Assegno unico: sono giorni di discussione alla Camera, con la finalità di limare il più possibile i dettagli della bozza della nuova legge di Bilancio, proposta dal neonato Governo Meloni. In particolare, la nuova Manovra prevedrebbe un importante pacco di aiuti familiari; in totale, il Governo andrebbe a stanziare ben 1,5 miliardi di euro per sostenere la natalità e i nuclei familiari italiani: cosa cambierà dal 2023?
Assegno unico: a chi è rivolto
Ma, prima di tutto, di cosa si tratta? Si ricordi, come spiegato dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, quest’aiuto economico andrebbe a supporto dei nuclei familiari con:
- ogni figlio minorenne a carico e, per i nuovi nati, decorre dal settimo mese di gravidanza;
- ogni figlio maggiorenne a carico, fino al compimento dei 21 anni, a patto che: frequenti un corso di formazione scolastica o professionale, ovvero un corso di laurea, svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa e possieda un reddito complessivo inferiore a 8mila euro annui, sia registrato come disoccupato e in cerca di un lavoro presso i servizi pubblici per l’impiego, oppure, infine, svolga il servizio civile universale;
- ogni figlio con disabilità a carico, senza limiti di età .
Assegno unico: importi aumentati del 50%
Secondo la bozza della legge di Bilancio, tra le misure previste figurerebbe un aumento non indifferente del sostegno statale: secondo quanto proposto da Eugenia Roccella, Ministro per le Pari opportunità e per la Famiglia, per il primo anno di vita di ogni nuovo nato, l’importo dell’Assegno aumenterebbe del 50% per tutti, a prescindere dalla condizione economica.
Quest’aumento, poi, andrebbe a permanere per almeno tre anni per quei nuclei familiari caratterizzati da 3 o più figli; tuttavia, ciò varrebbe solamente nel caso in cui queste famiglie producano un Isee pari o inferiore a 40mila euro. L’assegno, dunque, andrebbe ad aumentare da 75€ (per i percettori di assegno minimo, attualmente fermo a 50€) fino a un massimo di 262,50€ per figlio.
Dunque, più aiuti per le famiglie, anche nel campo dell’IVA: tra le proposte avanzate, infatti, si vorrebbe tagliare l’IVA dal 22% al 5% per i prodotti per l’infanzia; come riportato, infine, dal Sole24Ore, aumenteranno i fondi per i centri antiviolenza e per le case rifugio: da 5 a 15 milioni di euro, per permettere una maggior rete di aiuti nei confronti delle donne in situazioni difficili e pericolose.