
L’obesità infantile rappresenta una delle più grandi sfide per la salute pubblica a livello globale e nazionale. Secondo i dati più recenti il fenomeno è in continua crescita, con impatti significativi sulla salute delle future generazioni. In Italia, la situazione appare particolarmente critica, con dati allarmanti che evidenziano la necessità di interventi mirati per arginare il problema.
L’obesità infantile è una problematica che tocca tutto il continente europeo. Secondo i dati più recenti, il 29% dei bambini tra i 7 e i 9 anni in Europa è in sovrappeso o obeso, con una prevalenza leggermente maggiore tra i maschi (31%) rispetto alle femmine (28%). L’Italia si colloca al quarto posto in Europa per incidenza di obesità infantile, con il 36% delle ragazze e il 43% dei ragazzi sotto i 19 anni colpiti da questa condizione.
Nel nostro paese, i dati 2023 del sistema di sorveglianza nazionale OKkio alla Salute, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, mostrano che il 19% dei bambini e delle bambine di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9,8% è obeso, di cui il 2,6% soffre di obesità grave. Questo dato diventa ancora più allarmante se si considera che l’obesità infantile tende a persistere nell’età adulta nel 70-80% dei casi.
Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha coinvolto oltre 50mila bambini e le loro famiglie, ha evidenziato abitudini alimentari e comportamentali preoccupanti: quasi 2 bambini su 5 non fanno una colazione adeguata, più della metà consuma una merenda abbondante a metà mattina, il 25% beve quotidianamente bevande zuccherate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno. Inoltre, il 37% consuma legumi meno di una volta a settimana e oltre la metà mangia snack dolci più di tre giorni a settimana. Sul fronte dell’attività fisica, più del 70% dei bambini non si reca a scuola a piedi o in bicicletta, e quasi la metà trascorre più di due ore al giorno davanti agli schermi.
L’obesità infantile è il risultato di diversi fattori interconnessi: un’alimentazione scorretta, caratterizzata da un eccessivo consumo di zuccheri, grassi saturi e sale, insieme a una scarsa assunzione di frutta, verdura e cereali integrali, contribuisce in modo significativo.
Inoltre, la sedentarietà gioca un ruolo determinante: il tempo dedicato all’attività fisica è sempre più ridotto, mentre le ore trascorse davanti agli schermi aumentano. Anche i fattori genetici e familiari sono rilevanti: i bambini con genitori obesi hanno una maggiore predisposizione a sviluppare la stessa condizione.
Non meno importanti sono i fattori psicologici, come lo stress, l’ansia e la fame emotiva, che inducono molti bambini a mangiare per rispondere alle emozioni piuttosto che alla reale necessità fisiologica. Infine, in alcune zone, l’accesso limitato a cibi freschi e salutari favorisce il consumo di alimenti ultra-processati, aggravando ulteriormente il problema.
Le ripercussioni dell’obesità infantile sono molteplici e possono accompagnare l’individuo per tutta la vita. Tra i principali rischi associati si segnalano:
L’obesità infantile non è quindi solo un problema individuale, ma una questione di salute pubblica con importanti conseguenze sociali ed economiche. Il ruolo dei pediatri è cruciale: garantire la salute dei bambini oggi significa proteggere il loro futuro e quello della nostra società. Affrontare questa emergenza richiede un impegno collettivo, basato su prevenzione, educazione e interventi mirati per promuovere stili di vita sani e sostenibili.
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