L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha pubblicato una nuova Carta della sismicità che offre un’analisi approfondita dei terremoti avvenuti in Italia dal 1° gennaio 1999 al 31 agosto 2024. La mappa rivela che sono stati registrati circa 72.000 terremoti con magnitudo pari o superiore a 2.0, sebbene questi rappresentino solo una parte degli eventi rilevati dalla Rete Sismica Nazionale Integrata. La maggior parte dei sismi, di bassa intensità, è stata localizzata nei primi 15 chilometri della crosta terrestre e ha colpito soprattutto le regioni centrali e meridionali.
Particolarmente significativa è l’area del Tirreno centro-meridionale, dove si registrano terremoti più profondi, con epicentri che si estendono fino a centinaia di chilometri sotto la superficie. Qui si verifica il fenomeno della subduzione dell’Arco calabro, in cui una placca si spinge sotto l’altra. Inoltre, le aree vulcaniche siciliane, come l’Etna, e campane, come i Campi Flegrei, presentano una elevata sismicità, con eventi anche sopra magnitudo 4.0. Negli ultimi mesi, i Campi Flegrei hanno registrato scosse di particolare intensità, sollevando preoccupazioni per l’attività vulcanica e sismica.
Il periodo che ha visto il maggior numero di terremoti è stato tra il 2009 e il 2017, con picchi significativi nel 2009, nel 2012 e soprattutto nel biennio 2016-2017. L’anno 2016 è stato il più attivo, con quasi 12.000 eventi sismici di magnitudo superiore a 2.0, e oltre 70.000 scosse in totale. I terremoti più forti si sono concentrati nel 2009, con il tragico terremoto in Abruzzo (magnitudo 6.1), nel 2016 ad Amatrice (6.0), e a Norcia (6.5), quest’ultimo il più forte mai registrato dalla Rete Sismica Nazionale
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