A pochi giorni dallo scorso intenso parossismo dell’Etna, verificatosi il 21 febbraio, arrivano ottime notizie: è stato testato il funzionamento del progetto “Aeromat”, creato da un partenariato di Atenei (Messina, Napoli, Reggio Calabria, Cassino e Lazio Meridionale), INGV e società private (quali SAC, Etna Hitech, Sielte, Proplast e Ieeng Solution) e con l’obiettivo di prevenire quanto più possibile i pericoli e disagi creati dalla ricaduta della cenere vulcanica su vari scali, tra cui l’aeroporto Fontanarossa di Catania.
A spiegare meglio il progetto è il professore Salvatore Magazù, ordinario di Fisica Sperimentale presso l’Ateneo Messinese e referente del progetto Aeromat, di cui spiega che “l’obiettivo è migliorare la qualità della previsione e del monitoraggio di alcuni fenomeni ambientali, quali eventi meteorologici estremi, trasporto di ceneri vulcaniche e sabbie desertiche, che spesso contaminano lo spazio aereo dell’aeroporto internazionale di Catania. Riteniamo infatti, che per un’aerostazione o un pilota sia essenziale conoscere anche queste indicazioni, per poter effettuare la scelta giusta e non incorrere in situazioni critiche”.
Per questo motivo, spiega Magazù, “sono state acquisite sofisticate strumentazioni che permettono di misurare parametri ambientali e di validare modelli di previsione meteo-ambientali. Si chiamano celiometri e sono la punta di diamante di un sistema finalizzato a fornire, in particolar modo ai gestori aeroportuali, informazioni che consentiranno di ottimizzare l’operatività nelle piste di scalo al verificarsi di alcuni fenomeni”.
Proprio i celiometri descritti da Magazù sono stati testati durante lo scorso parossismo dell’Etna, monitorando l’evento: il professore spiega come “abbiamo previsto e poi registrato come i forti venti inizialmente provenienti dai quadranti nord-occidentali, abbiano causato la diffusione di grandi quantità di ceneri a sud del vulcano e, in particolar modo in alcuni specifici settori di volo provocando la sospensione delle attività al Fontanarossa di Catania per circa due ore”.
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“Grazie alle strumentazioni che andranno collocate in prossimità dell’aeroporto di Catania e ai modelli meteo-ambientali”, ha proseguito Magazù, “potremo misurare i parametri fisici rilevanti e prevedere la possibilità di usare alcune aree dell’aeroporto; in altri casi invece, tali sistemi permetteranno di conoscere in anticipo l’evoluzione degli eventi“, prosegue, concludendo spiegando come “su questa base si potranno impedire agli aerei di partire o di atterrare, o alle auto di transitare in alcune aree, favorendo la mobilità e le indicazioni per gli spostamenti degli utenti, evitando così disagi”.