Un nuovo capitolo si aggiunge alla lunga e infinita saga del Ponte sullo Stretto, riaccendendo scontri politici e polemiche tra i cittadini. Il governo italiano ha infatti recentemente deciso di riassegnare tre miliardi di euro per il finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina, un atto certamente non privo di conseguenze. I fondi stanziati, che provengono dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, dovevano originariamente essere destinati alla costruzione di infrastrutture nel Sud Italia. Questo spostamento di risorse, ha quindi sollevato reazioni contrastanti soprattutto tra le forze politiche. Se da un lato la Lega e il suo leader Matteo Salvini lodano la decisione, dall’altro le opposizioni la vedono come una mossa dannosa per le regioni meridionali.
Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (Cipess) , ha confermato che il progetto definitivo del ponte sarà approvato entro dicembre 2024, con l’inizio dei lavori previsto per il successivo gennaio 2025. Nonostante l’entusiasmo espresso da diversi settori sull’effettiva realizzazione di quest’opera, la Ragioneria Generale dello Stato ha sollevato preoccupazioni circa le ripercussioni che una spesa così ingente potrebbe avere sui conti pubblici, specialmente alla luce dei vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea.
La riassegnazione dei fondi ha perciò suscitato un ampio dibattito politico e civile, con forti critiche provenienti dalle opposizioni e dalla società civile. Agostino Santillo, vicecapogruppo del M5S, ha definito quella di Salvini, sulla piattaforma social X, un’azione di “sciacallaggio” politico, accusando il Governo Meloni di sottrarre risorse vitali per il Sud, per regioni bisogni di diversi e più urgenti interventi.
Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha cercato di rassicurare la popolazione e le istituzioni locali, dichiarando che i fondi destinati alla realizzazione del ponte non andranno a sottrarre risorse già previste per altri progetti in Sicilia. “Le nuove risorse del Fsc 2021/27 che il governo nazionale ha deciso di destinare per la realizzazione del Ponte sullo Stretto andranno a gravare esclusivamente sulla quota riservata allo Stato”, ha dichiarato il presidente, confermando che non ci saranno tagli ai 5,3 miliardi già assegnati all’Isola tramite l’Accordo di Coesione sottoscritto nel maggio scorso. Continuando, ha sottolineato come il ponte sullo stretto, non sia l’unico intervento infrastrutturale previsto: sono infatti previsti anche altri investimenti strategici, come il raddoppio del corridoio ferroviario Messina-Palermo-Catania. “Interventi che, integrandosi con il Ponte, garantiranno il pieno raggiungimento degli obiettivi del Piano regionale dei trasporti, favorendo una Sicilia più connessa e competitiva, al centro delle dinamiche di sviluppo del Mezzogiorno e del Paese”, si legge nella sua dichiarazione.
Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e vicepremier, ha ribadito l’importanza del ponte sullo Stretto, sostenendo che il progetto definitivo sarà approvato entro dicembre 2024. Ha espresso con convinzione la sua visione di un’Italia unita da nord a sud, con l’obiettivo di superare le criticità infrastrutturali, anche internazionali, come quella del Brennero, ritenuta dall’Italia “concorrenza sleale” verso gli autotrasportatori italiani. La sua affermazione evidenzia la centralità che il governo attribuisce a quest’opera come simbolo di collegamento tra le regioni italiane, pur rimanendo un tema di forte divisione politica.
Tra grandiose promesse e profondi dubbi, non resta dunque che star a guardare se la nuova mossa darà davvero vita ad un’opera grandiosa o resterà soltanto l’ennesimo capitolo vuoto di questa lunga storia.
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