Sono disponibili i nuovi dati di Almalaurea sui laureati dell'Università di Catania: ecco quali sono i risultati per gli neo-dottori del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.
Indice
Anche per quest’anno è arrivato il tempo di bilancio, e il Consorzio Interuniversitario Almalaurea ha rilasciato i dati relativi ai neo-dottori degli atenei italiani aderenti all’iniziativa per l’anno 2020. L’Università di Catania è presente nella lista, ed è quindi possibile conoscere i diversi profili dei laureati Unict di ogni dipartimento. Tra questi è presente anche il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali: ecco il profilo dei laureati di primo livello e magistrali al DSPS dell’Università di Catania.
Secondo quanto riportato dai dati di Almalaurea, nel corso del 2020 i laureati di Scienze Politiche nel 2020 sono stati in totale 368, di cui 262 sono stati i neo-dottori di primo livello, 103 quelli magistrali e i restanti 3 facevano parte di un corso pre-riforma. Tra questi, solo 334 hanno compilato il questionario Almalaurea e dunque i risultati delle statistiche sono basati solo sulle loro risposte.
Tra i dati che definiscono il profilo dei laureati in Scienze Politiche Unict troviamo di certo il genere e il trend dell’anno scorso si conferma: sono più le donne a laurearsi, pari al 65,2 % del totale, mentre gli uomini sono il 34,8 %. Inoltre, il gender gap è ancora più netto se si considera il singolo dato delle magistrali, dove le donne laureate raggiungono il 70,9 % e gli uomini solo il 29,1 %. In merito all’età media, il dato relativo ai laureati triennali rimane coerente con quello dell’anno 2019, vale a dire 26,3 anni. Tuttavia, per quanto riguarda le magistrali si assiste ad una diminuzione lieve ma importante dell’età media dei laureati: 28,9 anni rispetto alla media dei 31,7 dei due anni precedenti.
Il profilo definito da Almalaurea prosegue con la media del voto di laurea, la quale si abbassa per i laureati triennali essendo 99,2 a fronte del 99,9 dell’anno 2019. Invece, nel caso dei laureati magistrali si è assistito ad un lieve miglioramento della media del voto di laurea: da 106,3 dell’anno scorso si è infatti passati a 106,9. A completare il profilo dei laureati di Scienze Politiche si trova il dato relativo alla durata degli studi: il risultato vede una media di 5,2 anni per le triennali e 3,1 anni per le magistrali. Infine, si registra che nel corso degli studi universitari, solo il 6,3 % degli studenti triennali e il 15,2 % dei dottori magistrali hanno svolto un periodo di studio all’estero.
Una volta definito il profilo generale dei laureati di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, le statistiche di Almalaurea si concentrano sull’aspetto della formazione post-laurea degli studenti. Secondo quanto riportato, l’82 % degli studenti di corsi triennali ha intenzione di proseguire con gli studi, mentre per i laureati magistrali il dato si abbassa sensibilmente fermandosi a 38 %.
Nel caso del primo gruppo, la top 3 delle scelte vede sul podio la possibilità di proseguire gli studi con un corso magistrale biennale (67,5 %), mentre al secondo e al terzo posto si trovano rispettivamente il Master universitario, scelto dall’ 8,3 % del campione, e la scuola di specializzazione post-laurea e altri genere di Master/corsi di perfezionamento a pari merito, vale a dire 1,7 %.
La top 3 delle prospettive di studio dei laureati magistrali è chiaramente leggermente diversa. Nello specifico, il 17,7 % del campione ha deciso di optare per un Master universitario, mentre il 7,6 % ha rivolto la sua attenzione al dottorato di ricerca. Al terzo posto tra le preferite si trova anche in questo caso il corso di perfezionamento o altri tipi di Master.
Inoltre, è importante sottolineare che una consistente porzione del campione ha affermato di non voler proseguire gli studi dopo il conseguimento del titolo: si tratta del 17,5 % dei laureati alle triennali e ben il 60,9 % dei dottori magistrali. Infine, si può indicare che rispettivamente il 20,7 % dei laureati triennali e il 28,6 % di quelli magistrali ha partecipato ad almeno un’attività di formazione post-laurea.
Tra le varie opportunità, il 6,9 % dei neo-laureati triennali ha preferito intraprendere degli stage in azienda, mentre il 4,8 % e il 4,1% del campione si sono dedicati a Master universitari di primo livello o a collaborazioni volontarie. Anche nel caso dei dottori magistrali si è registrata una netta preferenza nei confronti degli stage in azienda, scelti dal 10,2 % del campione. Seconda e terza attività preferita sono state tirocinio o praticantato e ancora una volta il Master universitario di primo livello.
Successivamente, l’indagine di Almalaurea prosegue con le statistiche relative alla situazione professionale e lavorativa dei laureati di Scienze Politiche Unict ad un anno dal conseguimento del titolo.
