Aumenta giornalmente il numero dei docenti universitari che hanno aderito al manifesto online contro l'introduzione del green pass. Anche il Professore Unict di Filosofia teoretica, Alberto Giovanni Biuso, figura tra i firmatari del testo e ci spiega perché.
Sono arrivati a quasi 900 i docenti firmatari del manifesto: “Appello dei docenti universitari: ‘No al green pass’”. Il testo, sottoscritto anche da alcuni professori dell’Università di Catania, si pone contro l’obbligo della certificazione verde per l’accesso agli istituti di istruzione, e in particolare alle università.
L’obiettivo dell’appello è quello di creare “un serio dibattito politico, nella società e nel mondo accademico tutto […], per evitare ogni penalizzazione di specifiche categorie di persone in base alle loro scelte personali e ai loro convincimenti, per garantire il diritto allo studio e alla ricerca e l’accesso universale, non discriminatorio e privo di oneri aggiuntivi (che sono, di fatto, discriminatori) a servizi universitari”. I docenti chiedono pertanto che “venga abolita e rifiutata ogni forma di discriminazione”.
Tra i firmatari dell’appello c’è anche il Professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Catania, Alberto Giovanni Biuso, che è stato intervistato da LiveUnict.
La petizione in questione non risulta essere l’unica portata avanti durante l’emergenza sanitaria: “Si tratta di una delle numerose iniziative nate spontaneamente all’interno della società civile – spiega il Professore Biuso –. Questa sta ricevendo una particolare attenzione perché i promotori sono centinaia di docenti universitari di ogni Settore Scientifico e di tutti gli Atenei italiani.
Ho aderito con convinzione a questa e ad altre analoghe iniziative – ci spiega – perché un docente universitario è anche un educatore che trasmette l’amore per la libertà, è un intellettuale che cerca di mettere in atto pratiche razionali, è un cittadino che difende la Costituzione. La situazione nella quale da un anno e mezzo siamo immersi costituisce invece una tenaglia soffocante, che sta progressivamente erodendo i diritti e la salute, sta cancellando razionalità e libertà dalla vita quotidiana”.
Uno dei rischi denunciati dal documento è quello di una possibile ulteriore deroga dello stato di emergenza oltre il 31 dicembre 2021, termine ultimo al di là del quale smetteranno di avere valore le attuali misure restrittive. Tale evenienza, si legge nel documento, farebbe “affiorare alla mente altri precedenti storici che mai avremmo voluto ripercorrere”.
A riguardo il Professore Biuso ci spiega che: “La sospensione dei diritti è conseguenza dello ‘stato di emergenza’ introdotto dal governo Conte nel marzo del 2020. Condizione giuridica che la Costituzione italiana neppure prevede (all’art. 78 parla di uno «stato di guerra» deliberato dalle Camere e per il quale esse «conferiscono al governo i poteri necessari»). Una simile condizione prorogata di tre mesi in tre mesi e poi per sei mesi, come ha infine deciso il Governo Draghi, è già da sola una sospensione della democrazia.
Il rischio – continua – riguarda quindi il presente di una grave discriminazione tra i cittadini italiani in base al possesso o meno di un lasciapassare sanitario dalla validità scientificamente incerta. Ma il rischio riguarda anche e specialmente il futuro. Sono quasi certo che il ‘Green Pass’ sarà utilizzato come un precedente da future forze eversive e autoritarie, le quali – preso il potere con delle regolari elezioni – potranno invocare questo precedente per qualsiasi nuova ‘emergenza’”.
L’attuale norma permette l’ingresso nelle sedi universitarie, per personale e studenti, solo in possesso della certificazione verde. A detta del manifesto dei docenti, tale misura sarebbe lesiva del diritto allo studio escludendo coloro i quali non sono vaccinati. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di introdurre tamponi salivari gratuiti.
“Avendo poco spazio sarò molto chiaro – spiega a riguardo il Prof.re Biuso –: il lasciapassare sanitario va semplicemente abolito e sostituito con tamponi salivari gratuiti, tra l’altro più sicuri dei vaccini nel confermare la negatività recente al virus. E questo in nome non delle tesi dei cosiddetti ‘no-vax’ ma in base al principio del ‘ce lo chiede l’Europa’.
Il Regolamento UE 953/2021 al § 36 afferma infatti che «è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate. […] Pertanto il possesso di un certificato di vaccinazione […] non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l’esercizio del diritto di libera circolazione […]. Inoltre, il presente regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati»”.
In merito alla questione sull’obbligatorietà del green pass nelle sedi universitarie si è espresso nei giorni scorsi anche il celebre storico e divulgatore televisivo Alessandro Barbero, altresì firmatario dell’appello. Secondo il Prof.re Barbero l’attuale norma esprimerebbe un’evidente incongruenza: da un lato, infatti, l’obbligo vaccinale non è stato introdotto dal governo, ma dall’altro si spinge la popolazione alla vaccinazione proprio per evitare le ristrettezze introdotte delle nuove norme.
Tale analisi convince anche il Prof. Biuso: “La condivido. E la questione è ancora più grave. L’art. 32 della Costituzione stabilisce: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Il cosiddetto Green Pass è andato ben oltre questi limiti, discriminando milioni di persone, rendendo impossibile la loro vita quotidiana. È tragico che per i ‘sostenitori dei diritti’ di questo e di quello, la privazione dei diritti di milioni di concittadini non costituisca un gravissimo vulnus, anzi non faccia proprio problema o sia persino auspicata.
La realtà – conclude il Professore Biuso – è che il piano inclinato accelera verso il controllo totale, il moralismo dell’autorità, l’odio nei confronti di chi esprime posizioni critiche, la violenza psicologica e sociale. I danni inferti da tutto questo alla salute sono enormi, ancora più pervasivi e consistenti di quelli del Covid19-Sars2”.
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