Se Omero ha narrato la storia della maga Circe, che con il suo canto ammaliatore riusciva ad affascinare ed attirare i marinai verso di lei, una leggenda popolare siciliana racconta che a Tindari viveva Donna Villa, una maga con le stesse caratteristiche della ninfa greca. Ecco chi era.
Donna Villa: la Circe siciliana
L’antica leggenda racconta di Donna Villa come una maga brutta e deforme, capace di trasformarsi in una bellissima ragazza dal canto melodioso. La donna viveva in una grotta a picco sul mare, a circa settanta metri d’altezza: un luogo difficilmente raggiungibile che le ha permesso di vivere lontana da tutto e tutti, con la sola compagnia delle onde, del rumore del mare e delle numerose navi che viaggiavano vicino la sua dimora.
Grazie alla sua apparente bellezza e al suo canto melodioso, Donna Villa, proprio come la maga Circe, era capace di incantare tutti coloro che l’ascoltavano. Durante gli anni anni, la donna ha sedotto numerosi marinai ma, a seguito di una delusione amorosa, ha deciso di vendicarsi: dopo aver attirato gli uomini con la sua voce, questi venivano privati di ogni ricchezza e uccisi. Inoltre, la donna divorava poi i corpi dei malcapitati infatuati di lei e tappezzava le pareti della grotta con le loro ossa. Infine, li faceva precipitare in un pozzo all’interno di un’altra grotta e conservava poi le loro monete, che ancora oggi vengono cercate dai visitatori della grotta.
Grotta di Donna Villa: esiste davvero?
Come ogni leggenda, quella di Donna Villa è nata proprio a partire da un luogo molto particolare: la storia della maga, infatti, è ambientata in una grotta di Tindari, in provincia di Messina, un paesino che è stato una delle ultime colonie greche.
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La grotta interessata, dove si dice abbia vissuto la “maiara”, è molto difficile da raggiungere e dunque, per i più curiosi, si consiglia la visita con una guida. La cavità naturale si trova su un costone posto sui laghetti di Marinello ed è possibile raggiungerlo partendo da un piccolo sentiero in contrada Rocca Femmina, solo dopo un’arrampicata su un sentiero scosceso. Il panorama finale, però, ne vale la pena.