Ricorre oggi la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza: quale modo migliore per celebrarla se non raccontando la storia di una di loro, di origini siciliane? Ecco chi era Mariannina Ciccone, donna indimenticabile sia per il contributo fornito soprattuto alla Fisica che per il coraggio dimostrato.
Oggi, 11 febbraio, si celebrano le figure femminili nella Scienza e si tenta di sensibilizzare ed invitare i Governi, gli atenei, più in generale la società “a promuovere la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze” in questo ambito, “in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali”.
Ricorre, di fatto, la settima Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, istituita nel 2015 dall’Assemblea Nazionale dell’ONU e patrocinata dall’UNESCO.
Come ricordato dall’ONU, la stessa che ha istituito l’International Day of Women and Girls in Science, sebbene negli ultimi decenni la comunità globale abbia lavorato per coinvolgere donne e ragazze nella scienza, tante di queste continuano ad essere escluse dalla partecipazione a pieno titolo.
Inoltre ancora troppe poche giovani optano per corsi di laurea STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics che indica le discipline scientifico-tecnologiche) anche se recentemente la Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa ha sottolineato una crescita delle immatricolazioni in alcuni corsi pari anche al 12%.
Ma se ancora nel 2022 non è possibile parlare di piena integrazione o affermazione femminile, cosa accadeva circa un secolo fa? È possibile delineare un quadro generale anche raccontando di una storia particolare, quella di Mariannina Ciccone. Una siciliana che si oppose all’epoca in cui visse, la stessa in cui lo studio veniva persino sconsigliato alle donne, per divenire una matematica, fisica e docente di spicco.
Anna Maria Ciccone, meglio conosciuta come Mariannina, nacque a Noto (nel Siracusano) il 29 agosto 1891.
Dopo aver conseguito un diploma all’istituto magistrale di Noto, nel 1914, riesce ad ottenere presso l’Istituto tecnico “Archimede” di Modica la licenza fisico-matematica. Quest’ultimo titolo le permetterà di frequentare l’università.
Con in valigia fame di sapere in gran quantità ed una buona dose di coraggio, Mariannina Ciccone lasciò allora la Sicilia. Per condurre un’esistenza diversa da quella di numerose conterranee e coetanee, poco prima della Grande Guerra questa fuorisede ante litteram raggiunse Roma, dove frequentò la Facoltà di Matematica dell’Università “La Sapienza”.
Dopo un solo anno di studi, partì alla volta di una città che l’avrebbe accompagnata per lungo tempo, Pisa. Il fatto di essere l’unica donna iscritta alla facoltà di Matematica presso la Scuola Normale Superiore non la frenò: divenne Dottoressa nel 1919.
Aver conquistato l’abilitazione all’insegnamento presso la stessa Normale le permetterà, inoltre, di sedere dietro una, anzi più cattedre. Nel periodo compreso tra il 1920 ed il 1924, la siciliana insegnò presso le scuole medie di Pisa, senza mai smettere di studiare. Nel 1924 arrivò per Mariannina Ciccone una seconda laurea, questa volta in Fisica. L’anno seguente avrebbe ricoperto l’incarico di assistente aggiunta all’Istituto di Fisica.
Proprio in questi anni questa talentuosa donna iniziò a pubblicare diversi lavori relativi a studi da lei stessa condotti. Ma su cosa? Tra i temi affrontati, spicca la struttura della materia. Ma Mariannina si dedicò anche a ricerche nel campo della Spettroscopia (disciplina che ha per oggetto lo studio degli spettri delle radiazioni elettromagnetiche e corpuscolari) nell’infrarosso, pubblicate in particolare su Nuovo Cimento, rivista di Fisica a cura della Società Italiana di Fisica.
Tali ricerche, seppur caratterizzate da metodi classici, fornirono un notevole contributo alla ricerca sulle vibrazioni molecolari.
Gli studi in Spettroscopia restarono per lei prioritari anche quando, nel 1935, la studiosa raggiunse la Germania e, con questa, il premio Nobel per la chimica nel 1971 Gerhard Herzberg, con cui collaborò.
L’anno seguente conquistò la libera docenza in Fisica sperimentale, che di lì a poco le avrebbe permesso di iniziare a ricoprire un ruolo che l’avrebbe accompagnata fino al pensionamento. La siciliana diverrà e resterà titolare dell’insegnamento di Spettroscopia presso il corso di laurea in fisica dell’Università di Pisa.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, l’Istituto di Fisica contò come unica docente proprio la netina, che tentò e riuscì a garantire da sola diversi insegnamenti, tra quelli appartenenti ai suoi ambiti disciplinari.
