L’obbligo della mascherina è ormai decaduto in quasi tutti i luoghi pubblici: alcuni costituiscono, tuttavia, ancora un’eccezione.
Per quanto riguarda l’anno scolastico 2022/2023, permane il rischio di mantenere ancora obbligatorio il dispositivo di protezione. Ad ostacolare la decisione, l’assenza di interventi di aerazione e ventilazione all’interno degli istituti scolastici, nonostante il grande utilizzo di risorse pubbliche per migliorare la qualità dell’aria e per la disinfezione delle superfici. Di fatto secondo quanto emerge dalla survey della fondazione Gimbe, in collaborazione con l’associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp), persistono ancora dei limiti.
“Considerata l’indisponibilità di dati sistematici – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della fondazione Gimba – sul reale livello di implementazione delle principali misure di contenimento della pandemia nelle scuole italiane, abbiamo lanciato una survey per disporre di dati oggettivi”.
Dall’indagine è emerso che il 76,2 % ha ricevuto mascherine chirurgiche in quantità superiori al necessario mentre, per quanto riguarda l’areazione, si è fatto più affidamento al protocollo “finestre aperte”, a discapito di attrezzature apposite per purificazione e filtrazione dell’aria. Sono soltanto 9 i casi in cui queste sono state utilizzate. Nel 46 % dei casi, né l’ASL e né il Ministero hanno comunicato informazioni relative alla trasmissione del virus per aerosol e su dispositivi o impianti per l’areazione degli ambienti scolastici, mentre solo il 14,8 % ha fornito dati su entrambe le tematiche.
“L’assenza di interventi strutturali in grado di garantire un’adeguata ventilazione ed aerazione dei locali — dichiara Antonello Giannelli, presidente Anp — è il vero tallone d’Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all’utilizzo delle mascherine“.