Uno dei più grandi problemi della Sicilia è la siccità. Ne abbiamo parlato con il Responsabile delle Aree Naturali Protette di Legambiente Sicilia.
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La Sicilia e le sue province devono fare di più per combattere quella che da anni rappresenta una piaga: la siccità che, per via del riscaldamento globale, è diventata una minaccia per tutti gli abitanti dell’Isola. Per approfondire il tema, è intervenuto ai microfoni di LiveUnict Giuseppe Maria Amato, Responsabile delle Aree Naturali Protette di Legambiente Sicilia.
“In realtà, parlare di siccità risulta riduttivo – dichiara Amato di Legambiente–. Il vero problema sta nel cambiamento climatico che non si risolve esclusivamente nel manifestarsi di condizioni maggiormente aride. In questi anni, in Sicilia, ad esempio, il cambiamento ha comportato che, mentre le precipitazioni sono state sostanzialmente le stesse ed in alcuni casi leggermente maggiori, le stesse si siano presentate con fenomeni circoscritti a pochi giorni annui con piogge torrenziali e con la diminuzione dell’innevamento”.
Una delle cose più gravi è che, di conseguenza, problematiche come la siccità e il cambiamento climatico creano “numerosi problemi per i settori dell’Isola: il continuo ripetersi di questi fenomeni ha colpito l’agricoltura e le infrastrutture. Questo crea numerose ripercussioni”.
La situazione, dunque, è più grave di quanto si possa pensare. Da anni, però, Legambiente prova a cambiare le cose: “Legambiente non è un ente che possa direttamente intervenire sulle scelte in contrasto o in mitigazione al cambiamento climatico ma, ad esempio, ha messo in atto le sue campagne, tra le quali Change Climate Change”.
Nell’ultimo periodo, il problema siccità ha interessato anche il Lago di Pergusa. A tal proposito, Amato spiega: “Dalle cronache sappiamo che vi è una sorta di ciclicità nel presentarsi di momenti di grave crisi idrica a Pergusa, in ultimo la gravissima crisi che portò il lago a scomparire sino ai primi anni del XXI sec”.
In quel caso, spiega il Responsabile delle Aree Naturali Protette, “ci furono dei problemi presso la falda idrica generatrice da parte di pozzi comunali collegati all’acquedotto ennese, fino al 1960 il lago non aveva limiti di espansione durante la pioggia, oggi il limite è dato da un canale sfioratore il cui imbocco è posto a quota 667 slm e dall’esistenza di un sistema fognario misto che sottrae le acque di scorrimento superficiale di tutta l’area urbanizzata del bacino spingendole fuori verso il finitimo bacino del Dittaino/Simeto”.
Dal punto di vista ecologico, un eventuale prosciugamento del lago porterebbe ad un grosso danno per l’ecosistema. L’esperto dichiara: “Il lago è il cuore stesso del sistema complessivo del piccolo bacino pergusino, esso è posto su di un complesso montuoso che ha la sua massima elevazione sul monte Carangiaro con 911 m slm e la minima sul fondo dello stesso lago. Quest’ultimo rappresenta una delle più importanti stazioni lungo la rotta paleartica centrale e rappresenta un irrinunciabile punto di sosta per decine e decine di specie migratrici”.
Non è la prima volta che il Lago di Pergusa rischia di scomparire. Per questo motivo, negli anni Novanta, furono adottate varie misure: “La Provincia di Enna ente gestore della riserva, dopo avere effettuato un lungo e complesso periodo di studi del contesto naturale e idrogeologico del lago provvide alla costruzione di una condotta in polietilene a norma idropotabile. Allacciata alla linea acquedottistica di contrada Parasporino capace di dirottare a comando grossi quantitativi di acque dolci, quest’ultime in seguito raggiungono lo specchio d’acqua”.
Tuttavia, questo modus operandi ha alterato il sistema del lago. Amato ha aggiunto: “La Regione Siciliana non ha consentito nonostante le nostre richieste di intervenire in soccorso al lago. Il sistema di monito raggio del lago, messo a punto già dal 1999 capace di fornire migliaia di dati ad altissima precisione su diversissimi parametri è ad oggi praticamente fermo per mancanza di fondi adeguati”.
Purtroppo dal punto di vista Nazionale, conclude Amato, “è stato fatto poco, ma dal punto di vista regionale la situazione è ancora più grave. Ad oggi si finanziano enormi progettualità come la diga di Pietrarossa o quella di Blufi, mentre il Consorzio di Bonifica di Siracusa continua a spendere grosse quote di denaro per pompare a mare l’acqua dolce dei pantani di Lentini e Gelsari. La siccità e il cambiamento climatico sono solo una scusa per continuare ad investire su progettualità a dir poco vecchie e del tutto inadatte a mitigare gli effetti del cambiamento”.
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