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Catania “segreta”: 5 luoghi nascosti da visitare nella città etnea

Tra meravigliose vetrate liberty, simboli nascosti e una gola profonda, sono diversi le "perle" che Catania ha in serbo: ecco alcuni esempi.

Che Catania sia una città dai mille volti e sempre pronta a sorprendere chi la visiti non stupisce. Tuttavia, come spesso accade nelle città, esistono dei luoghi sconosciuti ai più, spesso anche agli stessi abitanti. Infatti, sono diversi i luoghi “nascosti” che vanno a comporre quello che potrebbe essere indicato come un itinerario della “Catania segreta”.

Per esempio, è risaputo che Catania è una città ricca di architetture barocche e liberty, ma quanti sanno che la città etnea ospita un terrazzo con delle coloratissime vetrate? E chi l’avrebbe mai detto che in pieno centro si trova un pozzo profondo circa 14 metri? Ecco 5 luoghi poco noti della città che vale la pena di visitare almeno una volta nella vita.

Villa Zingali Tetto

Il primo luogo “nascosto” si trova all’inizio di via Etnea, subito dopo la circonvallazione ed è una delle sedi dell’Università di Catania. Si tratta di Villa Zingali Tetto, abitazione dell’avvocato Paolo Zingali Tetto che vi abitò fino alla morte nel 1969. Successivamente, l’edificio fu lasciato per testamento all’Ateneo di Catania per svolgere la funzione dell’abitazione del Rettore, sebbene questo non vi risiedette mai.

Sebbene l’Università entrò in possesso della villa nella metà degli anni ’70, dopo lavori di restauro e rifunzionalizzazione, fu solo nel 2012 che l’Ateneo riprese il possesso della struttura, lasciandola inattiva fino al 2015. Adesso, lo stabile ospita il Museo della rappresentazione, afferente al Dipartimento di Architettura e Ingegneria Civile dell’Università di Catania.

Tra i luoghi a Catania che possono meritare l’aggettivo del linguaggio social “instagrammabile”, senza dubbio non può mancare il Giardino d’Inverno di Villa Zingali Tetto. Con le sue coloratissime vetrate in stile liberty, questo terrazzino al coperto è una perla della città. Senza dubbio un luogo da non perdere in un itinerario di visita catanese.

Pozzo di Gammazita

Catania è una città la cui storia è contraddistinta dalle “rinascite” successive alle tante dominazioni ma anche a numerosi terremoti e disastrose eruzioni che in passato la rasero al suolo. Non stupisce quindi sapere che sotto la città visibile ci sono moltissimi tesori nascosti agli occhi di cittadini e turisti che la visitano ogni giorno. Tuttavia, alcuni luoghi sotterranei sono parzialmente visibili dall’alto, come accade per l’Anfiteatro Romano di Piazza Stesicoro.

Ma un altro caso simile è quello del Pozzo di Gammazita, gola profonda circa 14 metri che si trova nel pieno centro storico della città. Nei pressi della zona di Castello Ursino, in una traversa poco distante dalla linea ferroviaria che attraversa i palazzi, si trova questo luogo nascosto che non tutti i catanesi conoscono o hanno visitato. Il suo nome fa riferimento alla protagonista di una delle leggende più note della città: Gammazita, la giovane donna che morì per non cedere alla violenza di un soldato angioino. Metafora di una città che non si voleva arrendere al dominatore, la sua storia è raffigurata anche in uno dei quattro candelabri di piazza Università.

Il pozzo era anticamente una fonte che venne sommersa dalla colata lavica del 1669 per poi essere portato alla luce dai catanesi che necessitavano della sua acqua. Inoltre, nel Settecento fu costruita una scala che permette di scendere fino in fondo alla fonte, dove ancora oggi è possibile scorgere un rivolo d’acqua.

I simboli del Castello Ursino

Come anticipato, nei pressi del pozzo di Gammazita, si trova una delle sorprese più grandi che Catania riserva ai propri visitatori. Infatti, incastonato tra i palazzi e quasi nascosto alla vista se non si arriva sul posto, nel pieno centro della città ci si imbatte nel Castello Ursino.

Sebbene la maestosa struttura meriti già una visita, uno dei motivi per andare a vedere il castello è legato ai suoi simboli nascosti. Infatti, il castello è pieno di elementi simili a partire dalla sua facciata principale. Proprio all’ingresso si trova una piccola edicola con all’interno la statua di un’aquila che tiene tra gli artigli una lepre. Secondo la teoria più accreditata, questa rappresenta Federico II, dominatore della città, che tiene sotto scacco i catanesi. Si trattava quindi di un vero avvertimento contro possibili rivolte da parte dei cittadini etnei.

Inoltre, tra le varie funzioni della struttura, il castello fu anche una prigione. A tal proposito, all’interno delle mura del cortile principale ma anche sui muri interni del castello è possibile trovare diversi graffiti realizzati dai carcerati che riportano date, frasi e disegni. Tra questi è presente anche un’iscrizione che recita “Mundus rota est”, vale a dire “Il mondo è una ruota”: una versione antica del detto “la ruota gira per tutti”.

Cappella Bonajuto

Tra i luoghi nascosti che vale la pena di vedere almeno una volta nella vita a Catania non può mancare la Cappella Bonajuto. Situata nel quartiere Civita di Catania, in un vicoletto in pieno centro storico, si trova l’ingresso di questo gioiello bizantino della città etnea. In particolare, la cappella si trova all’interno di palazzo Bonajuto situato in via Bonajuto 7 ed è giunto fino a noi nonostante i terremoti che hanno colpito la città etnea.

La cappella presenta una croce greca a pianta quadrata, provvista di una cupola e tre absidi. Luogo suggestivo, fu immortalata anche in un dipinto dal pittore Jean Houel oggi conservato all’Ermitage di San Pietroburgo. Fu oggetto di numerosi restauri e oggi è resa visitabile, soprattutto in occasioni culturali quali “Le vie dei Tesori” che permettono di riscoprire le perle nascoste delle città.

Tomaia e tegola di Piazza Duomo

Infine, una perla della Catania segreta è in realtà sotto gli occhi di tutti ogni giorno dato che si trova nel vero e proprio cuore della città. Si tratta di un’incisione realizzata sulla facciata principale del Palazzo degli Elefanti, sede del comune di Catania sito in piazza Duomo. 

Infatti, proprio lateralmente all’ingresso è possibile trovare incise la “tegola” e la “tomaia” con tanto di targhetta affissa per spiegarne la natura. Si tratta di due unità di misura che venivano usate in Sicilia nel Settecento, soprattutto per la misurazione di stoffe e pelli. Il motivo della scelta di Palazzo degli Elefanti per le incisioni è presto detto. Infatti, si trattava del luogo dove le guardie potevano controllare le merci acquistate nel vicino mercato.


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Martina Bianchi

Giornalista pubblicista con una laurea magistrale in Global Politics and Euro-Mediterranean Relations e una triennale in Scienze e Lingue per la Comunicazione, coltiva l'interesse per il giornalismo scrivendo per LiveUnict dal 2018 e coordinando la redazione da maggio 2022. Appassionata di lingue straniere, fotografia, arte e viaggi, ama scrivere di attualità, con un particolare interesse per i diritti e la storia.

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Martina Bianchi

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