La classe under 30 è senza dubbio la più colpita dalla crisi: il tasso di disoccupazione (dati grezzi) si attesta al 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione 68 mila (+17,2%, pari a 157.000 unità). Nel 2012 la disoccupazione è stata alimentata soprattutto da chi ha perso il posto. Dei 636 mila disoccupati in più oltre la metà, ovvero 367 mila, sono ex-occupati. In tutto le persone che si sono rimesse a cercare lavoro dopo averlo perso sono 1 milione 382 mila su 2 milioni 744 mila disoccupati complessivi. Completano la lista coloro che sono alla ricerca della prima occupazione e gli ex-inattivi, ovvero le persone che prima erano fuori dal mercato. Altra tegola del mondo lavorativo italiano, il precariato, conferma l’andazzo negativo: le retribuzioni annue pro-capite, infatti, si fermano per chi ha un contratto a termine a 15.633 euro, contro i 29.852 di chi è assunto a tempo indeterminato.
Dati che non sorprendono più di tanto il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: ’‘non sono sorprendenti. La stabilità di occupazione e disoccupazione è coerente con il quadro economico – ha detto il ministro -. I segnali di risveglio stanno accadendo ora”. Anche la disoccupazione giovanile, ha insistito, “aumenta leggermente nonostante i 15.000 posti di lavoro creati con gli interventi sull’occupazione giovanile. I dati – continua – sarebbero stati ancora peggiori senza questi interventi”. I dati insomma “pur se negativi non sono sorprendenti. La stabilità ci fa sperare che l’occupazione possa aumentare. In fase di ripresa molte persone inattive rientrano nel mercato aumentando l’occupazione. Bisogna riattivare il mercato”.
Non sono dello stesso avviso Squinzi (Confindustria ) e la Cgil, a cui non è piaciuto il relativo ottimismo del ministro. Così Serena Sorrentino, segretaria nazionale della Cgil: “ non è comprensibile l’ottimismo del ministro del Lavoro in assenza di scelte straordinarie”. Le recenti misure per l’occupazione giovanile secondo Sorrentino ”si scontrano con il fatto che le imprese hanno diminuito la propensione alle assunzioni, in particolare a tempo indeterminato. Gli incentivi possono aiutare – spiega – se tarati su quelle categorie, come gli over 29 e over 50, che stanno soffrendo di più, ma in generale bisogna far ripartire l’economia reale”.
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