Secondo i dati riportati, si nota un calo notevole dei laureati occupati rispetto al 2019, probabilmente anche a causa della pandemia. Infatti, se l’anno precedente quasi il 30 % dei laureati triennali e il 47 % di quelli magistrali risultavano occupati, nel 2020 i dati sono rispettivamente pari a 25,5 % e al 42,9 %. Per quanto riguarda i non occupati, è necessario distinguere tra i disoccupati che cercano lavoro e quelli che non sono alla ricerca di un impiego. In totale, tra laureati triennali e magistrali, il 33 % dei neo-dottori cerca un’occupazione, mentre ben il 37 % non cerca un impiego.
Stando alle statistiche, si riscontra il fenomeno del gender gap tra i laureati occupati. Infatti, sia nel caso dei neo-titolati triennali che nel caso di quelli magistrali, risulta che il tasso di occupazione degli uomini è maggiore di quello delle donne. Dati alla mano, per le triennali, il 35,3 % degli uomini risulta occupato a fronte del 22,3 % delle donne. Per le magistrali, la differenza è ancora maggiore: infatti, il 68,8 % degli uomini è occupato, rispetto al 42,4 % delle donne laureate.
Inoltre, il tasso di occupazione dei laureati in Scienze Politiche e Sociali all’Università di Catania è pari a 26,9 per i neo-dottori triennali, e il 51 % per i laureati magistrali. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, per il quale si considerano solo i non occupati che hanno svolto una ricerca di lavoro nell’ultimo mese, esso è pari a 41,8 % per i laureati triennali a fronte del 37, 5 % dei laureati magistrali.
Un altro dato interessante analizzato da Almalaurea corrisponde alle esperienze di lavoro post-laurea. Nello specifico, risulta che il 63, 4 % dei laureati triennali non ha mai lavorato dopo la laurea, mentre nel caso dei neo-dottori magistrali la percentuale è del 51 %. Inoltre, il 43, 2 % del primo gruppo prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, e lo stesso vale per il 33, 3 % dei componenti del secondo gruppo. Risulta poi che circa il 54 % dei laureati triennali occupati ha iniziato a lavorare dopo la laurea, dato quasi pari a quello dei dottori magistrali, fermo a 52,4 %.
Sebbene non ci sia un netto distacco tra coloro i quali hanno trovato un’occupazione post-laurea e coloro che hanno proseguito il lavoro che avevano già da studenti, un dato decisamente più incoraggiante riguarda la media di reperimento del primo lavoro dalla laurea. Infatti, risulta che i laureati triennali trovano il primo impiego in media dopo 3,8 mesi dalla laurea, mentre per i laureati magistrali sono necessari 6,2 mesi. Può essere interessante notare che se per i dottori magistrali le tempistiche si sono allungate rispetto all’anno precedente, per quelli triennali la media è notevolmente diminuita: infatti, la prima era pari a 5,3 mesi, mentre la seconda era 5,7 mesi.
Il proseguimento dell’indagine di Almalaurea vede l’analisi delle caratteristiche dell’occupazione svolta dai laureati. Per portare qualche esempio, il 35 % dei laureati triennali ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato e un altrettanto 35 % ha firmato un contratto a tempo determinato. Invece, nel caso dei laureati magistrali, il 33,3 % ha ottenuto un contratto a tempo indeterminato, e il 28,6 % degli occupati laureati magistrali ha affermato di avere firmato un contratto a tempo determinato. Inoltre, si stima che la diffusione del part-time è pari al 48,6 % per i laureati triennali e solo a 28,6 % per i neo-dottori magistrali.
Anche in termini di retribuzione mensile netta sembra registrarsi un certo gender gap e un andamento interessante rispetto all’anno precedente. Infatti, la paga mensile per i laureati triennali uomini è di 1.242 euro mentre per le donne è solo di 806 euro. Nell’indagine del 2019 si era registrata una simile discrepanza tra retribuzione maschile e femminile, ma quella degli uomini era abbastanza minore fermandosi a 1.097 euro, e la paga delle donne era maggiore, vale a dire 877 euro.
Tuttavia, il fenomeno più interessante si trova nelle statistiche dei laureati magistrali, dove gli uomini vengono pagati 1.153 euro al mese in media, e le donne 1.209 euro mensili. In questo caso, il trend di una minore retribuzione femminile sembra essersi invertito, mentre la diminuzione dello stipendio mensile maschile rispetto all’anno scorso si conferma anche in questo caso, a fronte dei 1.376 euro in media del 2019.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei laureati occupati, rispettivamente l’89,2 % dei laureati triennali e l’81 % dei laureati magistrali di Scienze Politiche di Unict ha trovato un impiego nelle Isole italiane. Al secondo posto, il 5,4 % dei laureati triennali ha affermato di star lavorando nel Nord-Ovest del Paese, mentre il 9,5 % dei laureati magistrali ha dichiarato di essere impiegato al Nord-Est dell’Italia. Riguardo il fenomeno della “fuga di cervelli”, è interessante notare che solo il 2,7 % dei laureati triennali e il 4,8 % dei laureati magistrali risulta impiegato all’estero, anche se è possibile che la pandemia abbia notevolmente inciso su questo risultato.