Particolarmente significativo un episodio da collocare negli anni della Seconda Guerra Mondiale, su cui ha fornito numerosi dettagli il Professor Marco Piccolino.
Nell’estate del 1944, e più in particolare a partire dal 23 giugno 1944, i militari tedeschi razziarono l’Istituto di Fisica pisano in più fasi.
Tra tutti, spiccavano i due ufficiali Hans Nothdurf e Guido Dessauer. Quest’ultimo, in particolare, era il Commissario per le Ricerche in Alta Frequenza della R.U.K., cioè dell’Istituzione del Terzo Reich che in Italia era incaricata del saccheggio di apparati industriali e tecnici, oltre che di materiale bibliografico che potesse apparire utile allo sforzo bellico tedesco.
Un’ala dell’Istituto, attuale Palazzo Matteucci, era stata colpita e seriamente danneggiata. Secondo quanto raccontato dal fisico pisano Adriano Gozzini, per evitarne la totale devastazione, la siciliana comunicò in tedesco con i nazisti, minacciando di non abbandonare l’edificio, a costo di perdere la vita.
Ma Mariannina Ciccone non riuscì solo ad evitare che quel plesso si trasformasse in un cumulo di macerie: grazie a questa donna, oggi non si narra di alcun disastroso saccheggio di strumenti scientifici e del patrimonio bibliotecario.
Gozzini racconta che, dopo l’esplosione (probabilmente il 7 luglio 1944), i nazisti con a capo Dessauer tentarono di portare via i migliori strumenti ottici e libri, sostenendo di volerli mettere in salvo conservandoli in luoghi appositamente predisposti nei pressi di Milano.
Accortasi di ciò e scorgendo l’inganno insieme al Direttore Luigi Puccianti, Mariannina “si precipitò sui soldati tutta infuriata, come una tigre difenderebbe i suoi piccoli, lasciando loro l’alternativa tra, uccidere lei lì sul posto, o rinunciare alla razzia”.
Fortunatamente i nemici scelsero la seconda opzione, dunque rinunciarono a quei beni.
Mariannina mostrò grande coraggio e piena dedizione, autorità statali ed accademiche rivolsero la propria gratitudine riservandole diversi encomi ufficiali.
Lasciatasi alle spalle quel terribile conflitto, la Ciccone non potette che ricominciare ad insegnare. Nel 1947 divenne anche incaricata del Laboratorio di Fisica.
Andrà ricordato, inoltre, che sia nel 1943 che nel 1951, fu vincitrice di due concorsi per ordinario di Fisica sperimentale, eppure non venne chiamata in servizio in nessuna università.
Per un anno, a partire dal 1953, approfondì le proprie conoscenze grazie ad un periodo di studio e di ricerca a Parigi, città in cui frequentò sia il Laboratoire des Recherches Physiques del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique), presso La Sorbona, che il Laboratoire d’infrarouge de Physique, Biologie et Chimie dell’Institut du Radium “Pierre Curie”, presso il Collège de France.
Dopo questa esperienza accrebbe i propri interessi. Continuerà ad occuparsi di Spettroscopia nell’infrarosso ma non senza tentare di indagare maggiormente anche su spettroscopia nell’ultrarosso, Fisica nucleare e Spettroscopia nucleare.
Per la Ciccone il 1953 rappresentò un anno importante anche per via di un’altra ragione. Da qualche tempo aveva intrapreso nuovi indirizzi di ricerca dalla nuova direzione della cattedra di Fisica sperimentale subentrata a Puccianti: per tale ragione Anna Maria venne trasferita d’ufficio alla cattedra di Chimica fisica dell’Istituto di Chimica di Pisa.
Non si ruppe, tuttavia, il legame con la Fisica e la Spettroscopia: continuò a impartire lezioni.
La curiosità e l’abilità di questa donna furono per lei preziosa ed inesauribile fonte di energia, in grado di spingerla a condurre a Pisa attività di ricerca e insegnamento fino all’età di 71 anni, sebbene fosse stata già collocata a riposo nel 1956.
La vita di Anna Maria Ciccone, pur costellata da numerosi spostamenti, si concluse dove aveva preso avvio: nella sua Noto, il 29 marzo 1965.
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