Bonus anziani 2024: di seguito le novità sul decreto che istituisce un contributo valido per il biennio 2025-26.
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Bonus anziani 2024: a chi spetta? Di seguito un’utile guida riguardante l’aiuto economico dedicato agli anziani con determinate caratteristiche. Ecco tutto ciò che è necessario sapere.
L’indennità di accompagnamento si rafforza a partire dal 1° gennaio 2025. Infatti, l’11 marzo il Governo ha approvato la riforma al bonus dedicato agli anziani, che istituisce un assegno universale mensile da 850 euro.
Per poterlo ottenere, però, bisogna essere in possesso di determinati requisiti: l’agevolazione è infatti riservata ai cittadini di età superiore agli 80 anni e gravemente non autosufficienti, ai quali verrà inoltre riconosciuto un contributo all’assistenza valido fino al 31 dicembre 2026. L’assegno di assistenza dal valore di 850 euro si cumula così con l’indennità di accompagnamento da 531,76 euro per un totale di circa 1.380 euro al mese.
Il bonus anziani ha come scopo quello di aiutare nel pagamento di badanti o di imprese che erogano servizi di assistenza. In caso di utilizzo diverso, dunque, scatta la revoca.
Come previsto dal Pnrr, inoltre, l’agevolazione è finanziata con 500 milioni di euro per il biennio 2025-26. Nello specifico, il contributo può contare su 150 milioni di euro dal Fondo nazionale per le non autosufficienzee 250 milioni dal Programma nazionale “Inclusione e lotta alla povertà 2021-2027″. Gli altri 100 milioni arriveranno dalla Missione 5 del Pnrr.
Non tutti sono d’accordo con questa misura: se per il viceministro del Lavoro, Maria Teresa Bellucci, la riforma varata da Palazzo Chigi inizierà a dare “certezze alle persone anziane in termini di miglioramento della qualità della vita, della possibilità di scongiurare isolamento e solitudine, di semplificare l’accesso ai servizi e promuovere questa stagione della vita in maniera dignitosa”, la componente del PD Zampa non è d’accordo.
A differenza del viceministro, per Sandra Zampa “non c’è traccia della riforma dell’assistenza domiciliare, vero fiore all’occhiello della legge delega a cui bisognava dare gambe grazie anche all’infermiere e ai medici di comunità”.
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