Catania

Etna, una grotta dedicata a Piero Angela: “Una delle più articolate sul vulcano”

Foto: Dario Teri.
Una grotta vulcanica sull'Etna porta ora il nome di Piero Angela, scomparso lo scorso agosto: la dedica dei fratelli escursionisti Dario e Paolo Teri.

L’Etna, il vulcano che sovrasta la città di Catania, non smette mai di stupire: grazie alla sua continua attività, il paesaggio vulcanico si trasforma senza sosta, regalando spesso e volentieri veri e propri tesori speleologici, tra le quali, senza dubbio, figurano le grotte. I fratelli Dario e Paolo Teri, escursionisti e speleologi, contribuiscono sin dal 2018 alla scoperta di nuove cavità: grazie a loro sono state portate alla luce, tra le altre, le grotte “Polare” e “3000”.

Una delle “missioni” dei due escursionisti, specialmente dallo scorso 13 agosto 2022, data della scomparsa del grande e amatissimo divulgatore scientifico Piero Angela, è stata quella di dedicare lui una cavità etnea: ma, come raccontato da Dario Teri tramite un post Facebook, “doveva però essere una grotta che fosse “all’altezza” di questo omaggio”.

L’occasione è arrivata presso la Sciara del Follone: Teri racconta che “un paio di settimane fa ci eravamo imbattuti in una grotta il cui ingresso era molto affascinante, ma non pensavamo che si sarebbe trattato di un ipogeo molto lungo. Ci sbagliavamo. A poca distanza da un’altra cavità rilevata lo stesso giorno (la grotta del Vento) siamo andati 2 volte a esplorare l’interno. Ieri la visita è durata circa 3 ore effettive ed abbiamo misurato a laser uno sviluppo (provvisorio) di 700 metri. […] Ma a destare davvero maggiore interesse è il numero di tunnel lavici misurati (ben 11) che la rendono una delle grotte più articolate da noi visitate sul vulcano.

Teri prosegue la sua descrizione raccontando come “un punto della grotta si snoda addirittura su un quadrivio spettacolare e per certi versi la morfologia della cavità ricorda grotte carsiche” e scherza sul come “tra le particolarità: in alcuni tratti del condotto, prende il telefono.

L’escursionista conclude il suo racconto spiegando che “si tratta della grotta più particolare e morfologicamente più bella da noi esplorata fino ad oggi (insieme alla grotta Polare e alla 3000 per la presenza del ghiaccio perenne) e vuole essere il nostro omaggio al noto giornalista e divulgatore scientifico scomparso lo scorso agosto”, ricordando infine come “questo insieme di ingrottamenti vulcanici potrebbe rappresentare una nuova metà escursionistica di grande interesse naturalistico”.