Non si è ancora capito da chi è stato scatenato il tragico evento che ha portato alla morte ben 82 persone, alcuni accreditano la tesi dei ribelli che tentano di impossessarsi del controllo della città, altri invece riluttanti al regime proclamano come responsabile Bashar al Assad. I Russi anche stesso sostengono che la permanenza di quest’ultimo alla presidenza della città non andrà oltre i sei mesi. Il misfatto ha avuto luogo proprio all’Università di Aleppo, l’epicentro nel dipartimento di Architettura. Dopo l’agguato cosa è rimasto? Solo resti e distruzione.L’indomani ancora si poteva scorgere una madre che incredula scavava tra le macerie alla ricerca di sua figlia. Ha trovato la scarpa.
In Occidente si è meno abituati al pensiero di doversi alzare una mattina e pensare che potrebbe essere l’ultima. Questa gente invece nonostante sia costretta a far fronte alla guerra nella vita di tutti giorni non c’è poi così abituata a un pensiero simile.
–La nostra testimone, una studentessa universitaria comune con i suoi occhi ci fa rivivere quei momenti. Esattamente cosa è accaduto quella mattina? “ Io non riesco ancora a descrivere cosa è successo in quella maledetta mattina, io e i miei colleghi ci trovavamo nel giardino dell’Università, seduti a discutere come tutti i giorni. All’improvviso abbiamo sentito un boato, una bomba. Dopo pochi secondi, ho riaperto e gli occhi e mi sono trovata circondata da massi. In quel momento io non riuscivo neanche a muovermi, ero come intrappolata, i miei colleghi mi gridavano di seguirli e uscire subito! Dopo due minuti, un altro boato, un’altra bomba, stavolta sono precipitati i vetri e quanto sangue c’era nel pavimento! Molti studenti, vivi, erano lacerati nei volti, pieni di sangue cercavano una via di fuga. Molti studenti strangolati dal peso delle macerie imploravano aiuto, urlavano: “Help, Help PLEASE “. In quelle ore io ho avvertito la fine della mia vita, Io non so come spiegare tutte quelle voci che mi ronzano in testa, ancora io le sento urlare. Ricordo i corpi di una ragazza nel pavimento e un ragazzo tra le scale. E pensare che noi quel giorno dovevamo fare esami! Alla fine, grazie al cielo, siamo riusciti a fuggire da una porta situata nel retro, una specie di sottopassaggio. “
–Mi chiedo ma come vivete l’Università, in una città come Aleppo, dove i problemi causati dalle guerriglie sono all’ordine del giorno? “Prima l’Università era considerato un posto sicuro, anche un luogo di ritrovo da condividere con gli amici. Adesso siamo tutti terrorizzati, non ci andremo per un po’, come faremo a studiare come prima? Addirittura sono stati cancellati tutti gli esami, per ben due settimane. Era un luogo felice adesso è solo tempio delle nostre più tremende memorie.”
Ringraziamo la studentessa che ha voluto renderci partecipe. Ci stringiamo attorno ai superstiti, già in Italia si è verificata un’azione simile. L’ateneo di Milano si è fermato per ricordare le sue vittime, infatti il giorno dopo la strage è partita un’onda di sensibilizzazione rivolta a tutti gli Atenei. Intanto non dimentichiamo che nei giorni seguenti le operazioni militari hanno seminato altri morti, anche se duecento profughi sono riusciti a raggiungere la Giordania. In attesa che il popolo siriano riesca a trovare pace.
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