Invece, per quanto riguarda la distribuzione settoriale dei laureati, se l’89,2 % dei laureati triennali è impiegato nel settore privato, a fronte di un 8 % nel settore pubblico e del 2,7 % nel non profit, i dati per i dottori magistrali sono più equilibrati: il 47,6 % risulta essere occupato nel privato, un altrettanto risultato si ha per il pubblico, e circa il 4,8 % risulta impegnato nel non profit.
Infine, il settore terziario dei servizi è il preferito da entrambe le categorie, con l’81 % dei laureati triennali impiegato in quest’area e perfino il 95,2 % dei laureati magistrali. Per il settore industriale, il 16,2 % dei neo-dottori triennali risulta impiegato, e solo il 4,8 % dei titolati magistrali, a fronte di un 2,7 % di laureati triennali impiegato nel settore agricolo e nessun lavoratore per la categoria dei neo-titolati magistrali.
L’indagine di Almalaurea prosegue con la valutazione da parte dei neo-titolati del valore apportato dalla laurea alla loro carriera lavorativa. Nel caso dei laureati che proseguono il lavoro iniziato già prima del conseguimento del titolo, il 25 % dei neo-dottori triennali e il 28,6 % dei laureati magistrali affermano di aver riscontrato un miglioramento nel proprio lavoro dovuto alla laurea. Inoltre, il 43 % della prima categoria e il 45,9 % del secondo gruppo hanno dichiarato di usare solo “in maniera ridotta” le competenze acquisite con la laurea. Decisamente più equilibrati i dati di coloro i quali affermano di usare “in misura elevata” o “per niente” le competenze acquisite con lo studio: si tratta rispettivamente del 27 % in entrambi i casi per i laureati triennali, mentre per i neo-dottori magistrali le cifre sono quelle di 28,6 % e di 33,3 %.
Per quanto riguarda la valutazione dell’adeguatezza della formazione professionale acquisita all’università, il 43,2 % dei laureati triennali e il 38 % di quelli magistrali affermano di averla trovata “poco adeguata”, rispetto al 32,8 % dei dottori triennali e al 38 % dei neo-titolati magistrali che l’hanno trovata “molto adeguata”. Di poco differente il dato di chi ha valutato la formazione professionale acquisita all’università come “per niente adeguata”: si tratta della scelta del 27 % dei laureati triennali e del 23,8 % di quelli magistrali.
Inoltre, la laurea viene perlopiù definita come “non richiesta ma utile” sia dalla maggior parte dei laureati triennali che dalla gran parte dei laureati magistrali. Tuttavia, il 37,8 % dei neo-dottori triennali ha definito la laurea come “non richiesta né utile” per l’attività lavorativa da loro svolta. Infine, per quanto riguarda l’efficacia del titolo di studi nel lavoro svolto, il 40,5 % dei dottori triennali e il 30 % di quelli magistrali ha risposto “Poco/per nulla efficace”, a fronte delle altre risposte, come il 29,7 % dei laureati triennali e il 35 % di quelli magistrali che hanno affermato l’alta efficacia del titolo per il lavoro svolto.
La parte conclusiva della statistica Almalaurea è dedicata alla prospettive occupazionali dei laureati, sia attualmente occupati che disoccupati. Per quanto riguarda i primi, è importante specificare che la soddisfazione per il lavoro svolto, in una scala da 1 a 10 è pari a 6,8 per i laureati triennali e a 7,5 per i laureati magistrali. Inoltre, gli occupati che cercano lavoro sono rispettivamente il 43,2 % dei laureati di primo livello e il 28,6 dei laureati magistrali.
Invece, tra i non occupati alla ricerca di un impiego, il 42,2 % dei laureati triennali e il 57,9 % dei neo-dottori magistrali ha avuto l’iniziativa di trovare lavoro negli ultimi 15 giorni. Tuttavia, un consistente 31,6 % dei laureati magistrali non occupati ha cercato lavoro solo tra gli ultimi 15 e 30 giorni; peggiore è il dato dei laureati triennali non occupati, per i quali il 26,7 % ha effettuato una ricerca lavorativa da uno a sei mesi fa.
Per concludere, il dato più preoccupante è quello dei non occupati che non cercano lavoro: nell’83 % e nel 55,6 % dei casi il motivo è lo studio rispettivamente per i laureati triennali e per quelli magistrali, entrambi i dati in crescita rispetto all’anno precedente. Per la seconda categoria vi è anche una porzione consistente che è in attesa di una chiamata dal datore di lavoro, in una percentuale pari al 22,2 % dei casi.
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