Eroi del passato. Mazzini, Cavour, Garibaldi, ma anche decine, centinaia, migliaia di uomini comuni, contadini, povera gente di cui mai sapremo il nome, ma a cui dobbiamo la nostra libertà.
Gente che ha lasciato per sempre la famiglia sacrificando la propria vita per rendere unito e libero il nostro Paese. Si festeggerà proprio il prossimo 17 marzo il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Sarà festa nazionale. Il presidente Napolitano si recherà all’Altare della patria e al Pantheon, dove è sepolto re Vittorio Emanuele II che fu il primo Capo di Stato italiano. Ecco di seguito le parole scritte nel documento della legge n. 4671 del Regno di Sardegna che attestarono la proclamazione ufficiale del Regno d’Italia:
“Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato. Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861”.
Un cammino lungo e tortuoso. Vittorie, sconfitte, battaglie e rivoluzioni, un percorso fatto di ideali e speranze. Una speranza che non si è mai affievolita. E così ripercorriamo le tappe più importanti che hanno portato alla proclamazione del Regno D’Italia. Nel 1815 il Congresso di Vienna divise l’Italia, 1820 rivolta del Regno delle due Sicilie, 1821 moti insurrezionali, 1833 repressione della Giovine Italia, 1848 insurrezoni e prima guerra d’indipendenza, 1859 seconda guerra di indipendenza, 1860 spedizione dei Mille e annessione del Regno delle due Sicilie, 1861 proclamazione del Regno d’Italia, 1866 terza guerra di indipendenza, 1870 Roma capitale d’Italia.
Oggi sono tanti i problemi del nostro Paese. Scandali, crisi economiche, lotte politiche. Il tasso di disoccupazione cresce, in ogni piazza c’è una protesta diversa. I giovani chiedono la possibilità di poter studiare, mentre i loro genitori lottano quotidianamente per non perdere il posto di lavoro. Problemi su problemi. Ma il 17 marzo forse tutto questo passerà in secondo piano, tutti noi ci sentiremo figli di un’unica madre. Ci sentiremo fratelli, fratelli d’Italia, anche se oggi non ne abbiamo voglia, se abbiamo altri problemi a cui pensare il 17 marzo festeggeremo in memoria di chi ci ha davvero creduto. Di chi ha donato la vita all’Italia.
Perchè, in fin dei conti, come diceva il grande Enzo Biagi Cara Italia, giusta o sbagliata che tu sia, resti il mio Paese, con le sue grandi qualità ed i suoi grandi difetti.
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