppiare o triplicare le tasse… da anni denunciamo la continua privatizzazione dell’università, intesa non solo come l’ingresso dei privati nella governance degli atenei, ma anche come restringimento dell’accesso ai corsi di laurea. Basti pensare che circa il 57% dei corsi di laurea in Italia è a numero programmato. Un trend che di anno in anno aumenta e viene incentivato dallo stesso Miur, nonostante le proteste degli studenti in diversi atenei  Interventi che certamente non hanno incentivato le iscrizioni. »

Colpa della crisi economica?  Una delle cause principali è il prosciugamento dei fondi per le borse di studio , come sottolinea Giuseppe Failla, portavoce del forum nazionale dei giovani (che raccoglie circa 80 organizzazioni e rappresenta 4 milioni di under 35), «negli ultimi 3 anni, il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato drasticamente ridotto. Nel 2009 i fondi nazionali coprivano l’84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%. Quest’anno, come già nel 2012, sono stati esclusi dalle sovvenzioni quasi 60 mila studenti a fronte dei 35 mila di 5 anni fa. Si verifica frequentemente, pertanto, che molti giovani italiani capaci e meritevoli, pur risultando idonei alla percezione di una borsa di studio nelle graduatorie, non possano usufruire di tale opportunità»

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Preoccupazioni condivise anche dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui) , che  rivolgono  un appello  al nuovo Presidente del Consiglio , Matteo Renzi :

Gentile Presidente,
mentre si accinge ad assumere un importante compito per il Paese, vogliamo segnalarle 4 azioni che a nostro avviso non sono più rinviabili e che costituiscono delle vere e proprie emergenze per l’Università italiana:

1. Negli ultimi 5 anni abbiamo perso 10.000 ricercatori; sono rimasti fuori dall’Università per il continuo blocco del turn over. Serve un Piano straordinario per i giovani migliori: diamo loro un’opportunità, altrimenti serviranno altri Paesi.

2. Il diritto allo studio è insufficiente. 1 giovane su 4 non può studiare all’Università per censo, anche se ne ha diritto. Non è giusto, occorre ripristinare il diritto allo studio previsto dalla Costituzione.

3. Il Paese non cresce se non si rafforza l’alleanza tra formazione e mondo del lavoro in tutte le aree. Servono politiche che attraverso azioni di defiscalizzazione incentivino un rapporto più stretto tra Università e Imprese.

4. Siamo travolti da un delirio normativo senza logica che impedisce ogni movimento e una nuova progettualità. Occorre semplificare e dare più libertà alle Università di competere, ovviamente nel rispetto rigoroso della sostenibilità finanziaria e della ricca e differenziata identità e pluralità scientifica e culturale degli Atenei del nostro Paese.

Presidente, queste sono le prime 4 priorità. Si è perso troppo tempo. Non ne resta più.