Dotati di “una sorprendente intelligenza d’amore”, gli studenti cercano di seguire la propria sete di conoscenza, nonostante l’università sia ormai troppo incentrata sui crediti formativi. A riflettere sulla vicenda è il prof. Antonio Di Grado, ordinario di Letteratura italiana presso il Dipartimento di Scienze umanistiche, dopo una sessione d’esami.
“Esami torridi: una pena per chi esamina ma soprattutto per chi è esaminato. – scrive il docente sui social – Alleviata, per quanto mi riguarda, dalla bravura e dalla passione degli esaminati. Ma chi ha detto che questi ragazzi siano meno bravi delle generazioni precedenti? Circola questa idée reçue; io credo piuttosto il contrario. C’è una curiosità, c’è una passione per la conoscenza, c’è uno slancio vitale, nelle ultime generazioni, che né i governi né le università sono riusciti a soffocare”.
“E sì che governi e atenei hanno sbarrato loro tutte le porte, – continua – e sì che hanno polverizzato il sapere e anestetizzato il pensiero critico; ma perfino nella giungla dei crediti, e pur nella prevalenza dei saperi ‘neutri’, questi ragazzi riescono a forgiare una inedita e sorprendente ‘intelligenza d’amore’. Unico aspetto involutivo, semmai, la scrittura, solitamente più sciatta e scorretta: ma sarei disposto perfino ad abbandonare il mio anacronistico purismo linguistico se questi ragazzi appassionati sapessero regalarci, assieme a un mondo nuovo, anche una nuova lingua”.