Medicina senza test d’ingresso: i dubbi dei Rettori sui fondi pubblici

L’accesso alle facoltà di Medicina degli atenei italiani sta per subire una nuova rivoluzione. Il tradizionale test d’ingresso, da anni ormai uno degli ostacoli più temuti dagli studenti, potrebbe essere abolito già a partire dal prossimo anno accademico, sostituito da un semestre ad accesso libero. L’accesso al secondo semestre, quindi il proseguimento degli studi stessi, dipenderà infatti dal superamento degli esami di merito previsti nel primo semestre e dalla posizione ottenuta nella graduatoria nazionale di merito. Per gli studenti che non supereranno la selezione, sarà prevista la possibilità di utilizzare i crediti formativi accumulati per iscriversi ad altri corsi di laurea, avendo così una seconda possibilità senza perdere l’anno accademico.

I dubbi dei rettori contro la Riforma

Le novità della Riforma, già presentata in Senato e che riguarda anche i corsi di laurea in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria, si spingono oltre, sollevando non poche preoccupazioni all’interno della comunità accademica. Suscita in particolare preoccupazione, il significativo aumento dei posti disponibili che passerebbero da 20.000 a 25.000, a fronte dei tagli ai finanziamenti già subiti dalle università. I rettori, riuniti nella CRUI, hanno espresso una profonda preoccupazione in merito alla sostenibilità economica della Riforma e alla capacità di accoglienza di un numero così elevato di studenti, con un aumento stimato di oltre 40.000 candidati.

Tra i timori sollevati dai membri della CRUI poi, quello di non poter dare un’adeguata formazione ai futuri aspiranti medici, a causa della scarsità di risorse assolutamente insufficienti per sostenere un incremento talmente significativo di studenti. Di contro, la preoccupazione è anche quella di un’ulteriore diminuzione negli altri campi sanitari, come ad esempio infermieristica, aggravando la già carente disponibilità di personale in questi settori.

La visione ottimistica del Ministero

Malgrado le critiche, la Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha sostenuto come la nuova modalità d’ingresso a medicina disegnata dalla proposta, rappresenti un’opportunità per aprire le porte dell’università a più studenti e promuovere la crescite nel settore sanitario. Ha parlato di “innovazione” e di “un percorso da condividere” con le istituzioni del settore le quali, nonostante l’apprensione, hanno riaffermato  la propria disponibilità a lavorare su “ipotesi di miglioramento delle modalità di accesso alle professioni medico-sanitarie“.

 

 

 

 

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