Il ministro del lavoro Poletti contro i cervelli in fuga: “Mi sono espresso male e mi scuso”

Piovono polemiche sul neo governo. Dopo le critiche e le ultime contestazione al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, adesso è il turno del Ministro del lavoro Giuliano Poletti.

polettipolettiA essere messa sotto accusa, sarebbe stata una frase poco rispettosa nei confronti dei “cervelli in fuga”, quei giovani che lasciano il nostro Paese alla ricerca di prospettive lavorative migliori e più appaganti. Secondo quanto riporta l’Ansa, il ministro avrebbe detto qualche frase un po’ troppo dura e rivolta soprattutto ai 100 mila giovani che sono andati via dal paese:

“Se 100 mila giovani se ne sono andati dall’Italia non è che qui sono rimasti 60 milioni di ‘pistola’. Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi. Intanto bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100 mila, ce ne sono 60 milioni qui, sarebbe a dire che i 100 mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi. E’  bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. E’ un’opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”.

Parole di questo calibro non potevano passare inosservate di fronte l’opinione pubblica. Così, il ministro fa marcia indietro e, con una nota inviata all’Ansa, esprime le sue scuse:

Evidentemente mi sono espresso male e me ne scuso. Non mi sono mai sognato di pensare che è un bene per l’Italia il fatto che dei giovani se ne vadano all’estero. “Penso, semplicemente, che non è giusto affermare che a lasciare il nostro Paese siano i migliori e che, di conseguenza, tutti gli altri che rimangono hanno meno competenze e qualità degli altri. Ritengo, invece, che è utile che i nostri giovani possano fare esperienze all’estero, ma che dobbiamo dare loro l’opportunità tornare nel nostro paese e di poter esprimere qui le loro capacità e le loro energie”.

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