L'8 marzo ricorre la Giornata Internazionale della donna. Ricordiamo alcune donne catanesi che hanno fatto la storia della città.
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L’8 marzo è la Giornata internazionale della donna. Sebbene in Italia il suo significato venga costantemente travisato, diluito in un cerimoniale stucchevole in cui le donne vengono omaggiate con fiori e cioccolatini, si tratta di una ricorrenza dalla portata fortemente politica e sociale. Questa giornata, infatti, è nata in ambito socialista e anticapitalista ed è dedicata alle battaglie di cui le donne furono protagoniste all’inizio del Novecento.
Nella giornata di oggi, vogliamo dedicare qualche riga ad alcune donne catanesi che, all’interno di un contesto spesso difficile e patriarcale, sono riuscite a scrivere la storia di una Catania che, tutt’oggi, fatica a dare loro la giusta collocazione nella storia della città.
Sebbene ancora assente dalla maggior parte dei nostri programmi scolastici e universitari, è una delle scrittrici più importanti e rivoluzionarie del Novecento. Personalità tutt’altro che “lineare”, attrice prima e scrittrice poi, Sapienza apparteneva ad una famiglia “atipica”, che la portò a crescere in un clima di totale libertà dai vincoli sociali.
Modello di una soggettività femminile desiderante, libera dallo stereotipo del Angel in the House (Woolf, 1931), la sua opera più importante è L’arte della gioia. Rifiutato inizialmente in Italia e accolto invece con grande entusiasmo in Francia, il romanzo è ambientato a Catania e racconta la vita di Modesta che, rifiutando le imposizioni sociali del tempo, sceglie di autodeterminarsi e di vivere in libertà.
Grazie al collettivo femminista RivoltaPagina, nel 2015, a Goliarda Sapienza è stata intitolata una piazzetta a San Berillo.
Giuseppa Bolognara Calcagno, meglio nota come “Peppa ‘a cannunera”, è una delle figure più affascinanti e anticonformiste di tutta l’Isola. È stata una patriota italiana. Coinvolta nei moti rivoluzionari del 1860, nel corso di un’insurrezione antiborbonica tra le vie catanesi, con un piano brillante Peppa riuscì a impadronirsi di un cannone incustodito e a colpire l’esercito borbonico. Scappata dal luogo dello scontro, riuscì a portare in salvo anche il cannone fino a Mascalucia.
La donna decise, poi, di prendere parte alle nuove battaglie per l’espugnazione di Siracusa, sotto la bandiera del re Borbone Francesco II: si tolse gli abiti femminili e indossò quelli maschili. Da quel momento in poi, deciderà di trascorrere gran parte del suo tempo nelle caserme a fumare e a bere.
A ricordarla oggi una traversa in via Acquedotto Greco. Il suo cannone è conservato al Museo Civico di Catania.
Nipote di Giovanni Sardo, docente dell’Università di Catania e bibliotecario generale, il 6 aprile del 1849, salvò il Palazzo centrale dell’Università di Catania e la sua biblioteca da un incendio. Durante la repressione dell’esercito borbonico, il primo pensiero di Andreana andò a quell’edificio, importante centro di aggregazione e di cultura, e così convinse il generale Nunziante, a capo delle truppe borboniche, a farsi dare una truppa di soldati per spegnere l’incendio, salvando così le due grandi Biblioteche – la Ventimiliana e l’Universitaria – i laboratori di fisica, anatomia, storia naturale, e l’Osservatorio Meteorologico.
Oggi esiste solo una targa all’interno del Palazzo Centrale a ricordarla, una targa sbiadita dedicata suo “virile coraggio”. L’obiettivo del collettivo femminista RivoltaPagina è, però, quello di intitolarle l’intera sala di lettura della biblioteca regionale del palazzo.
Felicia Filomena Cacia, sorella di Ignazio Cada, custode dell’osservatorio meteorologico di Catania, nel 1940 prese il posto del fratello quando fu chiamato in guerra. Per cinque anni, Cacia gestì rigorosamente l’osservatorio, occupandosi della lettura e della catalogazione di tutti i dati. Nel 1945 verrà licenziata, ottenendo un’indennità di bombardamento.
Anche in questo caso, le attiviste di RivoltaPagina hanno chiesto al direttore del dipartimento di Scienze Umanistiche che venga riconosciuto il merito di Cacia con l’intitolazione del giardino di via Biblioteca.
Letterata, etnologa e bibliotecaria catanese, è stata la prima docente universitaria donna in Italia. Dal 1949 al 1964 ha insegnato presso la facoltà di Lettere dell’Università di Catania Storia della letteratura italiana, Filologia romanza, Letteratura delle tradizioni popolari ed infine Storia delle tradizioni popolari. Naselli conduceva, inoltre, una vita culturale molto attiva, tenendo conferenze, collaborando a giornali e riviste.
Fu presidente del comitato catanese della Società Nazionale “Dante Alighieri” e della Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale, di cui curò la biblioteca, tenne per molti anni la carica di segretaria e diresse dal 1954 la rivista «Archivio storico per la Sicilia orientale».
Il comune di Catania le ha intitolato una via nella zona di San Giovanni Galermo.
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