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Infortuni mortali in Sicilia, 36 vittime in soli 7 mesi: Assoesercenti lancia l’allarme

In Sicilia 36 lavoratori morti nei primi 7 mesi del 2025: l’incidenza supera del 125% la media nazionale. Assoesercenti lancia l’allarme e propone soluzioni.

Infortuni mortali in aumento: 36 vittime in Sicilia. L’allarme lanciato da Assoesercenti. La Sicilia entra nella “zona rossa” degli infortuni mortali: 36 decessi registrati nei primi sette mesi del 2025. È un dato che inquieta e che denuncia una falla strutturale nella cultura della sicurezza sul lavoro. In un Paese dove, nello stesso periodo, si sono registrati 607 incidenti mortali sul lavoro, con un incremento del +5,2% rispetto al 2024 (dati INAIL) secondo il centro studi di Assoesercenti, l’isola spicca per l’alta incidenza rispetto alla media nazionale. Dietro i numeri ci sono famiglie spezzate, comunità segnate, e una chiamata urgente all’azione collettiva.

Sicilia nella morsa del rischio: dati, graduatorie e differenze territoriali

Secondo le elaborazioni del centro studi di Assoesercenti su fonti INAIL, nei primi sette mesi del 2025 la Sicilia ha registrato 36 vittime in ambito lavorativo. Questa cifra la colloca al quarto posto nazionalmente in valori assoluti (dietro Lombardia 64, Campania 44 e Veneto 43), ma soprattutto in una posizione critica se si guarda l’incidenza: circa 18,3 morti ogni milione di occupati, 125% in più rispetto alla media nazionale.

Le altre regioni considerate “in zona rossa” sono Campania, Puglia, Basilicata, Umbria e Trentino Alto Adige, tutte caratterizzate da una mortalità superiore rispetto alla media italiana.

La distribuzione provinciale in Sicilia non è uniforme: le vittime si concentrano maggiormente nelle aree con maggiore densità economica, traffico e cantieri. È un segnale che le misure di prevenzione debbano essere calibrate anche per territori specifici, non solo con modelli generali.

La Cisal Catania, nelle parole del suo responsabile Giovanni Lo Schiavo, ha denunciato apertamente questa situazione.

La sicurezza nei luoghi di lavoro significa custodia delle risorse umane. Ogni vita persa è una sconfitta per la società intera” ha dichiarato Lo Schiavo, evidenziando la precarietà della sicurezza sul lavoro.

È importante sottolineare che il dato nazionale è in peggioramento: 607 decessi totali nei primi 7 mesi del 2025, contro un dato inferiore nello stesso periodo del 2024 (≈ 577 secondo fonti INAIL) — un trend che conferma un allarme serio per la sicurezza sul lavoro.

Le modalità e i settori più esposti: costruzioni, industria, itinere e più

Guardando più nel dettaglio, emergono pattern e dinamiche che suggeriscono dove intervenire con maggior efficacia:

  • In occasione di lavoro: 437 tra i decessi (legati a incidenti avvenuti direttamente nel luogo di lavoro) – lieve calo rispetto all’anno precedente.
  • In itinere (nel tragitto fra casa e lavoro): 170 decessi, con un incremento del +24,1%.
  • I settori più colpiti includono:
  1. Costruzioni (67 vittime)
  2. Manifatturiero (59 vittime)
  3. Trasporti e magazzinaggio (57 vittime)
  4. Commercio (42 vittime)

Il dato dell’itinere è particolarmente grave: significa che spesso la “morte sul lavoro” non avviene all’interno dei cantieri o fabbriche, ma nei percorsi quotidiani casa-lavoro, dove le strade, i mezzi, la mobilità e l’urbanistica entrano in gioco.

Un altro elemento da non trascurare: la fascia d’età più esposta è quella degli over 65, con 61,4 morti ogni milione di occupati, a conferma che l’età e l’usura fisica giocano un ruolo rilevante. Le donne decedute sono 54 (+14,9%) e i lavoratori stranieri 131 morti, un dato doppio rispetto al “peso” che hanno nella popolazione lavorativa nazionale.

Le responsabilità e la cultura della prevenzione

Dietro ogni numero c’è una storia: una caduta da impalcatura, un malfunzionamento, un veicolo che non rispetta condizioni di sicurezza, un tragitto pericoloso. Queste non sono fatalità: sono rischi evitabili con strutture, norme, controlli e formazione adeguata.

Secondo Assoesercenti, la Sicilia — con i suoi 36 morti — sta lanciando un segnale d’allarme. Il presidente Salvo Politino afferma:

«Dietro ogni numero ci sono famiglie e comunità spezzate. Non possiamo più assistere in silenzio: serve un impegno straordinario e condiviso».

Le cause molte volte sono radicate in carenze strutturali: edilizia abusiva, lavoro sommerso, abbandono delle misure di sicurezza, mancanza di formazione continua, controlli deboli e una scarsa cultura della prevenzione. Le regioni meridionali, e in particolare la Sicilia, pagano un prezzo alto anche per la presenza di settori produttivi meno regolamentati, attività artigianali estese e territori difficili da monitorare in maniera uniforme.

Le proposte di Assoesercenti per invertire la rotta

Di fronte a questi dati, Assoesercenti presenta un pacchetto di proposte concrete e urgenti, che possono costituire un punto di partenza per una strategia condivisa tra istituzioni, imprese e parti sociali:

  1. Incentivi fiscali per gli investimenti in sicurezza; Strumenti che permettano alle imprese, soprattutto quelle medio-piccole, di aggiornare macchinari, dispositivi di protezione individuale (DPI), sistemi antincendio e automazione, senza che il costo finanziario diventi insostenibile.
  2. Formazione obbligatoria continua; Non basta una formazione iniziale: è necessario un aggiornamento regolare per i lavoratori su procedure, normative, rischi emergenti e uso corretto delle tecnologie.
  3. Campagna permanente di sensibilizzazione; La prevenzione deve diventare un valore culturale. Una campagna costante nelle scuole, nelle aziende e nei media può aiutare a costruire una mentalità che non accetti la “normalità dell’incidente”.
  4. Programmi mirati per lavoratori stranieri; Spesso sono i più esposti, perché meno integrati nei circuiti formativi e linguisticamente “invisibili”. Occorre offrire corsi nella loro lingua, monitoraggio specifico e canali di segnalazione dedicati.
  5. Osservatorio siciliano sulla sicurezza sul lavoro; Un organismo regionale che raccolga dati, analisi, “zone nere”, casi critici e buone pratiche, con capacità di proporre interventi territoriali mirati.
  6. Rafforzamento dei controlli ispettivi e mezzi alle autorità; Più ispettori, maggiore vigilanza, uso di droni e tecnologie di monitoraggio ambientale: la prevenzione passa anche dalla capacità di intervenire prima che si verifichi l’incidente.

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