In Sicilia esistono teatri che raccontano di secoli lontani. LiveUnict ve ne suggerisce alcuni, presenti in diverse province dell’Isola.
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La Sicilia conserva gelosamente tracce lasciate ormai numerosi secoli fa. Luoghi in cui bellezza, arte e Storia convivono e che oggi accolgono visitatori ed eventi. L’Isola vanta, tra il resto, la presenza di numerosi teatri antichi, che non tutti conoscono: di seguito soltanto alcuni esempi e le relative caratteristiche principali.
Spettacolare cornice di concerti e cerimonie di premiazione, il Teatro Antico di Taormina è il secondo più grande dell’Isola. Presenta una cavea (ovvero lo spazio per le gradinate) dal diametro di circa 109 metri.
L’edificazione, probabilmente voluta dal tiranno Ierone II, potrebbe risalire al III secolo a.C. Per una ristrutturazione, un’amplificazione e l’inserimento di nuovi elementi optarono, in seguito, i Romani.
Quel teatro, in cui in precedenza si erano tenute rappresentazioni drammatiche o musicali, in epoca romana finì per ospitare, tra il resto, giochi di gladiatori.
La pianta del teatro consiste in un edificio scenico di forma rettangolare fiancheggiato da due ampie sale di accesso all’orchestra e in una cavea, poco conservata, suddivisa in 9 settori da 8 scalette. E chiunque visiti questo Teatro non può che lasciarlo con la consapevolezza di aver goduto di una vista unica.
Oggi si suole far risalire la costruzione del Teatro Greco di Tindari tra la fine del IV e gli inizi del III secolo: una datazione, questa, da ricondurre al recupero di alcuni reperti ceramici nell’area della cavea (koilon).
Proprio la cavea, che si staglia sul mare, è caratterizzata da un diametro di circa 76 metri e poteva accogliere 3000 spettatori.
In avanzata età romana imperiale l’esigenza di far assistere a combattimenti tra gladiatori e con animali feroci (conosciuti come “venationes”) portò alla trasformazione dell’orchestra in arena e alla realizzazione, tramite l’eliminazione dei primi 4 gradini, di un alto podio volto ad evitare che le belve sconfinassero e attaccassero i presenti.
Il più ampio teatro greco della Sicilia sorge all’interno del Parco archeologico della Neapolis ed è quasi completamente scavato nella roccia.
In epoca greca qui si assisteva a rappresentazioni e assemblee popolari mentre in quella imperiale a giochi circensi. In seguito venne abbandonato ed anche depredato.
Si suole affermare che la struttura di cui si gode oggi sia frutto di una ristrutturazione risalente all’epoca del regno di Ierone II, nel III secolo a.C.
La cavea, dal diametro di 138 metri e rivolta verso il mare, presenta forma semicircolare. In corrispondenza dei cunei sono incisi e risultano ancora leggibili i nomi di alcuni cari di Ierone II, tra cui quello della regina Filistide.
Sempre nel Siracusano sorge un teatro forse “coetaneo” di quello di Siracusa. L’edificio di stampo greco è noto come Teatro di Akrai (nome della sub-colonia ubicata ad ovest rispetto alla moderna Palazzolo Acreide) ed è stato scoperto nel 1824.
Sotto i romani venne edificata una scena più avanzata e più alta e ridotto lo spazio riservato all’orchestra, mentre sotto la dominazione bizantina l’edificio venne utilizzato come basamento per l’edificazione di una struttura pensata per la lavorazione del grano. Infine venne coperto da terreno e vegetazione fino alla riscoperta, ad opera del Barone Gabriele Iudica.
Si tratta di un edificio adagiato su un preesistente pendio naturale, dunque non scavato nella roccia.
Non è chiara la ragione per cui il teatro di Akrai sia direttamente collegato tramite una galleria all’agorà della città e al bouleuterion, edificio che ospitava il consiglio della polis.
L’area risulta soltanto temporaneamente chiusa al pubblico.
A Catania non è presente soltanto un anfiteatro romano. Il Centro storico della città costudisce un teatro, “abbracciato” a nord da via Teatro Greco, a sud da via Vittorio Emanuele, ad est da piazza San Francesco e ad ovest da via Tineo.
Probabilmente l’impianto di questo monumento, uno dei più importanti in città tra quelli di stampo romano, si sovrappone a quello di un edificio teatrale di età greca.
Parte dell’area del teatro era l’Odéon, un secondo teatro più piccolo e in cui si tenevano le audizioni musicali e le prove degli spettacoli poi messi in scena nell’edificio principali.
In realtà si contano diverse fasi costruttive che avrebbero apportato altrettante novità. Secondo quanto descritto da un’epigrafe ritrovata soltanto nel 1770, nel IV secolo d.C. vennero attuati dei restauri.
Ancora nel primo Novecento il teatro risultava inglobato all’interno del quartiere di case costruito sopra la cavea ed all’interno degli ambulacri. Tra gli anni ’50 e ’60 molte abitazioni vennero abbattute e fino agli anni ’70 si procedette con la ricostruzione di molte parti del teatro.
Nel 1980 vennero ripresi gli scavi archeologici (promossi dalla Soprintendenza Archeologica di Siracusa, da cui Catania dipendeva) e scoperte, in parte, le strutture dell’edificio scenico e della porta laterale est, completamente messa in luce nel 2000.
Grazie a successive campagne di scavi emerse anche l’orchestra sotto la quale scorre una falda acquifera che periodicamente risale allagandola.
Sito nell’area archeologica di Calatafimi Segesta e costruito sul versante nord dell’acropoli (sulla cima più alta del Monte Barbaro), il Teatro Antico va ricondotto per forme all’architettura greca ma si distingue dalle altre costruzioni per una cavea (con una capienza originaria di 4000 persone) interamente costruita e sostenuta da un possente muro di contenimento.
Come in altri casi, con lo scorrere del tempo, l’impianto venne modificato: nella prima età imperiale romana vennero ampliati lo spazio dell’orchestra e la fronte scenica.
Anche la provincia di Agrigento è arricchita dalla presenza di un teatro antico, quello greco dell’antica città di Eraclea Minoa, parte dell’area archeologica di Cattolica Eraclea. La costruzione del teatro, con una cavea dal diametro di 50,6 metri e gradoni fronte mare, risalirebbe alla fine del V secolo a.C..
Nel novembre 2021 il bene archeologico era stato temporaneamente sequestrato per via di una copertura che avrebbe dovuto proteggerla dagli agenti atmosferici ma ritenuta “un pericolo per la pubblica incolumità”. Il dissequestro è stato disposto soltanto sei mesi più tardi e in seguito, secondo quanto riportato da fonte locali, il Parco archeologico della Valle dei Templi ha avviato procedure per la realizzazione di un concorso di idee per la progettazione, il restauro e la conservazione del teatro greco.
E nel Palermitano? Per quest’area dell’Isola (più nello specifico nei pressi di Santa Flavia) andrà citato il Teatro Antico di Solunto: un edificio risalente alla colonizzazione greca dell’Italia insulare ma riportato alla luce negli anni ’50, la cui cavea è disposta in modo tale da offrire ai visitatori anche uno sguardo sul mare.
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